Intervista ai “The Zen Circus”

Gli Zen Circus (anche detti The Zen Circus) sono un gruppo rock italiano composto da Andrea Appino, Karim Qqru e Massimiliano “Ufo” Schiavelli.

Il gruppo è stato fondato nel 1994 a Pisa da Andrea Appino e Marcello Bruzzi.
Li ho intervistati e a rispondere alle mie domande è stato Ufo (bassista), che ringrazio di cuore.
Buona lettura e buona musica, come sempre!

A cura di Vanessa Putignano

Foto di Ilaria Magliocchetti

Personalmente penso che ascoltando le vostre canzoni si possa trovare il modo di sfogarsi anche stando in silenzio con le cuffiette.
E’ questo che ritrovo nei vostri testi e nella vostra musica: la voglia di fuggire , la voglia di urlare stando zitti. Ma i vostri testi molto diretti, da dove nascono ? Da momenti precisi del vostro essere, dalla vostra voglia di sfogarvi o semplicemente dal fatto che desiderate dare un input a chi vi ascolta?
Sembra vogliate urlare ai noi giovani “Reagite!”, è così o mi sbaglio?

Sì e anche no! (ride)
Le nostre canzoni nascono dal tentativo (da sempre, anche quando cantavamo in inglese) di parlare di quello che ci circonda senza sentimentalismi o idillismo eccessivo, non vogliamo concentrarci a scrivere canzoni d’amore, che possono essere intese come brani classici della canzone nostrana. D’altro canto non vogliamo essere nemmeno un gruppo politico.
Noi vogliamo fotografare, dipingere la realtà e le cose che ci stanno intorno, dare uno spunto di riflessione o anche di  ribellione (nella quale potrebbe esserci un’affermazione di identità) con cui l’uomo si afferma anche debellandosi o lottando contro qualcosa. Noi però non lo poniamo come prerequisito, non vogliamo essere un gruppo che ha uno schieramento politico o un gruppo rivoluzionario, ci teniamo a parlare di musica sociale più che di politica.
In questo senso sì, in questo senso c’è una componente sociale però i testi nascono da situazioni di vita nostre, da discorsi che facciamo in tournée fra di noi.
Appino collega tutto questo in un discorso unitario, in discorsi  che nascono da cose che vediamo per l’Italia,  su questioni che facciamo tra di noi, ma anche da suggerimenti che ci possono arrivare dai fan, come è successo nel caso di Ilenia.
Tutto questo per dare veridicità a quello che facciamo.  Inoltre, i testi nascono dalla “palestra” che abbiamo avuto, molto diretta non mediata : d’altronde noi veniamo da un’esperienza di artisti di strada.

Il vostro ultimo album si chiama “La terza guerra mondiale”, a che guerra vi riferite,qual è esattamente la vostra guerra interiore?  

C’è una guerra su due livelli: si riferisce a più guerre.
Nella copertina ci siamo noi che ci facciamo gli affari nostri: un selfie, uno spritz con dietro le macerie.
Allude ad una guerra mondiale guerreggiata e poi c’è anche una guerra  interiore, più intima, una guerra di rappresentazione tra quello che ci immaginiamo di noi stessi e come in realtà appariamo sulle piattaforme social o nel modo di rapportarci con gli altri.
Una guerra che si combatte su più fronti: quella vera dei conflitti del mondo (che sono tanti) e poi un conflitto della persona con se stesso, quindi allude a questo doppio aspetto bellico. Il disco non dà un tipo di messaggio risolutivo, non dà soluzione su come bisognerebbe fare ma cerca di (nel nostro piccolo) sollevare gli interrogativi.


“Non voglio ballare” descrive la situazione di una donna malata di cancro, come mai avete deciso di parlare di un tema così forte? Cosa vi ha spinto a farlo?    

Il tema lo puoi vedere tra le righe, nel testo sicuramente c’è un’allusione ma non si capisce bene.
Il regista ha detto di metterci dentro quest’immagine che sembra esplicitare il testo.
Di temi forti e più pesanti ne abbiamo avuti a più riprese, anche nei dischi precedenti.
Noi non facciamo una grossa distinzione tra l’argomento serio e l’argomento non serio.
Abbiamo un atteggiamento sardonico nei confronti della realtà: noi la vita la interpretiamo come uno scherzo di pessimo gusto ed anche a noi piace fare dell’ humor nero a volte.
In questo caso il tema è pesante, sì.
Ma è pesante anche la storia che racconta il protagonista: sembra una persona che è rimasta delusa da molte cose, anche quello è un argomento molto forte.
Non esistono temi elevati o bassi o aulici o tristi o allegri nel nostro immaginario, tutto fila in un discorso.
Ad esempio anche il disco precedente, “Canzoni contro la natura” è un disco molto nichilista, cosa che noi non siamo assolutamente.
Però un disco a seconda di come viene letto può contenere dei temi abbastanza pesanti.
Poi noi dal vivo siamo tutta un’altra cosa: è tutta una festa. Siamo liberazione, festeggiamento.
Ma si può parlare di temi come questi in tutta tranquillità, non è un problema assolutamente, quando Andrea ha messo questa cosa nel testo sembrava perfettamente normale e legittimo.

A proposito di temi molto forti, anche “Zingara” non scherza. Come avete precisato voi nel videoclip ufficiale, quella canzone è stata scritta interamente dagli italiani (o almeno la maggior parte),  perché nel testo vi sono molti luoghi comuni, ma è sicuramente ironica.
Cosa vorreste dire agli italiani che hanno pregiudizi nei confronti di chi ha pelle, religione, orientamento sessuale, cultura differente?

Io non ho da dire niente, si commentano da soli.
Lo scibile e il progresso umano non si arrestano, vanno avanti pur con  mille difficoltà e con molta parte dell’umanità retrograda. Il disco nasce anche da quel discorso lì, non solo zingara ,ma tutto l’intero disco. Se queste persone ne avessero occasione ritornerebbero volentieri alle clave e alle pietre.
“Terza guerra mondiale” parla anche di quello, lo vedi anche nei social network che commenti che fanno le persone.
Io cosa devo dire a queste persone? Assolutamente niente.
In un’altra intervista mi dissero : “ voi stigmatizzate questo tema”.  Noi non stigmatizziamo proprio niente, sono solo pezzi di discorsi estrapolati dalla gente.
Spero che un giorno queste persone  facciano i conti con le cose che sostengono “allegramente” su queste piattaforme, se può servire a qualcosa perlomeno a quello, a guardarla in faccia la realtà. Certo, le persone un tempo si vergognavano di più ad esprimere dei concetti ripugnanti.
Ripeto, non posso dire niente, se non cercare con la mia vita e con la vita di chi mi sta intorno di costruire qualcosa di civilizzato.
Purtroppo questo è un momento molto ,molto pesante, c’è una aria che somiglia agli anni ‘30.
Chi la pensa in un certo modo è sempre stato minorante purtroppo, la maggioranza abbondante non ha alcun tipo di idee. Purtroppo c’è una consistenza di società che non voleva la prima guerra mondiale e l’ha avuta, c’è una parte di gente che non voleva la guerra in Vietnam e l’hanno fatta, quando io andavo alle superiori nessuno voleva la guerra in Iraq  e hanno fatto pure quella. Purtroppo bisogna anche prendere atto che gli stronzi sono in maggioranza. Io l’ho sempre pensato e con me anche il mio babbo ed il mio nonno perché abbiamo sempre visto che tutti fanno come li pare.
E cosa fai?! Niente.
La storia si ripeterà, sono convinto di questo.

Per quanto riguarda i remix che sono usciti su Youtube e su Spotify proprio in questi ultimi giorni.  Molti si sono preoccupati in un certo senso di questo cambio di stile, a mio parere è geniale ed io personalmente lo vedo come una sorta di  esperimento o mi sbaglio? Avete qualcosa da dire e precisare a riguardo?

Oh!! Attualità!!!
Ti ringrazio dell’occasione che mi dai per fare chiarezza. “Cambiamento di stile” un corno. E’ un remix fatto da una terza persona, ci sono i remix di tanta gente come ad esempio “Jon Spencer and Blues Explosion”, di tantissimi gruppi sono stati fatti i remix!
Ma non centra niente con la band. Se capita a noi, alla gente fa strano. E’ solo un remix, si chiama proprio così perché qualcuno ci ha rimesso le mani e l’ha mescolato, cambio di stile non credo proprio.
A noi non va di fare i balocchi con l’elettronica, non mi sembra fattibile, avremmo dovuto cominciare in altra maniera, come i Subsonica o tanti altri.
Se lo fanno i Subsonica non stupisce, ma perché sono nati già con una componente elettronica.
Noi veniamo da tutt’altro tipo di idea della musica, quindi il cambio di stile credo proprio che non ci sia.

Abbiamo visto che ultimamente molti musicisti della scena italiana si sono avvicinati a Talent come ad  esempio “Amici” o “X Factor” a voi piacerebbe fare quest’esperienza?

Appino ha già pubblicato una risposta in merito perché fu invitato a partecipare a delle selezioni di uno di questi talent. Fu contattato e gli fu chiesto se volesse partecipare come solista ad uno di questi programmi (non ricordo bene il talent in questione). Ci fu una polemica, anche il Fatto Quotidiano ci fece su una polemica. Lui rispose dicendo di no.
Questo per quanto riguarda noi, poi per chi ci va a me non interessa.
La questione è un’altra: non sono tanto gli artisti ad essersi avvicinati a quei format, ma sono quei format che siccome sono in grosso calo, stanno cercando di procacciare persone per  far più audience, per  far suonare di più, per vendere più biglietti e così aumentano il pubblico. Noi no, non abbiamo interesse, i concorsi musicali li abbiamo già fatti nel 2000/2001.
E poi io francamente in televisione mi sento molto a disagio, non mi diverto, non mi sembra un posto adatto a noi. Noi abbiamo il nostro pubblico e facciamo le nostre cose e ci va bene così.
Poi se  ci sono artisti di ora che hanno l’ambizione o l’obiettivo di fare una cosa pop che arrivi alle masse e che faccia la propria porca figura, loro possono fare quello che vogliono , non è assolutamente problematico.
Gli Zen Circus sono poco adatti a questo ambiente, ce li puoi tenere 2 minuti alla volta, come è successo per  “Quelli che il calcio”, basta non li fai aprire neanche bocca! (ride).
E anche noi quando abbiamo saputo che a ”Quelli che il calcio” c’era soltanto da suonare ci siamo andati volentieri.

Ecco la risposta di Appino:
https://www.facebook.com/andreaappino/photos/a.372371152832813.82310.336215646448364/960002744069648/?type=3
La performance degli Zen a “Quelli che il calcio”:
http://www.raiplay.it/video/2016/12/I-The-Zen-Circus-cantano-quotLaposanima-non-contaquot-a6e28b98-05ec-4768-a9a3-eb0618b645a1.html

 “I miei cantanti, ti giuro tutti quanti, sono bugiardi, falsi, infantili ed arroganti”, per me non lo siete, anzi mi avete salvata più volte : questa non è una domanda, ma un ringraziamento a cuore aperto.
Ultimissima cosa, salutate i nostri lettori e anticipate qualche data del prossimo tour!

Chiaramente ringrazio anche te per il tempo che mi hai dato ed anche i vostri lettori.
Per quanto riguarda le date ce ne sono un battaglione, si possono consultare sulla nostra pagina Facebook, sono davvero tante e sicuramente passeranno vicino casa di qualcuno dei vostri lettori.
Ti ringrazio!
Ciao!

 

2 thoughts on “Intervista ai “The Zen Circus”

  • 27 Maggio 2017 alle 14:18
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    È davvero un articolo fatto bene. Non mi aspettavo questo tipo di risposte il che ha dell’incredibile perché sono le risposte migliori. E anche lo stile di scrittura è tra i migliori. Perciò, per me, merita il massimo nel voto

     
    • 29 Maggio 2017 alle 10:17
      Permalink

      Grazie di cuore, a nome di tutti noi! Continua a seguirci per altri articoli come questo (e tanto altro)!

       

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