Francis Ford Coppola : un gigante di Hollywood

A cura di Marco Cingottini

Devo ammettere che amo molto quella che viene definita la settima arte, e cioè il cinema. Le sensazioni e le emozioni che mi hanno trasmesso fino ad oggi tutti i film, e sono tanti, che ho avuto il piacere di vedere sono cose che non si dimenticano facilmente.

Tra i tanti registi che hanno popolato questo universo, uno dei migliori, a cui sono più affezionato, è sicuramente Francis Ford Coppola. Chi è appassionato di cinema, non può non conoscere questo cineasta di origini italiane (i nonni erano lucani) dalla sua esplosione a livello mondiale con “Il Padrino”, di cui ho parlato in un mio recente articolo, fino alla consacrazione con pellicole come “Apocalypse now” e “La conversazione”.

Raccontare il cinema di Coppola non è facile, il suo talento si è espresso in forme anche diverse, non sempre con produzioni faraoniche. Certo “Apocalypse now” è un film epico con scene memorabili: solo l’incipit con il protagonista, interpretato da Martin Sheen, e lo splendido brano dei Doors “The End” a commento della scena, è qualcosa che rimane nei nostri occhi per sempre; così come l’attacco ai vietcong con la Cavalcata delle Valchirie di Wagner come colonna sonora.

Ma ripeto, il talento del cineasta italo-americano lo si apprezza anche in lavori che sembrano minori, come i due film con tematiche giovanili girati nella prima metà degli anni ’80(esattamente nel 1983) come Rusty il Selvaggio(Rumble Fish) e i Ragazzi della 56°strada(The Outsiders), dove si rivelerà ancora una volta un talent scout straordinario: Matt Dillon, Patrick Swayze, Tom Cruise, Rob Lowe e Ralph Macchio sono solo alcuni degli attori che reciteranno in questi due film, e che si lanceranno in carriere più o meno luminose.

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In Rusty il selvaggio, accanto al protagonista Matt Dillon vediamo per la prima volta, nella parte del fratello disilluso e asociale, un giovane e sconosciuto Mickey Rourke, altro attore scoperto e lanciato da Coppola, e il lungometraggio è girato in bianco e nero, con la sola eccezione di un pesce da combattimento, il Rumble Fish del titolo in originale; questo perché il regista ha voluto rappresentarlo attraverso gli occhi del personaggio interpretato dallo stesso Rourke. Un accorgimento che è straniante, ed il film è notevole malgrado non abbia il budget del Padrino, di cui girerà altre due parti, o di Apocalypse Now. Anche il successivo, il già citato I Ragazzi della 56°strada, ambientato negli anni ’50, con il conflitto anche violento tra due gruppi di ragazzi di diverse estrazioni sociali, quelli che venivano da una classe abbiente, i Socials, e gli altri da quella proletaria, i Greasers, risulta un piccolo gioiellino da vedere e rivedere.

Coppola tornerà qualche anno più tardi (1986), ad ambientare un lungometraggio negli anni ’50 e lo farà con il gradevole “Peggy Sue si è sposata”, con una simpatica Kathleen Turner nella parte della protagonista. Nel frattempo (1984) ci aveva regalato un altro capolavoro, e cioè “Cotton Club” con Richard Gere e Gregory Hines, splendido affresco ambientato negli anni ’20 intorno al celeberrimo locale Jazz nel quartiere Harlem di New York.

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Ma il talento di Coppola non si ferma qui: anche nelle scelte tematiche il cineasta brilla in maniera evidente, come quando decide di rendere omaggio a Preston Tucker, l’inventore di una automobile talmente innovativa (siamo nel 1948) che le grandi case automobilistiche gli faranno una guerra molto feroce, soprattutto dal punto di vista economico. “Tucker“, nonostante i suoi sforzi, riuscirà a produrre solamente 50 esemplari del suo gioiello, prima di chiudere per fallimento, inutile dire che sono diventati nel tempo pezzi da collezione dall’enorme valore. Il film interpretato, da uno strepitoso Jeff Bridges, è impreziosito dalla colonna sonora scritta e suonata da un bravissimo artista inglese, molto famoso in quel periodo, Joe Jackson.

Le scelte di Coppola mi hanno sempre affascinato, e c’è una sfida che lui ha vinto alla grande, e cioè quella di portare sullo schermo il Dracula, così come lo aveva scritto Bram Stoker. il cast è d’eccezione: Il conte Vlad è interpretato da uno spettacolare Gary Oldman, mentre il resto vede la presenza di attori del calibro di Keanu Reeves, Wynona Ryder e Anthony Hopkins (ma ci sono cameo di Tom Waits e di una conturbante Monica Bellucci). Qui il cineasta riesce a costruire un film affascinante e grandioso, e ci trascina in questa storia d’amore, particolarissima, tra Dracula e Mina in cui lui riconosce l’amata Elisabeta, morta secoli prima suicida; e tra una splendida Londra vittoriana ed una inquietante ed oscura Transilvania,  i nostri occhi godono della visione di una grande opera.

http://sognandoleggendo.net/dracula-di-bram-stoker-e-dracula-di-francis-ford-coppola/

L’ultimo film che mi piace segnalare è “L’uomo della pioggia” (The Rainmaker) del 1997; il lungometraggio racconta la storia di un giovane avvocato, interpretato dall’allora emergente Matt Damon, che sostiene la causa, intentata da una coppia di coniugi, contro una grossa azienda assicuratrice, che si era rifiutata di pagare le cure per guarire il loro figlio malato di leucemia, aggrappandosi a cavilli e clausole ambigue: una lotta da Davide contro Golia, che l’avvocato riuscirà a vincere. Un film denuncia in cui avranno una parte importante due attori veterani come Danny De Vito e Jon Voight.

Ma la carriera di Coppola non è stata tutta rose e fiori e, come “I Cancelli del cielo” per Cimino, c’è stato anche per lui un film che è stato un flop clamoroso: parliamo de “Un sogno lungo un giorno” (One from the heart) del 1982, appena dopo Apocalypse now, che gli causò un tracollo economico e lo costrinse a vendere i suoi Zoetrope Studios per ripianare i forti debiti (il film costato 26 milioni di dollari ne incassò solo 600 mila), fortuna che nel corso degli anni poi si sia ampiamente rifatto.

https://www.blogdecine.com/proyectos/francis-ford-coppola-vuelve-a-hollywood-con-un-ambicioso-proyecto

Francis Ford Coppola  rimane ancora oggi uno dei registi di riferimento della cinematografia mondiale, i suoi lavori hanno ispirato le generazioni attuali e continuano ad essere opere meravigliose da vedere e rivedere, per apprezzarne ogni volta la loro straordinarietà.

Roberto Testa

Sono Roberto, un giovane di 20 anni. Studio Storia presso l’Università degli Studi di Torino e Contrabbasso Jazz presso il Conservatorio "G. Verdi" di Torino. La storia è molto probabilmente la passione più grande della mia vita, insieme alla musica, alla filosofia e alla politica..