Simon & Garfunkel: A heart in New York

A cura di Marco Cingottini

Hello darkness, my old friend” (Salve oscurità, mia vecchia amica) è lo splendido incipit di “The sound of silence” uno dei brani più celebri del secolo scorso, scritto da un autore straordinario che si chiama Paul Simon, e che negli anni 60 insieme al suo amico d’infanzia Art Garfunkel formò un duo formidabile chiamato semplicemente Simon & Garfunkel.

Il 19 settembre 1981 furono protagonisti di un concerto a Central Park in New York, di fronte a circa 500.000 spettatori, che è passato letteralmente alla storia, anche grazie anche alla pubblicazione del disco, che documenta nella sua quasi totalità l’intera serata che è diventato un best seller con milioni di copie vendute e recentemente ristampato in versione CD+DVD con l’audio completamente rimasterizzato.

http://schedule.wttw.com/series/22962/Simon-and-Garfunkel-The-Concert-In-Central-Park/

Il successo del concerto è da ricercare nel fatto che dal loro scioglimento definitivo, avvenuto nel 1970 dopo la pubblicazione del loro ultimo lavoro “Bridge over troubled water”, tra l’altro il più acclamato della loro discografia, i due non si erano praticamente più esibiti insieme e quindi questo rappresentò un evento in piena regola. Per chi li conoscesse poco o niente, deve sapere che negli anni 60, grazie anche alla partecipazione alla colonna sonora del film “Il Laureato”(1967), che vedeva protagonisti  Dustin Hoffman e Anne Bancroft, con brani del calibro di “Mrs Robinson”  “April come she will” e la magica rilettura di un traditional come “Scarborough Fair”, conobbero un successo planetario diventando, grazie anche al talento compositivo di Simon, uno dei gruppi più popolari del decennio, soprattutto nell’ambito di un genere definito, ma io odio le etichette, pop-folk . La loro forza risiedeva nella bellezza dell’incrocio tra le splendide melodie e l’impasto delle due voci, tra cui spiccava quella di Garfunkel capace di elevare brani come “Bridge over troubled water” a livelli incredibili, andate a sentirvi la sua interpretazione proprio in questo concerto.

Quella sera Simon & Garfunkel offrono al pubblico di New York una performance straordinaria sciorinando tutto il repertorio che li aveva resi celebri, a cominciare proprio da quella “Mrs Robinson”, de “Il Laureato” , che infiamma immediatamente Central Park e fa ritornare tutti indietro nel tempo, passando per “Homeward Bound” scritta da Simon al ritorno dalla sua esperienza londinese avuta durante una breve pausa del loro sodalizio, “Me and Julio down by the Schoolyard” altro brano che li aveva resi celebri, senza disdegnare però di suonare brani della carriera solista di Simon, quali la dolcissima “Still Crazy after all these years” o la latineggiante e trascinante, i due la risuoneranno come ultimo bis, “Late in the Evening”.

Ma la parte del leone la fanno i brani che ancora oggi a distanza di anni sono amatissimi “Bridge over troubled water”, “America”, “The Boxer” e chiaramente il brano che io amo di più e cioè “The sound of silence”, il loro primo singolo che curiosamente fece successo solamente un anno dopo la sua pubblicazione. Tra le altre composizioni eseguite spicca la bellissima “A Heart in New York” scritta da Benny Gallagher e Graham Lyne e splendidamente cantata come omaggio proprio alla Grande Mela e poi “Wake up little Susie”, “Slip Slidin’ Away” “Old Friends“ “The 59th Street Bridge Song” in un concerto che ti trascina senza fiato e senza un attimo di pausa in un universo meraviglioso. Qui è doveroso citare gli straordinari musicisti che li hanno accompagnati: Steve Gadd e Grady Tate( batteria e percussioni) – David Brown e Pete Carr (chitarre) – Anthony Jackson (basso) – Richard Tee (tastiere) – Rob Mounsay (sintetizzatori) e la sezione fiati composta da John Gatchell  – John Eckert (trombe) e Dave Tofani – Gerry Niewood (sassofoni), senza di loro non staremo qui dopo 35 anni a parlare di un concerto che ha decisamente fatto epoca.

http://magnum1971mixes.blogspot.it/2016/12/simon-and-garfunkel-america-1968.html

Che dire di più, se uno guarda le immagini rimane colpito dalla particolarità del palco, scarno ed essenziale, sembra quasi la riproduzione del tetto di una fabbrica, tutto l’opposto di quelli mastodontici e pieni di effetti a cui siamo abituati oggi, così da poter assaporare in pieno la musica, e sentire i brividi che ti provoca ascoltare dei brani di questa intensità nell’esecuzione delle sue magistrali armonie vocali e delle melodie ancora oggi, dopo tanti anni ancora affascinanti: grazie Paul Simon e Art Garfunkel di averci regalato una notte che nessuno, soprattutto un appassionato di musica, potrà mai dimenticare.

Voglio concludere questo breve ricordo non solo dell’evento, ma di due straordinari performers con il testo  della loro “The Sound of Silence”. Questo per me è poesia pura.

Hello darkness my old friend,
I’ve come to talk with you again
Because a vision softly creeping
left it’s seeds while I was sleeping
And the vision that was planted in my brain
still remains, within the sounds of silence

In restless dreams I walked alone,
narrow streets of cobblestone
‘neath the halo of a streetlamp
I turned my collar to the cold and damp
when my eyes were stabbed by the flash of a neon light
split the night… and touched the sound of silence

And in the naked light I saw
ten thousand people maybe more
people talking without speaking
people hearing without listening
people writing songs that voices never share
noone dare, disturb the sound of silence

Fools said I you do not know,
silence like a cancer grows,
hear my words that I might teach you
take my arms that I might reach you
but my words, like silent raindrops fell…
and echoed the will of silence

And the people bowed and prayed,
to the neon god they made
And the sign flashed out its warning
in the words that it was forming
And the sign said, “The words of the prophets
are written on the subway walls, and tenement halls
and whisper the sounds of silence.

Salve oscurità, mia vecchia amica
ho ripreso a parlarti ancora
perché una visione che fa dolcemente rabbrividire
ha lasciato in me i suoi semi mentre dormivo
e la visione che è stata piantata nel mio cervello
ancora persiste nel suono del silenzio

Nei sogni agitati io camminavo solo
attraverso strade strette e ciottolose
nell’alone della luce dei lampioni
sollevando il bavero contro il freddo e l’umidità
quando i miei occhi furono colpiti dal flash di una luce al neon
che attraversò la notte… e toccò il suono del silenzio

E nella luce pura vidi
migliaia di persone, o forse più
persone che parlavano senza emettere suoni
persone che ascoltavano senza udire
persone che scrivevano canzoni che le voci non avrebbero mai cantato
e nessuno osava, disturbare il suono del silenzio

“Stupidi” io dissi, “voi non sapete
che il silenzio cresce come un cancro
ascoltate le mie parole che io posso insegnarvi,
aggrappatevi alle mie braccia che io posso raggiungervi”
Ma le mie parole caddero come gocce di pioggia,
e riecheggiarono, nei pozzi del silenzio

e la gente si inchinava e pregava
al Dio neon che avevano creato.
e l’insegna proiettò il suo avvertimento,
tra le parole che stava delineando.
e l’insegna disse “le parole dei profeti
sono scritte sui muri delle metropolitane
e sui muri delle case popolari.”
E sussurrò nel suono del silenzio


 

Roberto Testa

Sono Roberto, un giovane di 20 anni. Studio Storia presso l’Università degli Studi di Torino e Contrabbasso Jazz presso il Conservatorio "G. Verdi" di Torino. La storia è molto probabilmente la passione più grande della mia vita, insieme alla musica, alla filosofia e alla politica..