Maurizio Cattelan: meraviglia e provocazione

Facciamo una piccola scommessa; ci state?

Scommetto che sentendo dire le parole: “artista contemporaneo”, “italiano” e “provocatorio” il pensiero della maggior parte di voi vola a Maurizio Cattelan.

 

Maurizio Cattelan è, infatti, tutto questo e molto altro.

 

 

 

 

 

Nasce nel 1960 a Padova. Il suo papà è camionista e la sua mamma donna delle pulizie. Vive un’infanzia tutt’altro che semplice e inizia a lavorare giovanissimo, dedicandosi alle attività più disparate; in principio come apprendista giardiniere, più tardi come venditore di oggettistica sacra presso la Basilica di Sant’Antonio; tuttavia, perde presto questo impiego per aver “vandalizzato” alcune delle statuette dei santi. Dai 18 anni, poi, è commesso in una lavanderia e assistente infermiere in un ospedale.

 

L’arte, però, lo stava aspettando dietro l’angolo per tendergli un agguato.

 

Vedendo un’opera di Michelangelo Pistoletto in una vetrina, decide di visitare una mostra lui dedicata: per Cattelan è una vera e propria “rivelazione”, che lo porta ad acquistare il suo primo libro di storia dell’arte:

 

“un giorno sono entrato in un negozio e ho comprato il mio primo libro di Giulio Carlo Argan. Ho passato la notte sveglio a guardare le foto e mi sembrava di impazzire dalla bellezza. Ho sempre amato sapere che nel mio rapporto con l’arte non c’è mai stata determinazione ma curiosità”

 

A Forlì, dove si trasferisce poco dopo, si dedica a costruire vari tipi di oggetti d’arredamento, il cui numero aumenta a dismisura in seguito al viaggio del 1985 nella città sacra dell’arte contemporanea: New York.

Dal 1989 inizia a prendere parte alle sue prime esposizioni collettive.

 

 

Lessico Famigliare 1989

 

 

Ed è proprio il 1989 l’anno che ha visto la nascita di “Lessico Famigliare”. Lavoro considerato da molti come la prima opera d’arte di Maurizio Cattelan. Si tratta di uno scatto in bianco e nero che ritrae l’artista stesso a torso nudo mentre con le mani appoggiate al petto disegna la sagoma di un cuore. La fotografia è contenuta in una cornice argentata appoggiata a un tavolino di legno su cui poggiano anche due candelabri privi di candele. Il titolo riprende quello del celebre romanzo di Natalia Ginzburg e pare voler mettere in guardia il pubblico. Forse, siamo davanti a una forma di denuncia verso lo strano narcisismo dell’uomo contemporaneo, che viene esacerbato ogni giorno dall’uso di mezzi di comunicazione di massa come la televisione.

 

“Lessico famigliare” non è l’unica composizione che vede Cattelan sia come autore che come protagonista.  L’artista, infatti, per veicolare le sue provocazioni fa spesso uso della sua immagine, che ormai è diventata iconica come quella di un divo.

 

“Super Us”, lavoro del 1992, è un chiaro esempio di questo aspetto.

L’opera consta di 50 suoi ritratti basati su altrettante descrizioni fatte da alcuni amici e parenti, disegnati da ufficiali di polizia addetti agli identikit, che non l’avevano mai visto. L’esito è impressionante e ci permette di capire quanto la percezione che ciascuno di noi ha di se stesso possa differire rispetto alla stessa idea di noi elaborata dalle persone che fanno parte della nostra vita e della nostra routine.

 

 

Charlie Don’t Surf 1997

 

L’esperienza autobiografica ritorna anche in “Charlie Don’t Surf” (1997), composizione conservata presso il Museo d’ arte contemporanea di Rivoli. Il visitatore entra nella stanza e vede, di spalle, Charlie: un manichino con le fattezze di un bambino.  Charlie Indossa una tuta e siede a un banco di scuola con il volto rivolto a una finestra, dalla quale, però, non può vedere nessun paesaggio perché entrambi i vetri sono coperti da pesanti tende opache. Quando ci si fa più vicini a lui non si può non notare che ha due matite conficcate nelle mani stese sul banco. L’opera parla della non facile esperienza vissuta dall’artista a scuola e delle infinite contraddizioni legate alla sfera dell’insegnamento e dell’educazione.

 

Bibidibobidiboo 1996

 

Tra i soggetti più frequenti di Cattelan, poi, non si possono non ricordare gli animali, che, imbalsamanti o impagliati, compaiono frequentemente nei suoi lavori. Asini, cavalli, cani, gatti, galli, pulcini, piccioni e scoiattoli, che come in una in un moderno racconto di Esopo impersonano i vizi e le virtù dell’essere umano. In “Bibidibobidiboo” (1996) uno scoiattolino si è appena tolto la vita nella sua solitaria cucina sparandosi un colpo di pistola alla testa. Un’immagine davvero amara, la cui ironia è accentuata dal titolo che evoca un’allegra canzone per bambini firmata Disney.

 

 

La nona ora 1996

 

La tagliente sagacia di Cattelan non ha risparmiato nemmeno personaggi chiave della storia dell’umanità come Papa Giovanni Paolo II: protagonista di un’opera che critica non la religione, ma il potere, considerato nei suoi aspetti più generali. “La nona ora” è una statua del pontefice, che, colpita da un meteorite, giace su un tappeto rosso che ricorda il sangue di Cristo, versato durante la Passione. “Him”, invece, ha bisogno di poche presentazioni: Adolph Hitler sta inginocchiato con le mani intrecciate davanti a sé, come in atto di preghiera. La sua espressione è difficile da descrivere.

Molto è stato lo scalpore suscitato da questo lavoro; il suo valore in poco tempo è salito a dismisura e nel 2016 è stato venduto dalla casa d’aste Christie’s New York per 17 milioni di dollari.

 

Dopo la spettacolare mostra antologica allestita al Guggenheim Museum di New York nel 2011 decide di smettere di lavorare come artista, dedicando le proprie attenzioni e le proprie energie ad altre attività. Cura mostre (come “Shit and die”, nell’ambito della fiera d’arte “Artissima 2014” a Torino) ed è cofondatore della rivista “Toilet Paper”

 

Nel 2016, però, torna con una nuova, sorprendente opera “America”: un WC ricoperto d’oro, che viene esposto nei bagni del Guggenheim, dove viene realmente utilizzato dai visitatori del museo.

 

America 2016

 

Recentemente questo lavoro è stato protagonista di una vicenda particolare.

 

Secondo il Washington Post il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump avrebbe chiesto in prestito all’importante fondazione una tela di Van Gogh per i propri appartamenti privati. Per tutta risposta, la curatrice Nancy Spector avrebbe a sua volta offerto, di comune accordo con l’artista, niente meno che il prestito dell’opera “America”.

 

 

In fin dei conti, poco importa se la scommessa è stata vinta o persa. Le parole “artista contemporaneo”, “italiano” e “provocatorio” sono davvero tra le più utili per descrivere la personalità e la poetica di Maurizio Cattelan, che, dal giorno del suo debutto da protagonista nel mondo dell’arte, non ha mai smesso di stupire il suo meravigliato pubblico.

Maria Novella Tavano