Fontana torbida e sorgente inquinata

«Fontana torbida e sorgente inquinata, tale è il giusto che vacilla di fronte al malvagio» (Proverbi 25,26).

È il duro monito dell’autore del libro biblico dei Proverbi. In realtà, prendiamo spunto da questa affermazione per spostarci ad un altro piano, quello ecologico, senza però tralasciare quello della fede.
Non è inusuale che si paragoni l’infedele in termini di “inquinamento”: quello che l’uomo vive, inevitabilmente, si riflette nelle sue relazioni. Anzitutto nella relazione fondamentale con se stesso: se non si è in grado di preservare la propria la vita da tutto ciò che può oscurarla e danneggiarla, rischiamo non solo di danneggiare noi stessi ma anche di farci “sorgente inquinata” per coloro che ci stanno accanto.

Quali sono i “fattori inquinanti” per la vita dell’uomo? Partiamo da tutto ciò che è sovrappiù e che non è confacente alla sua dignità come, ad esempio, fare uso di sostanze stupefacenti al fine di sperimentare una “eccitazione forzata”. Si potrebbe far riferimento anche ad altro, ma è chiaro che ciò che l’uomo vive, inevitabilmente, si riflette sull’ambiente circostante. Chi vive il rispetto di sé stesso e degli altri vive anche il rispetto della creazione, partendo dall’ambiente che abita, rendendolo migliore e più piacevole per sé e per gli altri.

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Laddove vive l’uomo in balìa del suo egoismo, non è difficile riscontrare l’inquinamento, a partire dagli elementi fondamentali che ci assicurano la sopravvivenza, come ad esempio le sorgenti. «L’acqua è sorgente di vita e con l’aria e la luce è uno degli elementi essenziali del cosmo. Senza di essa la terra non sarebbe che un deserto, e l’uomo, le piante e gli animali non potrebbero vivere» (1). Consapevoli di questa verità fondamentale, l’uomo ha bisogno di riscoprire le fondamenta della propria esistenza, aiutato anche dalla stessa Parola di Dio e della benedizione divina. La fede è al servizio della custodia del creato perché riconosce nell’acqua non solo un segno della benevolenza divina ma un importante elemento che ci parla della vita di fede, ovviamente per chi la vive (2).

 

La comunità cristiana dovrebbe impegnarsi a farsi “sentinella” di tutti quei luoghi dove l’acqua scaturisce o scorre riconoscendone un bene prezioso, dono di Dio per tutti gli uomini da custodire. Ecco perché a molti è sconosciuta la preghiera di benedizione a un lago o a un fiume, a una sorgente o a una fontana. Essa può essere pregata anche dai fedeli, soprattutto nel tempo delle stagioni in cui si vive il ringraziamento per i beni della terra di cui beneficiamo: «Grazie a te, o Dio nostro Padre, che nell’acqua, tua creatura, ci hai aperto il grembo della vita; grazie a te, per l’onda che irriga, il lavacro che purifica, la bevanda che disseta, il fonte della nostra rinascita Cristo tuo Figlio. Fa’, o Signore, che ogni uomo possa sempre godere di questo refrigerio e conservando limpida e casta l’opera della creazione, veda in essa il riverbero della tua bontà e un invito costante alla purezza del corpo e dell’anima» (3).

 

Siamo dinanzi ad una preghiera che si fa vita, un duro ammonimento per chi vive la fede ma resta nel silenzio dinanzi all’ambiente deturpato, un invito ad uscire per chi pensa che la devozione si chiuda nella quattro pareti di una chiesa.

 

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(1) CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Benedizionale (1992), 1593.
(2) «Nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù, ritto in piedi, gridò: “Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva”» (Giovanni 7,37). Si può anche vedere Isaia 55,1.3; Apocalisse 21,6.
(3) Benedizionale, cit., 1605.

 

 

Gabriele Patanè