Hiroshi Sugimoto: lunga vita al bianco

Quando sentiamo dire “Le notti bianche” non può che affiorare alla nostra mente la celeberrima opera di Dostoevskij: il racconto onirico dell’Amore e del Disincanto.

 

“Le notti bianche” non è solo questo.

 

“Le notti bianche” è anche l’esposizione curata da Filippo Maggia e Irene Calderoni di alcune suggestive fotografie di Hiroshi Sugimoto (Tokyo 1948) alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino dal 16 maggio al 1 ottobre.

 

La fondazione ospita in anteprima nazionale una suggestiva serie di fotografie che hanno per tema portante la narrazione dei teatri storici italiani, come per esempio: il Teatro Olimpico di Vicenza, il Teatro Scientifico di Mantova, il Teatro Comunale di Ferrara, Il Teatro dei Rozzi di Siena e il Teatro Carignano di Torino.

L’artista stesso ha collaborato in prima persona con i curatori alla realizzazione della mostra, il cui allestimento sfrutta i grandi muri bianchi della Fondazione; al centro di ogni sala, poi, sono state aggiunte alcune pareti provvisorie che raggiungono l’altezza del soffitto.

Il visitatore diventa parte viva di queste realtà rese eterne per mezzo delle fotografie in bianco e nero e delle loro pesanti cornici di piombo. L’esperienza è totale, perché se davanti ai propri occhi si avrà il ritratto del palcoscenico, alle spalle si aprirà la restante parte della sala con le sue poltrone, i ricchi lampadari, gli affreschi e gli stucchi.

Respirare l’atmosfera percepibile all’interno di alcuni tra i più prestigiosi teatri d’Italia, senza spostarsi dal centro di Torino è uno dei doni che Sugimoto fa a coloro che scelgono di conoscere queste sue opere.

 

Il punctum di ogni fotografia è collocato sul palco di ciascun teatro, dove, tra le tende di velluto del sipario, i veri protagonisti non sono gli attori o le scenografie, bensì uno schermo bianco.

 

Strano? Per nulla!

 

Questa collezione di scatti, infatti, è riconducibile a un’indagine titolata “Theatres” che Sugimoto avvia alla fine degli anni settanta sul rapporto tra lo spazio e il tempo e su come questi vengano percepiti dall’occhio umano.

 

È la macchina fotografica con la sua lunghissima esposizione a trovare una risposta definitiva all’enigma: Bianco.

Provando infatti a riassumere in un unico scatto l’intera durata di alcuni film proiettati nei cinema americani, quello che ottiene è per lo più un’immagine bianca e luminosissima dello schermo cinematografico, simile a quella che vediamo ritratta nella serie.

 

 

Questa esposizione nella sua apparente semplicità nasconde un’importante ricerca al limite tra la scienza e la filosofia dell’arte.

 

L’omaggio a luoghi fondamentali della cultura italiana, poi, la rende molto piacevole anche a livello puramente visivo; per questo motivo la consiglio sia a coloro che si ritengono ancora scettici nei confronti dell’arte contemporanea sia a quanti già la apprezzano.

 

Maria Novella Tavano

 

 

Hiroshi Sugimoto

Le notti bianche

A cura di Filippo Maggia e Irene Calderoni

16 maggio 2017 – 1 ottobre 2017

Fondazione Sandretto Re Rebaudengo

Via Modane 16, Torino