Fascismo : tra nostalgia e ideologia

“Fascista?” “No, grazie”.

Spesso, nelle discussioni come sulle pagine dei giornali, nelle nostre argomentazioni come nella retorica, ci imbattiamo spesso in luoghi comuni e definizioni piuttosto vaghe e “indefinite” che possono dare vita a dibattiti molto animati, a controversie, a equivoci talvolta pericolosi. Un metodo per combattere questo brutto “cancro” culturale è andare ad indagare l’etimologia della parola utilizzata e il suo significato effettivo, non dimenticando però il contesto e l’ambito del nostro discorso.
In questo articolo vorrei appunto riflettere su una parola che oggi è abbastanza utilizzata – spesso, per l’appunto, in maniera inadeguata – che riguarda precisamente un contesto storico : il fascismo.
La parola, come ben potrete immaginare, è “fascista”. A destra e a manca si usa questo termine per indicare una persona, un modo di comportarsi, un’ideologia politica, ma nella maggior parte dei casi lo utilizziamo senza pensarci e senza riflettere bene sul significato della parola. Un esempio banale è la retorica di alcuni movimenti politici che accusano qualcuno di essere fascista quando magari quella persona ha semplicemente un’ideologia di destra o conservatrice o è uno spietato capitalista. Il punto più alto di questa generalizzazione è stato probabilmente raggiunto nel periodo di iperpoliticizzazione tipico degli anni ’70, dove anche un membro degli ambienti di estrema sinistra che magari non condivideva un’idea generale di quel circolo, collettivo o partito che fosse, rischiava di essere designato “fascista” e di conseguenza allontanato dal gruppo.
Ultimamente si è sentito dire “Trump fascista” : ma cosa ha in comune Trump con Mussolini o con un altro fascista? Qualcosina forse sì, ma i tempi non sono più gli stessi, e allora forse è il caso di andare a rivedere un po’ il significato effettivo di questa parola e la sua evoluzione nel tempo e nella storia, in modo da poterla utilizzare correttamente nelle situazioni adeguate : questo non significa che i fascisti non esistano più, o che al giorno d’oggi non ci siano politiche, atteggiamenti o comportamenti fascisti da parte di qualcuno o di qualche gruppo/partito, eh! Ma neanche il contrario.

Fascista : Seguace, sostenitore del fascismo, come movimento politico italiano del periodo tra le due guerre mondiali […] anche, semplicem., chi era iscritto al partito. In senso più ampio, chi, anche dopo la caduta del fascismo, si fa (in Italia o in altri paesi) banditore, fautore o seguace di concezioni e metodi proprî del fascismo. (Enciclopedia Italiana, Treccani)

 

Fascismo : Movimento politico italiano che trasse origine e nome dai Fasci di combattimento fondati nel 1919 da B. Mussolini […] trasformandosi poi, a partire dal 1925, in un regime dittatoriale a carattere totalitario e nazionalista che tenne il governo d’Italia fino al 25 luglio 1943; in senso astratto, l’insieme di ideologie e di concezioni (corporativismo economico e accentramento amministrativo in politica interna, espansionismo imperialistico in politica estera) che ne costituirono il fondamento teorico, cioè la dottrina. Il termine è stato poi esteso, più o meno fondatamente, a indicare altri movimenti sorti soprattutto in Europa fra le due guerre mondiali, e successivamente anche in paesi extraeuropei, con caratteristiche simili a quelle del fascismo italiano: il f. spagnolo; il f. dei colonnelli in Grecia. (Enciclopedia Italiana, Treccani)

 

E’ stato più semplice di quanto abbiamo potuto credere : ci è bastato aprire una pagina dell’Enciclopedia Treccani – e come questa, di ogni altra valida enciclopedia – per trovare l’etimologia del termine, accompagnata da una sua brevissima ed essenziale spiegazione, che poi può essere oggetto di ogni qualsivoglia discussione, ricerca storica, approfondimento. Ma se, da amanti della storia e della nostra lingua, non ci accontentiamo e vogliamo scavare ancora di più, facciamolo e scopriremo una cosa ancora incredibile : anche chi, negli anni ’20 si diceva “fascista”, sbagliava di grosso! Infatti, la parola stessa “fascista” deriva da “fascio”, un termine che non ha origine nel 1919 ma di tanti secoli prima. Dobbiamo infatti ritornare ad un simbolo tipico della tradizione romana – se non addirittura etrusca – dei primi secoli della fondazione di Roma : il “fascio” era infatti un insieme di verghe legate ad un’ascia, che, per il suo uso, simboleggiava il potere di infliggere le pene della fustigazione (con le verghe) o della decapitazione (con l’ascia) ai condannati. Ma cosa ha a che vedere questo con i fascisti? È sicuramente un simbolo del potere, perché definire le pene, i reati e da questo definire il significato di “giusto” e “sbagliato” è davvero un grande potere, ma come si può ridurre un’intera ideologia ad un semplice nome di un simbolo decaduto e inutilizzato da ormai tantissimo tempo? Nostalgia di epoche mai vissute? Voglia di riportare in giro i fasti romani (sconvolgendo, tra le altre cose, architettonicamente e urbanisticamente la città eterna) o semplice strumentalizzazione inopportuna della storia?

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                                        Archivio Luce

Mussolini, forse a giustificazione di questo, seguirà diversi “rituali” tradizionali dell’antica Roma, riprendendo così il “saluto romano”, la deposizione dei fasci sul Campidoglio alla proclamazione dell’Impero d’Italia (così come aveva fatto Augusto alla nascita dell’Impero), quindi al simbolo dell’aquila (ma a questo punto avrebbe potuto benissimo prendere la lupa), per andare appunto a finire verso lo stesso simbolo del fascio littorio.
Ma quante cose troviamo in comune tra quel “proclama di San Sepolcro” (vedi qui) o i discorsi di Mussolini e le leggi delle dodici tavole o altri documenti di importanza giuridico-ideologica di Roma, se non una vera e propria nostalgica e anacronistica retorica? Possiamo quindi renderci conto di quanto sia improprio ed errato questo termine già in partenza, quanto sia già una forzatura in sé. Ormai buona parte della storiografia si è accordata da tempo sul fatto che “fascismo” è quel periodo lì che va dal ’22-’25 al ’43 e che “fascisti” non sono altro che gli allora iscritti al Partito Nazionale Fascista (o ai Fasci di combattimento) o al massimo chi si rifà a questa indefinita e vaga ideologia (e quindi anche gli altri sistemi di governo che hanno avuto le stesse caratteristiche). Allora perché continuarlo ad utilizzare in maniera spropositata e inopportuna? È possibile ancora oggi parlare di fascismo? A mio parere no, perché il fascismo è frutto del suo tempo e nel suo tempo deve essere contestualizzato e analizzato : non possiamo utilizzarlo impropriamente, come i fascisti hanno utilizzato in maniera scorretta la storia di Roma.

Indubbiamente, però, esiste ancora chi si rifà a quei valori e a quell’ideologia, chi si professa dichiaratamente “fascista”, come esiste chi punta ad una “revisione” del fascismo e chi sostiene nuove forme di “fascismo”, ma che non possiamo a tutti gli effetti definire “fascismi” per i motivi già elencati.

Chiamiamoli “neofascismi”, chiamiamoli regimi oppressivi, chiamiamoli dittatoriali, chiamiamoli totalitarismi (imperfetti, come vorrebbe Hannah Arendt), ma non chiamiamoli più fascismi se effettivamente non hanno abbastanza caratteristiche comuni a quelle del “vero” fascismo che abbiamo sperimentato in Italia all’inizio del XX secolo.

 

P.S. : non fraintendete! La mia non è apologia del fascismo né di Donald Trump! Non devo giustificare niente e nessuno.

Per approfondimenti :
Un mezzo colpo di stato (parte uno)
Un mezzo colpo di stato (parte due)
La rivoluzione di Roma

 

Roberto Testa

 

Roberto Testa

Sono Roberto, un giovane di 20 anni. Studio Storia presso l’Università degli Studi di Torino e Contrabbasso Jazz presso il Conservatorio "G. Verdi" di Torino. La storia è molto probabilmente la passione più grande della mia vita, insieme alla musica, alla filosofia e alla politica..