Intervista ai Mary in June.
I Mary in June sono:
Alessandro Morini (autore, cantante, chitarrista)
Enzo Grieco (bassista)
Aron Carlocchia (synth e tastiere)
Andrea Zarrilli (synth e elettronica)
Mauro Colavecchi (batteria)
A cura di Vanessa Putignano
Vi faccio una classica domanda per iniziare che però mi incuriosisce tantissimo, come mai avete scelto un nome inglese pur scrivendo testi italiani?
All’inizio è stata una scelta legata anche al genere che ascoltavamo, Mary in June è infatti un brano dei Victory at sea, band post rock. Questa Mary ci ha lasciato un po’ con il fiato sospeso: ci ha incrociati per strada lasciando una scia di profumo afrodisiaco e si è persa nella gente. Nessuno di noi sa che fisionomia abbia ma siamo dei romanticoni malinconici e dedichiamo la nostra musica a lei. Guarda cosa devi farci inventare per spiegarti la scelta di un nome. Il contrasto fra il nome in inglese e le liriche in italiano ormai crediamo sia superato da tempo.
Se vi chiedessi di descrivervi e presentarvi con un aggettivo, quale sarebbe quello giusto e perché?
Se ci dai una sola possibilità scegliamo il primo aggettivo in assoluto:sinceri. Non c è niente di costruito o artificiale in ciò che facciamo e semplicemente ci mettiamo tutta la passione che abbiamo.
Il vostro primo album è “Ferirsi”, non solo il titolo dell’album ma anche anche i singoli brani, sia per quanto riguarda i testi, sia per quanto riguarda la musica sono molto struggenti e nostalgici. C’è un motivo particolare per il quale avete deciso di dare uno stampo romantico, intenso, a tratti poetico in questo album di presentazione?
Chiaramente. Volevamo scuotere l’ascoltatore e invitarlo a una riflessione su come l’uomo stia maltrattando il proprio pianeta e quindi se stesso. La venatura romantica segue naturalmente. Non si può trasmettere un messaggio di denuncia comunque fiducioso e positivo attraverso qualcosa di cupo e negativo. Il concetto è: ci stiamo ferendo ma infondo siamo capaci di rimetterci in sesto.
L’ importante in questo caso è non “uccidersi”…
Rispetto a “Ferirsi”, il vostro secondo album “Tuffo” a vostro parere ha portato cambiamenti?
Se sì, quali?
“Tuffo” è diverso ma consequenziale, ci sono sonorità derivanti sempre dal genere del precedente ma più incalzanti e mature, ricerca minuziosa di suoni, arrangiamenti e un lavoro di studio interminabile. Sicuramente il cambiamento maggiore che ha apportato è che ci ha unito ancora di più aumentando il nostro desiderio di scrivere e suonare quello che ci piace. Concettualmente disco molto difficile che però ha anche cambiato il nostro approccio alla creazione rendendo necessaria una forma canzone meno complessa.
Qual è il brano al quale siete più affezionati e perché?
Sono tutte “creature” alle quali siamo fortemente legati, ognuno di noi ne ha chiaramente una diversa. “Un giorno come tanti” oltre ad essere molto toccante per la storia che racconta è anche il brano che ci ha permesso di conoscere Giorgio Canali che se ne affezionò moltissimo. Ci sono poi “combustibile” per i live a squarciagola “fango” perché si vola… è impossibile per noi sceglierne una soltanto.
Qual è il ricordo più bello che avete tutti insieme? E’ in sala prove, o sul palco?
Di ricordi più belli insieme ce ne sarebbero molti da raccontare, sia sul palco, che in studio, i vari viaggi nel furgone, ma la cosa più bella, interessante, divertente ma anche molto faticosa di questo lavoro è il costruire, realizzare e seguire un progetto assieme. 7 persone, compreso fonico e produttore, che insieme danno vita ad una realtà, che giorno dopo giorno viene nutrita attraverso il lavoro continuo e costante proprio di queste 7 teste. Tutto questo per dire che di cose belle assieme ce ne sono tante, aneddoti che rimarranno nella storia e forse non basterebbe una giornata per raccontarle, ma la cosa più bella, i ricordi più belli sono proprio quello che c’è dietro a tutto.
Il vostro sogno più grande? Come vorreste e dove vorreste essere tra 10 anni?
Tutti assieme appassionatamente a gestire un agriturismo con fattoria annessa. (ride)
Un saluto ai nostri lettori!
Ciao, leggete tutto tranne quest’intervista.
ah no, lo avete già fatto! (ride)
Baci!
Bravissima, credo che la difficoltà più grande non sia tanto scrivere gli articoli (che mi sembra ti riesca molto facilmente) quanto impegnarsi ogni giorno a trovare gli artisti e a riuscire a farsi dire di sì! Avanti tutta!
Esattamente! Non è mai facile, ma noi ci impegniamo ogni giorno per farcela 🙂 Grazie per il supporto!