Xavier Dolan: Les Amours Imaginaires

A cura di Veronica Vair

Ha soli 21 anni Xavier Dolan quando scrive, dirige e recita il suo secondo lungometraggio. Il giovane regista canadese ci induce a scavare in noi, a ritrovare emozioni e sensazioni che abbiamo provato, lo spettatore si immedesima nel personaggio e per un’ora e quaranta minuti circa, viene catapultato in una storia: le scene prendono vita, le luci, i colori, le musiche sono scelte accuratamente, un’atmosfera intima si sente nell’ aria e la pelle d’oca è inevitabile.

“Les Amours Imaginaires” è una storia d’ amore, l’amore vero, che per la maggior parte delle volte non è corrisposto. Innamoramento, speranza, dichiarazione, rifiuto, toccare il fondo, segnare un’altra linea e ricominciare da capo.
Francis e Marie sono migliori amici, incontrano Nicolas, ed entrambi perdono la testa per lui. Nicolas è bello, intelligente, seducente; tra i tre si crea un’amicizia particolare, e i due amici si ritrovano a fare di tutto per attirare le attenzioni del loro amato. Sia Marie che Francis si sentono speciali per lui, non riescono a capire chi sia tra i due il preferito, entrambi aspettano che Nicolas faccia una scelta, ma non sarà così . Nicolas non ama nessuno dei due, si diverte a vedere fino a che punto si possano spingere per conquistarlo. L’apice della tensione giunge quado i tre si recano in campagna, Francis e Marie si ritrovano a litigare mentre Nicolas, con il suo sorrisetto, dice: “sono stufo della campagna torno in città, chi mi ama mi segua.”

Quanto ci sforziamo per farci amare? A volte siamo quasi patetici. Tra una scena e l’altra del film sono inseriti monologhi di persone che raccontano le loro storie d’amore finite male; il tema di fondo di tutto questo è il rifiuto, la vergogna che sentiamo quando sappiamo che il nostro amore non è ricambiato, ma proviamo, proviamo, proviamo, fino a quando il “no” ci viene servito in modo così palese e amaro, che ci sembra di sprofondare. Vogliamo che non sia mai successo, in quel momento, vogliamo solo scomparire, accendiamo la nostra sigaretta e lasciamo che il fumo nasconda il nostro evidente disagio. “Mi piace fumare. Fumare una sigaretta è come dimenticare. Quando tocco il fondo è tutto ciò che mi rimare. Accendi. Fuma. Stai zitta. Il fumo nasconde la merda.”

Quante volte nella nostra vita ci siamo ritrovati a dare tutto per le persone sbagliate? Tempo perso e false speranze. Francis incide in un angolo del suo bagno delle linee sbarrate, tagli sul cuore che simboleggiano ogni rifiuto.

Il desiderio di essere amati, di essere importati per qualcuno è un pensiero fisso. Marie si confida con la sua parrucchiera dicendo che: “Non ha niente a che fare con il sesso, quello non è così importante. L’importante è risvegliarsi con qualcuno. E’ il cucchiaio. Dormire a cucchiaio e risvegliarsi con il respiro della persona che ami accanto a te. Questo è il cucchiaio.”