Notre Dame De Paris: all’amore che mai non muore

E’ stato per semplice piacere di scrivere musica che i due artisti Riccardo Cocciante e Luc Plamondon hanno creato, nel 1998, una delle opere più magnifiche conosciute al mondo. Andata in scena per la prima volta a Parigi, accompagnata dalla regia di Gilles Maheu, lo spettacolo porta sul palco la struggente tragedia dell’autore Victor Hugo: ‘Notre Dame de Paris‘.
In Italia vedrà il suo debutto nel 2002, grazie alla collaborazione del produttore scomparso lo scorso 27 gennaio – David Zard – e con i testi di Pasquale Panella.

A cura di Sabrina Pintor

La trama si sviluppa nella Parigi del 1482 intorno ad una giovane zingara, Esmeralda (Lola Ponce), ed all’amore che tre uomini iniziano a provare per lei. Gli uomini in questione sono: Febo (Graziano Galatone), il capitano degli arcieri del re, Frollo (Vittorio Matteucci), l’arcidiacono di Notre Dame ed infine Quasimodo (Gio Di Tonno), il fedele campanaro gobbo di quest’ultimo.
Tre uomini. Tre amori completamente diversi. Il primo, infatti, prova solo attrazione fisica per la ragazza, pur essendo l’unico dei corteggiatori ad essere ricambiato da Esmeralda – poiché aitante e di bell’aspetto; il secondo invece prova un amore carnale, pieno di passione, ma anche di rabbia, perché una semplice gitana è riuscita a mettere in discussione un’intera vita votata alla religione ed alla scienza, rendendo tutto privo di senso davanti alla visione di lei che balla sulla piazza; l’ultimo dei tre, il più sfortunato, è colui che più di tutti prova per lei quello che comunemente definiremmo con la parola “amore”. Nonostante ciò, non riesce a guadagnare più di una tenera amicizia dalla giovane, a causa del suo brutto aspetto.

Altri personaggi di spessore presenti nell’opera sono Clopin (Marco Guerzoni), il fratello di Esmeralda, che rappresenta la massima autorità gitana, “il re degli zingari”, e Gringoire (Matteo Setti), il poeta bohémien che nello spettacolo incarna la figura del narratore, il quale accompagna gli spettatori, ma che al tempo stesso prende parte in prima persona agli avvenimenti e simpatizza con i protagonisti.

http://www.cosenzapage.it – Fabio Orlando, 2016

‘Notre Dame de Paris’ è un’opera popolare e ciò che la distingue maggiormente da un semplice musical è lo sviluppo dell’azione teatrale, allestita in maniera da risultare semi-scenica: infatti, i cantanti interpretano i brani senza però interagire direttamente con il corpo di ballo – magistralmente diretto da Martino Müller – il quale esegue separatamente eccezionali coreografie quasi circensi e forse paragonabili alla portata del Cirque du Soleil, durante ogni canzone.

Il cast è formato da un gruppo di artisti i quali, inizialmente, erano stati selezionati in modo tale da risaltare il loro talento e non la loro fama – infatti, nessuno di loro poteva essere considerato popolare quando i teatri e gli stadi iniziarono ad ospitare lo show – soprattutto gli stadi, poiché lo spettacolo necessita di 400 metri di struttura a traliccio per poter fissare gli strumenti scenotecnici e 150 teste mobili controllate da due diverse console.
Successivamente, la bravura degli interpreti li ha resi noti e profondamente amati dal pubblico più affezionato.

Per quanto riguarda i testi, le straordinarie parole di Pasquale Panella – fedelissime alla versione francese – riescono ad esprimere in modo impeccabile non solo quello che sta succedendo, ma anche le emozioni provate dai personaggi. Quasimodo, che guardando Esmeralda sospira “bella: la parola ‘bella’ è nata insieme a lei”, oppure Esmeralda, la quale inizialmente fugge dall’arcidiacono e – seppur spaventata – ricomincia a sperare cantando “vivere per amare, amare quasi da morire, morire.. dalla voglia di vivere”, o anche Frollo, che, quando realizza il sentimento per la gitana e lo sgretolamento delle sue convinzioni, grida “ti spio, ti voglio, t’invoco.. io sono niente e tu vera”, sono solo alcune delle meravigliose frasi presenti in questo spettacolo.

http://www.centralpalc.com

‘Notre Dame de Paris’ è particolarmente apprezzato perché dona allo spettatore la possibilità di sentirsi parte della storia, ma senza scomodarlo troppo:  ti permette, infatti, di restare seduto mentre intorno a te riprende forma “il tempo delle cattedrali, della statua, della musica e della poesia”. Ti concede di vedere la Place de Grève, il Val D’Amore, la Corte dei Miracoli, luoghi ormai non più esistenti o mai esistiti, senza farti muovere dal tuo posto. Scuote il tuo corpo con la musica, con i balli, eppure non ti muovi. E, cosa più sorprendente, ti mantiene indenne  mentre ti spezza il cuore.
Quindi probabilmente è per questo che rapisce così tanto il suo pubblico: supera di gran lunga ciò che le persone definirebbero “intrattenimento”.

Roberto Testa

Sono Roberto, un giovane di 20 anni. Studio Storia presso l’Università degli Studi di Torino e Contrabbasso Jazz presso il Conservatorio "G. Verdi" di Torino. La storia è molto probabilmente la passione più grande della mia vita, insieme alla musica, alla filosofia e alla politica..