Quel pagliaccio di un autore : Heinrich Böll

Nel 1963 esce nelle librerie, prima tedesche e a seguire di tutto il mondo, il romanzo forse più celebre dell’autore tedesco Heinrich Böll: Ansichten eines Clowns (in italiano Opinioni di un clown). Nato a Colonia nel lontano 1917 da una famiglia di umilissime origini e di grande fede cattolica, cominciò i suoi studi di letteratura tedesca proprio nella città natale i quali però fu costretto a sospendere a causa dell’arruolamento forzato nell’esercito durante la seconda Guerra mondiale e successivamente poté continuare il suo corso universitario dopo la fine del conflitto periodo più proficuo per la sua produzione letteraria tale che lo porterà all’assegnazione del premio Nobel per la letteratura nel 1972. La sua opera infatti venne definita col “Trümmerliteratur”(in italiano “letteratura della macerie”) proprio perché i suoi romanzi e, più in generale, tutta la sua produzione, di carattere profondamente impegnati, sono ambientati nella parte conclusiva della seconda Guerra mondiale o nel periodo post-bellico.

Nonostante crebbe in un ambiente di fede cattolica, Böll ebbe una visione ben diversa del cattolicesimo tedesco del dopoguerra ritenuto falso ed ipocrita, dal quale si distaccò soprattutto per una sua visione più egualitaria e democratica. Infatti è proprio nel periodo del secondo dopoguerra che Opinioni di un clown venne scritto e pubblicato e, molto più rispetto ad altre opere, assume un tono di forte critica al cattolicesimo tedesco nonché al miracolo economico della RFT, la Repubblica Federale Tedesca, che coprì e accantonò troppo velocemente il senso di responsabilità per quanto accaduto nella Germania nazista negli anni precedenti.

 

Heinrich Boell *21.12.1917-16.07.1985+ Schriftsteller; D PortrÑt - 1983
Heinrich Boell *21.12.1917-16.07.1985+
Schriftsteller; D
PortrÑt
– 1983

 

Il protagonista, Hans Schnier, è un clown al quale non piace considerarsi parte di alcun culto religioso, né cattolico né protestante, ma per amore verso la sua Marie è disposto anche a partecipare, o meglio “subire”, le serate cattoliche della compagna e dei suoi amici cattolici fino al momento in cui Marie, decisa a voler educare i figli in modo cattolico, costringe Hans a firmare un documento che garantisca questa richiesta ma a seguito del rifiuto da parte di Hans si ruppe il loro rapporto e Marie si sposò con il cattolico Züpfner e ad Hans fu vietato in tutti i modi qualsiasi contatto con la sua donna amata poiché considerato la causa dello “sbandamento” e del “peccato” della donna, portandolo così ad un’esistenza solitaria.

A fomentare l’odio verso qualsiasi persona e verso l’intero paese partecipò anche la sua famiglia: i genitori di Hans infatti erano degli ex-filonazisti perfettamente integrati nella società di Bonn, città dov’è ambientato il romanzo, di cui rappresentano anche un modello per la loro ricchezza e per il loro grande prestigio, nonostante la loro collaborazione con alcuni nazisti durante la guerra.

 

http://4.bp.blogspot.com/-yV6C7hct6xs/UWV7liomGaI/AAAAAAAAA9g/tP_eH_195g8/s1600/2curas.jpg
http://4.bp.blogspot.com/-yV6C7hct6xs/UWV7liomGaI/AAAAAAAAA9g/tP_eH_195g8/s1600/2curas.jpg

 

In tutta l’opera Hans si profila come un emarginato avverso all’ipocrisia della famiglia e a quel mondo cattolico pieno di falsità che considera una donna adultera solo perché non sposata con un cattolico e non la considera tale se dopo anni di convivenza abbandona l’uomo che ama davvero per essere conforme alle regole e sposare un cattolico. Il rifiuto verso questa società è dovuto anche all’astio da parte dei componenti che egli stesso risente su stesso a causa della sua libera scelta di non credere nel cattolicesimo oltre al fatto che alcuni esponenti del cattolicesimo tedesco del libro sono anche coinvolti, pur solo passivamente, nel passato oscuro del nazismo così come la sua famiglia.

Il rifiuto da parte di un ambiente culturale così grande e soprattutto dalla famiglia è dovuto, come ben comprensibile, alla decisione di Hans di non dipendere da queste categorie e mostrare loro il vero volto, quello che sono realmente e non ciò che cercano di apparire. Tutto ciò ha il suo apice nella ferma decisione di intraprendere la carriera da clown, proprio lui il figlio di un importante famiglia borghese tedesca che si rende ridicolo davanti a tutti, ma questo solamente per dimostrare che i veri clown erano tutti loro perché finita la serata il clown si toglie la maschera e torna se stesso ma chi finge un’intera vita e vive nell’ipocrisia la maschera la indossa sempre, giorno e notte.

Esattamente come il suo protagonista, l’autore si è scagliato contro tutto e contro tutti fino alla fine della sua vita nel 1985, ha sfidato il diritto di esprimere un proprio pensiero e non senza ricevere durissime critiche da chi si sentisse coinvolto ma rimanendo comunque sempre fedele al suo pensiero che la Germania dell’Ovest aveva rialzato la testa troppo in fretta tralasciando quel senso di responsabilità da cui doveva redimersi e che purtroppo anche se viene garantita la libertà d’espressione bisogna sempre esercitarla, correndo anche il rischio di perderci la faccia e di restare soli, abbandonati e rifiutati da tutti come un clown.

 

https://i.ytimg.com/vi/HA6K-nsXBeA/hqdefault.jpg
https://i.ytimg.com/vi/HA6K-nsXBeA/hqdefault.jpg

 

 

Antonio Oliva