Mamma non m’ama?

Il 22 settembre 2016 si celebra per la prima volta il Fertility Day, giornata simbolo del Piano Nazionale per la Fertilità promosso dal Ministero della Salute e dal Ministro Beatrice Lorenzin. Questa campagna vuole difendere, o meglio incrementare, le nascite del nostro paese attraverso una maggior e più efficiente diffusione di notizie sull’importanza della fertilità in un paese come il nostro in cui i dati sono drammaticamente delicati.

Attualmente in Italia, con una media di 1,39 figli per donna, non si raggiunge il ricambio generazionale ovvero i genitori di una famiglia, essendo due, non sono sostituiti da altrettanti due figli causando anzitutto una forte denatalità e in seguito l’invecchiamento della Nazione. Il nostro Paese, insieme al Giappone, sono attualmente i paesi più anziani del mondo e in Europa non siamo di certo i soli a soffrire di questo problema: in tutto il vecchio continente si stimano cifre di poco superiori a quelle nostrane e in particolare la Germania sembra seguire la nostra stessa tendenza il che fa comprendere come spesso benessere economico non sia sinonimo di incremento demografico.

Nella nostra società ormai da decenni la preoccupazione per la carriera ha sostituito e allontanato l’interesse per la famiglia e la prole e di certo la crisi economica di questi ultimi anni non ha aiutato a far capovolgere questa tendenza. Sempre più coppie attendono una maggiore stabilità economica prima di buttarsi nell’impresa di un figlio che oggigiorno costa non poco mantenere, proprio perché senza un lavoro sicuro sembra impossibile “tirare avanti” con una bocca in più da sfamare (per dirla senza troppi giri di parole), per non menzionare che nel nostro Paese il sostegno governativo nei confronti della fertilità è pari a zero proprio per una mancanza di assistenze ai genitori: si pensi solo agli asili nido o alle spese scolastiche. Tutte situazioni che oltre causare la diminuzione delle nascite fa registrare un aumento dell’età media delle donne incinte che supera i 30 anni e inoltre sono sempre di più i figli unici cosa quasi inesistente si pensa solo agli anni 60, gli anni del baby-boom.

Va aggiunto anche il dato di chi ha la disponibilità di avere figli ma non la capacità: il problema della fecondità sanitaria infatti è un’altra causa rilevante del calo demografico: tumori, disfunzioni ovulatorie, bassa concentrazione di sperma sono alcune della cause mediche che impediscono la fertilità, talvolta a causa del fumo o degli alcolici, in altri casi per una indisposizione naturale del fisico. Ma se lo si vuole veramente, non è impossibile diventare genitori: oltre a numerose cure, vi è la fecondazione assistita, le madri surrogato o ancor meglio le adozioni. Se si riuscisse a sensibilizzare la popolazione su questo tema oltre che a sveltire le pratiche burocratiche che concernono le adozioni diminuirebbe il problema della denatalità e numerosi piccoli e grandi minorenni delle case famiglia italiane o estere sarebbero accolti da famiglie amorevoli.

ap27

Se da un lato questa campagna ha il nobilissimo compito di promuovere la vita e le nuove nascite, è anche vero che poche sono le azioni concrete offerte dallo stato in aiuto alle famiglie. Un po’ come in quei momenti in cui ti dicono di lavorare piuttosto che studiare senza esserci le condizioni adatte…bisognerebbe prima preparare un piano per l’assistenza e in seguito promuovere la fertilità, in questo modo si otterrebbe sicuramente un risultato migliore e non inciamperemo in immagini pubblicitarie che trasmettono il messaggio di un disperato bisogno di nascite con la stessa delicatezza con cui si promuove l’offerta di un elettrodomestico.

Antonio Oliva