La terra trema ancora
La cosa che mi ha sempre colpito degli effetti del terremoto, aldilà del numero delle vittime, è che le conseguenze per chi rimane sono drammatiche: si perde la casa e tutti gli averi, non si ha di fatto più nulla, la vita si azzera, ed è una cosa molto difficile da accettare, soprattutto se si è anziani e quella casa è tutto ciò che rimaneva, in cui trascorrere gli ultimi anni della propria esistenza.
Il nostro Paese, soprattutto nella parte centrale tra le regione di Umbria, Marche, Abruzzo e Lazio, dal 24 agosto è scosso da uno sciame sismico che non accenna a fermarsi, e gli esperti dicono che per il momento non si fermerà. Ma l’Italia non è nuova, purtroppo, a subire movimenti tellurici di forte intensità: nel secolo scorso, ed esattamente il 28 dicembre 1908, un devastante terremoto distrusse le città di Reggio Calabria e Messina, provocando anche uno tsunami ed arrivò ad uccidere circa 120.000 persone, la più grande sciagura a memoria d’uomo in Europa per numero di vittime. Ma nel corso del ‘900 si sono succeduti diversi casi di terremoto in tutta la penisola, ricordiamo anche quello che in Abruzzo nel 1915 provocò la morte di circa 33.000 persone tra la popolazione, e negli ultimi 50 anni ce ne sono stati di gravi: il primo che mi viene in mente è sicuramente quello che colpì il Friuli Venezia Giulia il 6 maggio 1976 e che provocò quasi 1000 vittime; più pesante fu il bilancio per quanto riguarda il terremoto che distrusse parte dell’Irpinia nel novembre 1980, qui si registrarono quasi 3000 morti e fu avvertito anche a Roma. In tempi più recenti è il sisma che ha colpito L’Aquila nell’Aprile del 2009 quello che ricordiamo meglio(circa 300 vittime).
Un aspetto che va considerato è quello della prevenzione: quanto in Italia i paesi o le città che sono situate in zone ad alta sismicità sono preparati ad affrontare tali fenomeni naturali? La risposta purtroppo è: quasi nessuno; basti guardare come la città de L’Aquila o il paese di Amatrice in provincia di Rieti siano state praticamente rase al suolo. Già ma cosa si può fare? Ristrutturare le vecchie abitazioni per renderle antisismiche ha un costo elevato che il singolo proprietario non può permettersi, e lo Stato o non ha soldi o preferisce ignorare il problema finché, chiaramente, non arriva il forte sisma che provoca morti ed allora parte la solidarietà da parte di tutti, si raccolgono fondi e beni di tutti i tipi per aiutare le popolazioni colpite, il politico di turno assicura che i paesi colpiti saranno ricostruiti, salvo come nel caso de L’Aquila costruire delle cosiddette New Town con case che dopo pochi anni sono già fatiscenti. Malcostume del nostro bel Paese che promette molto e mantiene poco, bene fece in Friuli la popolazione del luogo a rimboccarsi le maniche e ricostruire i paesi che erano stati distrutti, in altri posti purtroppo non hanno avuto la stessa forza e ancora vivono in condizioni disagiate.
Un’ultima cosa che va affrontata è la ferita che questi terremoti infligge al nostro patrimonio culturale, nessuno ha dimenticato le immagini drammatiche del crollo in diretta della volta della Basilica superiore di San Francesco in Assisi, mentre degli esperti controllavano i danni provocati dal sisma. Perché purtroppo tutti questi eventi tellurici rischiano di cancellare un enorme valore quali sono tutte le testimonianze storiche del nostro Paese: la Basilica di Santa Maria di Collemaggio a L’Aquila o la Basilica benedettina di Norcia sono solo due dei beni artistici più importanti che purtroppo i sismi hanno semi distrutto, senza contare gli splendidi borghi medievali irrimediabilmente danneggiati.
Insomma i terremoti creano non pochi problemi, speriamo che, da ora in poi, si affrontino seriamente da parte di tutti le misure necessarie per far sì che questi effetti siano sempre meno drammatici; ma ci vuole tanta volontà, fatti e poche chiacchiere.
E intanto la terra trema ancora.