Paratissima13 – Day #1

Tra il cuore e la mente affronta una nuova avventura!
Siamo stati scelti tra i blog ufficiali di “Paratissima 13”, e questo lo sapete già perché non vi abbiamo parlato d’altro nell’ultima settimana.
Ma quello che non sapete ancora è che…
Mercoledì 1 novembre 2017, alle 11:30 precise, una piccola delegazione di “Tra il cuore e la mente” ha ricevuto gli accrediti e si è fiondata nella sala in cui si teneva la conferenza stampa. La tredicesima edizione di Paratissima è stata allestita nella sede della ex Caserma La Marmora, in via Asti 22 a Torino.
Nuova la sede, nuove le sfide legate a progettualità e logistica. Gli organizzatori si sono spesi per garantire la stessa qualità delle edizioni precedenti, occupandosi anche della riqualificazione degli spazi dell’immenso edificio.
Durante il discorso di apertura viene infatti ribadita la necessità di destinare alla cultura e quindi ai cittadini immobili come questo, che in passato sono stati luoghi inaccessibili. La collaborazione con i Partner e le Istituzioni ha dato inoltre vita a un modello imprenditoriale di successo che potrebbe essere esportato in altri contesti, simili e non.

Si può proprio dire che “Paratissima 2017” sia partita con il piede giusto, in perfetta linea con il motivo della superstizione che fa da fil rouge all’organizzazione e all’allestimento.
Ma iniziamo subito a conoscere gli artisti che abbiamo incontrato e conosciuto durante il primo giorno.

Mikelle Standbridge

https://www.facebook.com/L.MikelleStandbridgePhotography/

Questa serie si chiama “Photo-bodies” perché di solito nella fotografia la gente guarda un soggetto dentro la foto e ignora il supporto. Invece io vorrei che in quanto esseri umani si guardasse come l’anima all’interno anche il nostro supporto, perché le due cose sono inseparabili. E quindi c’è un rispecchiamento fra il trattamento della fotografia cucita, plasmata e lavorata a mano per incorporare il contenuto e il supporto come in noi esseri umani, dentro e fuori.

Siccome lei ha perso 50 kg ha fatto quell’intervento che si chiama addominoplastica il titolo è “Alchemy and Abdominoplasty”, perché ci appoggiamo sulla scienza, sui medici, sulle persone per abbellirci, per sistemarci, per cambiarci e avvengono interventi sulla pelle cucita come io intervengo sulla foto cucita e plasmata. E poi ho trattato la foto, tutte queste curve, diciamo la “ciccia” della foto corrisponde a quello che è stato tolto da lei, perché quando togli tanti chili la pelle rimane in questo modo, e quindi riprendo quel vocabolario nella plasticità della foto stessa.”

Mariano Doronzo 

https://www.facebook.com/mariano.doronzo/

“Mi chiamo Mariano Doronzo, ho 31 anni e fotografo da circa 3 anni. Ho cominciato da quando mi sono trasferito in Inghilterra, a Nottingham. Siccome mi sono trasferito da solo è stato un modo per trovare una connessione con il luogo e con la gente del posto, anche se per questo progetto ci sono alcune foto scattate a Torino dove ho vissuto per quattro mesi per fare un corso di scrittura alla scuola Holden. Questo progetto è un po’ una fase divertente del mio lavoro, un po’ un gioco di specchi quasi, per reinventarsi o riscoprire delle storie. Per esempio per quanto riguarda il barbiere. C’è tutta una storia dietro l’attività del barbiere per il fatto che durante la guerra loro curavano i feriti. E questo è il motivo per cui il simbolo dei barbieri era questa specie di “caramella zuccherata” bianca e rossa, che praticamente rappresenta il sangue delle arterie. Loro trasferivano i liquidi per calmare le febbri. Quindi è stato un po’ un riscoprire l’origine tramite il riflesso, insomma, immergermi in una storia che non mi appartiene e venirne fuori allo stesso tempo. E’ un gioco di riflessi. Io più che altro mi occupo di fotografia di strada o di ritratto, però ho bisogno di divertirmi. E’ più una ricerca antropologica, ma intanto ho bisogno di divertirmi. Quindi questo progetto è capitato a pennello con il tema di Paratissima. C’è sempre il dilemma fra far parte e non far parte della foto, e a volte è anche bello farne parte.”

 

Jordan Cozzi 

https://www.facebook.com/JordanCozzisPhotos/

 

Mi chiamo Jordan Cozzi, vengo da Milano e ho 22 anni. Fotografo da circa sei anni, ho fatto un corso breve a Firenze. Questo è un progetto che ho realizzato con un drone, per questo le foto hanno un punto di vista abbastanza diverso dal solito. L’idea mi è venuta quando ero su un aereo, con un punto di vista verticale, e ho avuto l’immagine della città dei vivi e la città dei morti. Ho scelto poi il cimitero che è il luogo perfetto di identificazione della morte. Ho letto questo libro di uno storico francese che si chiama Philippe Ariès, che pone la morte come individualità del soggetto, dove appunto il soggetto è l’unico che conosce il percorso della propria vita, e il cimitero è il luogo emblema delle individualità. Quindi ogni tomba è in realtà una piccola biografia di ogni persona. Dall’alto ricorda un po’ degli edifici, dei piccoli appartamenti in cui noi dopo la morte rimaniamo per tempo indeterminato e dove i nostri cari vengono a trovarci. C’è anche un po’ di Pirandello nel fatto che solo il singolo può sapere davvero quello che prova durante la vita. Le mie foto sono molto grafiche, perché mi piacciono queste forme geometriche, volevo dare l’idea dell’architettura. La mia opera principale rappresenta il punto del cimitero dove ci sono le tombe nuove, che rappresenta l’evoluzione, la continuazione di questo ciclo continuo. E anche se le forme delle tombe sono molto comuni volevo far risaltare i fiori diversi e i dettagli che le contraddistinguono e le rendono diverse l’una dall’altra.”

 

Maddalena Barletta

http://www.maddalenabarletta.it/

 

Mi chiamo Maddalena Barletta. Con questo progetto chiamato “Alter Ego.. l’Essenziale è invisibile agli occhi” voglio rappresentare la realtà in due modi diversi. Da una parte quella in positivo, e dall’altra in negativo quella che non si vede, che rappresenta il nostro vero io. Ho fotografato questi volti e li ho voluti contrapporre, per distinguere le due realtà: l’apparenza e la realtà reale, in contrasto. L’immagine al centro mi piace molto, mi sembra che faccia da equilibrio e in qualche modo da giudice, ma questo lo penso io. I documenti dietro ai volti sono documenti dell’800, ho voluto metterli poiché rappresentano quello che siamo stati, la nostra storia. E’ una sorta di memoria collettiva. Mi è piaciuto capovolgere lo scritto in modo che risaltasse solo la grafia, che trovo molto elegante da un punto di vista estetico. Ho scelto il manichino perché il manichino è per eccellenza il “contenitore”. In più questo volto non è né uomo né donna mi è sembtato un po’ androgino. Il supporto è un supporto materico che faccio io, poiché vengo dall’ambito della pittura. Mi piace la poetica del muro, la traccia. Per questo ho pensato di applicare anche alla fotografia un concetto molto semplice: la mia base che ho sempre usato e dove di solito stendevo un velo di pittura, su cui ho steso un velo di fotografia.

Questo altro mio progetto intitolato “L’avventura dello sguardo” è una semplice immagine dei miei occhi, che però con questa lente altera un po’ la percezione, e sta ad indicare che nella sostanza quando noi vediamo qualcosa spostiamo il nostro punto di vista e questo qualcosa cambia.”

Pantaleo Musarò

Sono Pantaleo Musarò e provengo da Galatina (Lecce). Con queste otto immagini ho cercato di rappresentare alcune tematiche sociali che affliggono la società moderna: parto dai giovani per arrivare all’immigrazione, all’islam, alle spose bambine e alle lacerazioni che queste subiscono, alla crisi di identità che colpisce alcune ragazze. Mi rifaccio all’opera di Munch: i soggetti urlano alla società che non li ascolta, e i ritratti vogliono rappresentare tutto questo.

Giulia Mazzoleni

Sono Giulia Mazzoleni e ho 25 anni. Il mio è un progetto nato con l’intento di andare oltre le discriminazioni e i giudizi che vanno contro piercing e tatuaggi. Le foto, di tatuaggi e piercing di diverse persone, sono scattate con un obiettivo macro e poi elaborate in post-produzione utilizzando il negativo a colori in modo da ottenere questi colori molto accesi. Cercavo i colori accesi perché in primis sono un richiamo alla pop art, nella quale venivano presi elementi popolari e portati nell’arte; il mio intento è però quello di prendere elementi meno popolari (o, almeno, una volta) e portarli al popolo per far vedere che non hanno niente di male. Gli elementi stessi fanno da cornice a questi quadrati colorati: ogni colore è campionato dalle foto sottostanti e li ho posizionati in modo che funzionassero cromaticamente. La mia idea è stata di prendere il colore e campionarlo quasi come fosse l’anima di queste persone, perché alla fine il corpo avvolge l’anima. A loro volta, le anime fanno da contorno al corpo; in questo modo l’osservatore non può capire se i piercing/tatuaggi si trovino sul viso o in altre parti del corpo, quindi non può giudicare. Il messaggio che voglio mandare è che all’interno di ogni persona c’è una “persona”, e le persone non siamo solamente noi col nostro corpo, ma noi con tutto quello che ci sta attorno (corpo incluso), proprio a mostrare l’innocenza dei piercing o tatuaggi e la non malvagità delle anime, ognuna con il proprio colore.

 

Roberto Testa

Sono Roberto, un giovane di 20 anni. Studio Storia presso l’Università degli Studi di Torino e Contrabbasso Jazz presso il Conservatorio "G. Verdi" di Torino. La storia è molto probabilmente la passione più grande della mia vita, insieme alla musica, alla filosofia e alla politica..

One thought on “Paratissima13 – Day #1

  • 3 Novembre 2017 alle 14:05
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    Grazie mille! 🙂 ogni giorno un nuovo articolo su #Paratissima13 e tante foto nei nostri social!

     

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