“Un mezzo colpo di stato” (parte uno)

Benito Mussolini, presidente del Consiglio dei ministri del Regno d’Italia (dal 31 ottobre 1922 al 25 luglio 1943), pronunciò nella seduta della Camera del 3 gennaio 1925 un discorso che resterà alla storia come il suo “mezzo colpo di stato” (così lo definisce lo storico Renzo De Felice in Mussolini il fascista, vol. I, La conquista del potere, 1921-1925, Einaudi, Torino,1966).

Prima di presentare il discorso e raccoglierne i punti principali, è importante fare il punto sulla situazione storico-politica in cui si trovava il nostro Paese.

L’Italia, alla fine del 1920 usciva dal “biennio rosso”, breve periodo di occupazione delle fabbriche da parte degli operai con tentativi di autogestione, che seguivano un po’ l’esempio dei soviet russi. Il PSI (Partito Socialista Italiano) era il partito che nelle elezioni del 1919 e del 1921 aveva ottenuto il maggior numero di voti, però non riusciva a raggiungere la maggioranza e quindi a garantire la stabilità. Il motivo era semplice : non voleva scendere a compromessi con i partiti “borghesi” (liberali, popolari..). Inoltre, il 21 gennaio 1921, l’ala estremista (di sinistra) del PSI si staccò, dando vita al PCDI (Partito Comunista d’Italia), capeggiato da Antonio Gramsci ed Amadeo Bordiga. Nell’ottobre del ’22, dal PSI si staccò pure l’ala riformista, che diede vita al PSU (Partito Socialista Unitario), capeggiato da FIlippo Turati e Giacomo Matteotti. La situazione quindi era più instabile di quanto si possa immaginare, sia all’interno della sinistra, sia nell’intero parlamento, privo di una guida autorevole e capace e di un partito di riferimento : in un momento di instabilità, è molto semplice perdere la “retta via” e dare voce e aderire talvolta ad estremisti fomentati da demagoghi, senza saperne il perché. E così accadde.

 

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Dopo la Marcia su Roma (28 ottobre 1922), Mussolini (capo del Partito Nazionale Fascista) riceve dal Re Vittorio Emanuele III il compito di presiedere il Consiglio dei Ministri : in realtà, il partito di Mussolini (nato nel 1921 dai Fasci di combattimento del 1919), non aveva raggiunto nemmeno il minimo numero di voti (nelle precedenti elezioni politiche del 1919) per entrare a far parte del Parlamento; ma, nelle elezioni politiche del 1921 il gruppo “fascista” confluirà (per invito del liberale Giovanni Giolitti) nei Blocchi Nazionali (coalizione di destra formata dai liberali di Giolitti, dai nazionalisti di Corradini e per l’appunto dai fascisti di Mussolini), riuscendo ad ottenere 35 seggi in Parlamento (lo stesso Mussolini, terzo “più votato” d’Italia, diverrà deputato).
Nel 1924, dopo l’approvazione della “Legge Acerbo” (proposta da Mussolini l’anno precedente), che prevedeva l’adozione di un sistema elettorale proporzionale con premio di maggioranza (alla lista che otteneva più del 25% dei voti, venivano assegnati 2/3 dei seggi in parlamento), il Partito Nazionale Fascista vinse le elezioni, ottenendo il 60,9% dei voti (Lista Nazionale una sorta di “bis” dei Blocchi di 3 anni prima).

Ma è la storia a fornirci una spiegazione valida sul perché di questo risultato. Tralasciando la scarsa pressione dell’opposizione (che ottenne solo il 35% dei voti – e non convogliava nemmeno in una lista unica – tra le altre cose), le elezioni del 1924 furono contrassegnate da episodi di violenza, pestaggi, assalti alle sedi di giornali, costrizioni, impedimenti di propaganda, interruzioni di comizi e talvolta uccisioni (un membro del PSI venne ucciso) da parte degli squadristi fascisti, che, per ordine dei “capi”, entravano nei seggi elettorali e commettevano brogli elettorali e altre manovre di corruzione ed illegalità. Insomma, fu una bella festa per la democrazia.

 

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Ma la goccia che fece traboccare il vaso fu il “delitto Matteotti“, una delle più brutte macchie della storia fascista. Il segretario del PSU, Giacomo Matteotti, era un fervente antifascista che aveva più volte puntato il dito contro Mussolini e contro il fascismo, denunciandone la violenza, le illegalità compiute e i numerosi brogli elettorali. Era senza dubbio un personaggio scomodo, quindi la sua fine si può ben comprendere : il 10 giugno del 1924, prima di pronunciare il suo discorso alla Camera (sempre contro il fascismo e altre illegalità) da una squadra di fascisti e tenuto in cella fino alla morte.

 

Vedi la ricostruzione del discorso di Matteotti :

 

 

Permettetemelo, ma Mussolini era davvero una persona molto ambigua e falsa, e nel prossimo articolo capirete il perché.

“Credo che la Camera sia ansiosa di avere notizie sulla sorte dell’onorevole Matteotti, scomparso improvvisamente nel pomeriggio di martedì scorso in circostanze di tempo e di luogo non ancora ben precisate, ma comunque tali da legittimare l’ipotesi di un delitto, che, se compiuto, non potrebbe non suscitare lo sdegno e la commozione del governo e del parlamento”. (Benito Mussolini, interrogazione parlamentare, 12 giugno, 1925)

 

Sicuramente altri episodi hanno “decorato” questo periodo (uno dei più indegni della storia d’Italia e del XX secolo), ma servirebbe troppo tempo per elencarli tutti.

Ma al momento non voglio svelarvi altro e, per non rendere questo tema troppo pesante e noioso, ho deciso di “spezzarlo in due parti”, questa (con funzione introduttiva) e la prossima (con funzione di analisi). Vi do appuntamento al prossimo articolo, nel quale studieremo, passo per passo, il discorso del 3 gennaio 1925

Colgo intanto l’occasione per consigliarvi la visione di un film : Il delitto Matteotti

 

 

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Roberto Testa

 

Roberto Testa

Sono Roberto, un giovane di 20 anni. Studio Storia presso l’Università degli Studi di Torino e Contrabbasso Jazz presso il Conservatorio "G. Verdi" di Torino. La storia è molto probabilmente la passione più grande della mia vita, insieme alla musica, alla filosofia e alla politica..