René Magritte: nulla è come sembra

René Magritte è uno degli artisti più celebrati del momento.

La fortuna che la sua opera sta vivendo nell’ultimo periodo è amplissima e non passa giorno nel quale, scorrendo la Home di Facebook, non ci appaia almeno uno dei suoi famosissimi quadri.
Ogni opera di Magritte che vediamo stuzzica la nostra mente alla riflessione e ci spinge a interrogarci sul senso delle cose che ci circondano.
Il suo linguaggio suadente, fatto, per lo più, di colori nitidi e di immagini famigliari, è un ponte che ci conduce oltre la nostra rassicurante quotidianità e pare dirci: “Nulla è come sembra”.

René Magritte

René Magritte nasce il 21 novembre 1898 a Lessines, in Belgio e muore Bruxelles il 15 agosto 1967.

Nel 1912, quando René ha 14 anni, la madre Régina decide di porre fine alla propria vita gettandosi in un fiume. Dopo essere rimasto vedovo il padre di René inizia una relazione con la governante della famiglia; questa unione, che il giovane Magritte non riesce ad accettare, mina profondamente il rapporto tra i due.

Dopo il trasferimento della famiglia a Charleroi (città in cui incontrerà la sua futura moglie, Georgette) si iscrive all’Athenée Royale Mixte, dove non riesce a ottenere profitto in nessuna disciplina, tranne che nel disegno, materia per la quale è davvero molto portato.

L’iscrizione all’Académie Royale des Beaux-Arts a Bruxelles risale al 1916, qui ha modo di frequentare i corsi di paesaggio, decorazione, letteratura, anatomia e prospettiva.

Le sue opere giovanili tradiscono l’influenza della Scuola dell’Aja, e della francese Scuola di Barbizon entrambe votate al realismo.

La sua prima esposizione è al Centre d’Art, nella capitale belga; nelle opere che qui presenta possono essere individuate tracce dell’espressione artistica dei Futuristi Italiani e di Matisse.

Tre donne in un interno

Più tardi, negli anni 20, sarà l’architetto formulatore delle teorie puriste Charles-Eduard Jeanneret, meglio noto come Le Corbusier, a indirizzare la strada del pittore. Questo scambio è facilmente notabile in opere come “Tre donne in un interno” del 1923. Le donne protagoniste del dipinto non vengono caratterizzate da alcun tipo di particolare. Nemmeno l’ambiente che le ospita è indagato, e ogni elemento ornamentale è completamente annullato.

In questi anni la sua ricerca è volta anche ai linguaggi della pubblicità, tra i suoi lavori del tempo, infatti, figurano anche poster e annunci pubblicitari.

La svolta, tuttavia, avviene nel 1923 quando Magritte viene a conoscenza della poetica del pittore metafisico Giorgio de Chirico. Le strane atmosfere descritte da questo artista lo invitano ad avvicinarsi a un genere di linguaggio che diventerà poi “Surrealista”.

Dobbiamo comunque ricordare che gli studiosi hanno riconosciuto momenti diversi nella sua poetica. Tra le differenti fasi c’è per esempio quella detta “dell’impressionismo” o “periodo Renoir”. Lo scopo delle opere che Magritte crea negli anni della Seconda Guerra Mondiale è appagare la vista degli spettatori e suscitare in loro sensazioni di piacere. Dice Magritte:

“Lascio ad altri il compito d’inquietare, di terrorizzare, e continuare a confondere”.

Alcune sue opere, invece, si distinguono grazie alla presenza di oggetti e ambienti quotidiani rappresentati dall’artista come se fossero fatti interamente in pietra.

Un altro filone, più tardo, è quello in cui ogni oggetto appare sovradimensionato rispetto all’ambiente che lo accoglie.

Ma in questo articolo desideriamo approfondire il Magritte surrealista.

La finestra

Il primo quadro ascrivibile alla corrente del Surrealismo è del 1925 e titola: “La finestra”. In primo piano vediamo una striscia di colore scuro che sembra essere un ripiano, sopra c’è una piramide, poco oltre un’apertura, una mano galleggia nell’aria, vicino a questa mano un uccellino con le ali spiegate. Sulla sinistra un drappo e sullo sfondo un paesaggio con una stradina percorsa da un uomo.

I due amanti

I quadri di Magritte che conosciamo meglio appartengono a questo periodo: “Le due sorelle” (1925), in cui viene ripreso il dialogo con de Chirico, “I due amanti”, i cui protagonisti si avvicinano in un bacio, reso impossibile dai veli che ricoprono del tutto le loro teste e “La voce dell’aria”, che indaga i temi cardine della fantascienza, ossia lo spazio e la meccanica.

Il tradimento delle immagini

Importantissimo è “Il tradimento delle immagini”: dipinto dal titolo emblematico. Vediamo uno sfondo neutro e il disegno assai realistico di una pipa. È la didascalia, però, a gettarci in confusione: “Ceci n’est pas une pipe” (questa non è una pipa). Qual è il rapporto che intercorre tra le parole e le immagini? Di cosa dobbiamo fidarci: di ciò che percepiamo con i nostri occhi o di ciò che impariamo a conoscere con l’intelletto?

La condizione umana

Un’altra opera che gioca sugli slittamenti di significato e sulla potenza dell’immagine è: “La condizione umana”: siamo davanti a una finestra; la vista si apre su un paesaggio con albero, ma se osserviamo bene, scopriamo di essere in realtà di fonte a una tela, possiamo, infatti, scorgere il suo bordo chiodato e le tre gambe del cavalletto che la sorregge.
La tela è posizionata esattamente davanti alla finestra e quindi non possiamo essere certi del fatto che la porzione di natura dipinta su di essa corrisponda esattamente alla realtà retrostante.

Il titolo dell’opera parla da sé.

Le opere di Magritte riescono ancora oggi a suscitare dubbi e perplessità; a volte mettendo in discussione le nostre piccole certezze quotidiane, altre volte descrivendoci come reali situazioni che non lo sono minimamente.
È già passato del tempo dalla “nascita” di questi dipinti, è vero, ma l’ironia di cui si fanno portatori non è invecchiata di un secondo, anzi, ha avuto il potere di rendere immortale il genio che le ha dato forma e colore: René Magritte.