Roma : Città o Metropoli?

Quanto sei bella Roma quann’è sera,
quando la luna se specchia dentro ar fontanone
e le coppiette se ne vanno via,
quanto sei bella Roma quando piove.
Quanto sei bella Roma quann’è er tramonto,
quando l’arancia rosseggia ancora sui sette colli
e le finestre so’ tanti occhi
che te sembrano dì : quanto sei bella! 

http://www.eclipse-magazine.it/eventi/eventi-culturali/ferragosto-2014-roma.html
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L’incipit del celeberrimo brano di Antonello Venditti “Roma Capoccia”, fotografa forse meglio di ogni guida o libro sulla città eterna, quello che è l’impatto che ha il turista la prima volta che arriva a Roma.

Perché non c’è niente da fare, ma il fascino che è dato dalla luce e dai colori che questa città ti sa offrire, lascia sempre senza fiato. Quello che 2000 anni fa era Caput Mundi, il centro del mondo allora conosciuto, con un impero vastissimo, che andava dal confine tra le attuali Inghilterra e Scozia fino al Medio Oriente, estendendosi per tutto il Mediterraneo, ora è solo la capitale d’Italia che volente o nolente vive ancora di quelle antiche vestigia. Esse sbucano qua e là passeggiando, non solo per il centro storico, ma anche andando fuori le mura antiche, tra resti di ville patrizie e le catacombe che corrono sotto gran parte dei quartieri, soprattutto nella zona dell’Appia Antica, i cui primi chilometri rappresentano ancora oggi, mirabilmente, cos’era una strada consolare romana.

Quello che si fa fatica a capire, quando ci si ostina a chiamarla metropoli, è che Roma è una città unica nel suo genere, un po’ com’è per altri versi Venezia, e che dopo la fine dell’impero romano e caduta poi nelle mani del potere dei Papi, è rimasta un grande paese con strade strette, che poco si confanno all’idea di grande capitale europea, come possono essere Parigi e Londra, e dove purtroppo il traffico delle automobili intasa e disturba gli splendidi monumenti che la caratterizzano. Quanto sarebbe più bella Roma se il centro fosse completamente pedonale, e tornasse alle splendide immagini che ci regalano le foto che la ritraggono tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900? Esistono degli splendidi siti che ci regalano queste emozioni, e soprattutto per chi è nato e vissuto qui, vedere come erano più ariose e suggestive alcune parti della città, fa quasi venire voglia di tornare indietro nel tempo per viverle anche solo per un giorno.

Ma come si arriva alla Roma attuale? Tutto iniziò con la famosa breccia di Porta Pia il 20 settembre 1870, che causò la fine dello Stato Pontificio e l’annessione della città al Regno d’Italia. Da quel momento profonde trasformazioni cambieranno nel corso dei decenni successivi il volto di Roma; spariranno diverse ville, tra cui Villa Ludovisi su cui sorge l’attuale Via Veneto, teatro tra gli anni 50 e 60 di quella che è passata alla storia come la Dolce Vita, e che diede spunto al famoso film di Federico Fellini. Il centro storico vedrà la costruzione prima del Vittoriano, che trasformò in maniera sostanziale Piazza Venezia e poi, con la distruzione del quartiere Alessandrino, che sorgeva proprio tra Piazza Venezia e il Colosseo, della Via dell’Impero che cambierà nome dopo la seconda guerra mondiale, diventando Via dei Fori Imperiali e che riporterà alla luce le antiche rovine del Foro Romano. Poi durante il periodo Fascista la Via della Conciliazione grazie alla demolizione della Spina di Borgo e che cambierà l’impatto che si aveva una volta, quando improvvisamente ci si trovava nell’immensa piazza davanti alla Basilica di S.Pietro. E infine, tra le altre cose, la costruzione dei muraglioni sul Tevere, per evitare le esondazioni, e la creazione del quartiere Prati che prende il nome dal terreno che sorgeva alle spalle di Castel S.Angelo chiamato,  appunto, “I prati di Castello”.

http://www.zeno.org/Kunstwerke/B/Piranesi,+Giovanni+Battista%3A+Vedute+di+Roma%3A+Fontana+di+Trevi+%5B2%5D
http://www.zeno.org/Kunstwerke/B/Piranesi,+Giovanni+Battista%3A+Vedute+di+Roma%3A+Fontana+di+Trevi+%5B2%5D

Tutti questi progetti tendevano a far diventare Roma una città più europea, ma la vecchia Caput Mundi ha cercato di rimanere quel gioiello amato da Goethe e descritto da tanti acquarelli di Roesler Franz  o le incisioni di Bartolomeo Pinelli o le vedute di Giovanni Battista Piranesi, e in parte c’è riuscita ancora orgogliosa del suo essere Roma, capace di rapirti il cuore e non restituirtelo più.

http://cinetramando.blogspot.it/2011/10/accattone-premessa-le-traversie-subite.html
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Poi c’è quella Roma meno conosciuta raccontata prima da Pasolini in “Ragazzi di vita” e nel film “Accattone” e che inquadrava la vita nella periferia cittadina nel corso degli anni ’60.  E successivamente in “Romanzo Criminale”, il romanzo di Giancarlo De Cataldo diventato prima un film e poi una fortunata serie televisiva,  le gesta della famigerata Banda della Magliana che aveva imperversato nei successivi anni ’70 nel commercio illegale della droga pesante. Infine c’è quella di uno degli ultimi poeti romani Remo Remotti,  scomparso recentemente, che nella sua “Mamma Roma addio” così descriveva la sua città:

“A Roma salutavo gli amici. Dove vai? Vado in Perù. Ma che sei matto? Me ne andavo da quella Roma puttanona, borghese, fascistoide, da quella Roma del “volemose bene e annamo avanti”, da quella Roma delle pizzerie, delle latterie, dei “Sali e Tabacchi”, degli “Erbaggi e Frutta”, quella Roma dei castagnacci, dei maritozzi con la panna, senza panna, dei mostaccioli e caramelle, dei supplì, dei lupini, delle mosciarelle…

Me ne andavo da quella Roma dei pizzicaroli, dei portieri, dei casini, delle approssimazioni, degli imbrogli, degli appuntamenti ai quali non si arriva mai puntuali, dei pagamenti che non vengono effettuati, quella Roma degli uffici postali e dell’anagrafe, quella Roma dei funzionari dei ministeri, degli impiegati, dei bancari, quella Roma dove le domande erano sempre già chiuse, dove ci voleva una raccomandazione… Me ne andavo da quella Roma dei pisciatoi, dei vespasiani, delle fontanelle, degli ex-voto, della Circolare Destra, della Circolare Sinistra, del Vaticano, delle mille chiese, delle cattedrali fuori le mura, dentro le mura, quella Roma delle suore, dei frati, dei preti, dei gatti…
Me ne andavo da quella Roma degli attici con la vista, la Roma di piazza Bologna, dei Parioli, di via Veneto, di via Gregoriana, quella dannunziana, quella barocca, quella eterna, quella imperiale, quella vecchia, quella stravecchia, quella turistica, quella di giorno, quella di notte, quella dell’orchestrina a piazza Esedra, la Roma fascista di Piacentini… Me ne andavo da quella Roma che ci invidiano tutti, la Roma caput mundi, del Colosseo, dei Fori Imperiali, di Piazza Venezia, dell’Altare della Patria, dell’Università di Roma, quella Roma sempre con il sole – estate e inverno – quella Roma che è meglio di Milano…
Me ne andavo da quella Roma dove la gente pisciava per le strade, quella Roma fetente, impiegatizia, dei mezzi litri, della coda alla vaccinara, quella Roma dei ricchi bottegai: quella Roma dei Gucci, dei Ianetti, dei Ventrella, dei Bulgari, dei Schostal, delle Sorelle Adamoli, di Carmignani, di Avenia, quella Roma dove non c’è lavoro, dove non c’è una lira, quella Roma del “core de Roma”… Me ne andavo da quella Roma del Monte di Pietà, della Banca Commerciale Italiana, di Campo de’ Fiori, di piazza Navona, di piazza Farnese, quella Roma dei “che c’hai una sigaretta?”, “imprestami cento lire”, quella Roma del Coni, del Concorso Ippico, quella Roma del Foro che portava e porta ancora il nome di Mussolini, Me ne andavo da quella Roma dimmerda! Mamma Roma: Addio!»”

Ho voluto riproporla nella sua interezza perché sintetizza in maniera mirabile tutte le contraddizioni di Roma, e c’è un po’ anche dell’atteggiamento che abbiamo noi romani, dove è vero che se da una parte ti diciamo “Ma che ce frega, ma che ce ‘mporta se l’oste ar vino c’ha messo l’acqua”, poi però gli rispondiamo “c’hai messo l’acqua e nun te pagamo”; questo per dire che a noi piace ironizzare sulle cose senza farci troppi problemi; tutto questo ci permette di poter vivere più serenamente questa splendida città e, nonostante tanti propositi, non avere mai il coraggio di lasciarla definitivamente.

http://www.cosavisitarearoma.it/colosseo.html
http://www.cosavisitarearoma.it/colosseo.html

Oggi me sembra che er tempo se sia fermato qui. 
Vedo la maestà der Colosseo,
vedo la santità der Cuppolone,
e so’ più vivo, e so’ più bono, no, nun te lasso mai,
Roma capoccia der monno infame.
Roma capoccia der monno infame. 

 

Marco Cingottini

 

Marco Cingottini

Sono Marco, ho superato da poco le 50 primavere e sono un appassionato, fin dalla tenerissima età di musica.. Led Zeppelin, Beatles, Queen, Genesis, Smiths, Tool sono solo alcuni dei gruppi che adoro insieme ad artisti come l’immenso Francesco Guccini, De Andrè e Tenco; mi piace esplorare nuove sonorità e quindi conoscere sempre nuovi musicisti..