4 dicembre : un Referendum complicato

Che il 4 dicembre si dovrà andare a votare è una cosa ormai ben assodata.
Che poi si tratta di un referendum, lo sappiamo pure.
Che il referendum riguarda la Costituzione, la maggior parte lo sa.
Che chi vota “Sì” vuole confermare la Riforma Costituzionale e chi vota “No” vuole respingerla, ormai dovremmo saperlo, dato che la televisione ed internet ci bombardano quotidianamente.
E fino a qui, ci siamo. O almeno, dovremmo esserci.
Ma il resto?


Quanti elettori hanno letto effettivamente l’intera riforma? Quanti si sono informati? Quanti sono andati a studiare o a rileggere le vigenti norme riguardanti lo Stato (e quindi la Costituzione), ordinamenti, leggi e contenuti simili? Non sta a me rispondere : ognuno sa ciò che ha fatto.
Ma quanti invece non l’hanno fatto, vuoi per disinteresse, vuoi per “ignoranza” (mancanza di conoscenza di elementi basilari della cittadinanza e dell’organismo statale)? E quanti l’hanno fatto ma hanno capito poco, se non nulla? E ora una domanda più diretta : quanti, tra i vostri amici, riescono ad argomentare e a motivare la loro posizione?
E’ indubbio che siamo chiamati a schierarci e l’opinione pubblica è divisa in due parti.

Il referendum è un momento diverso da quello delle elezioni politiche, perché è l’unica forma che abbiamo di democrazia diretta. Il popolo tutto, ogni piccolo atomo del nostro paese (tolti i giovani minorenni), è chiamato a decidere, una volta tanto, sulla base di un quesito che ci è posto. Decidere se approvare un qualcosa o se rifiutarla : è una responsabilità, mica si scherza. Non ci sono né partiti né alleanze in mezzo, o meglio, non si devono scegliere né partiti né personaggi politici da votare, motivo per il quale non valgono più le scuse della serie “i politici sono tutti gli stessi”, “non so chi votare, c’è troppa gente”, “questo partito mi ha deluso” e via dicendo, perché la scelta è tra due cose, non c’è altra via di uscita (e non vale nemmeno la scusa “i politici non mantengono le promesse”, perché qui si parla di leggi che diverranno – o no – subito effettive).

 

referendum

 

E’ come quando sei solo e hai davanti un leone che ti sta rincorrendo perché vuole sbranarti : o scappi, o lo ammazzi. Non c’è alternativa. Se non fai nulla, muori, muori d’indifferenza come chi non vorrà andare a votare giorno 4 o comunque non sceglierà di stare da una parte. Liberissimo di farlo, per carità, ma è una grossa opportunità buttata al vento, e non solo : votare è un diritto, ma anche un dovere. Soprattutto in un caso del genere.

Ma torniamo più specificamente a questo referendum  e prendiamo un caso tipico (augurandoci che una cosa del genere non accada) : chi non è informato del referendum e ha visto solo qualche manifesto o qualche spot in televisione, ma comunque decide di andare a votare (ora non consideriamo la parte che sceglierà di appoggiare).

Questa persona allora si reca tranquillamente quella domenica mattina al seggio elettorale e riceve il “foglio” sul quale apporre la sua X di preferenza. Magari qualcuno gli ha suggerito di leggere il quesito, e allora lui lo fa. Legge e vota. Magari non sa effettivamente perché sta andando a votare e soprattutto cosa sta votando, perché il quesito referendario non può in alcun modo riassumere quanto scritto nella proposta di legge (circa una quarantina di pagine)! Tralasciando il fatto che è stato scritto in una maniera troppo semplicistica – forse per renderlo “alla portata di tutti” – il quesito trae in inganno l’elettore, che sia convinto sostenitore del Sì o del No! La Corte di Cassazione ha confermato, già in settembre, la conformità del quesito alla proposta di legge : ma come si può riassumere un testo di 40 pagine in 4 righe? Come puoi fare capire al cittadino la proposta di legge?

Allora qui ritorna quel problema : la mancanza di informazione effettiva. Le campagne elettorali di entrambi gli schieramenti sono prive di contenuti e piene di slogan, di mini-riassunti incompleti sui motivi per cui votare Sì o No.
Come rispondere a questo inevitabile problema? La propaganda politica o elettorale è un sistema di comunicazione, per cui deve rendere semplice ed efficace il proprio messaggio alla “massa”, al pubblico in modo da renderlo comprensibile a tutti : nessuno riceverebbe attenzione se scrivesse o raccontasse pagine e pagine, ore e ore di proposte di legge!

La risposta la possiamo trovare noi, semplicemente noi, separandoci da questo mondo di propaganda e “informazione” perlopiù veicolata e leggere gli atti ufficiali, le proposte di legge, e quindi studiarne e cercare, con occhio critico, di capire i pro e i contro. È un lavoro che indubbiamente chiede tanto tempo e determinate conoscenze, ma credetemi che ne vale davvero la pena. Solo con una risposta del genere, culturale ed indipendente, possiamo capire quale può essere la scelta migliore per il nostro paese.

Se il problema fosse di ordine generale, poco influente, un problema come tanti altri, non mi sarei dilungato più di tanto e non avrei insistito sull’importanza dell’informazione. Però si dà il caso che il referendum è “costituzionale”, e la Costituzione è lo scheletro del nostro paese : modificare la Costituzione (e la riforma propone diverse modifiche, non una sola) è come subire un trapianto, o un qualsiasi altro intervento “pesante”; non stiamo parlando mica di calmierare i prezzi delle caramelle o di abolire i bagni pubblici, con tutto rispetto. Questo referendum ha un peso simile alla decisione di entrare o no in guerra, di aderire ad un’alleanza internazionale, di scegliere un nuovo sistema di governo.. Insomma, una questione davvero fondamentale per la vita del Paese!

A mio parere, se posso permettermi, è semplicemente vergognosa la maniera in cui la Costituzione oggi viene trattata. Siamo arrivati al punto di parlarne come se fosse uno dei più caldi argomenti di gossip, come se fosse una partita di campionato o come un’altra “televisionata” del genere. La Costituzione viene banalizzata da tutti questi programmi e da tutte queste sceneggiate di talk show, e la sua importanza a livello storico-politico per il nostro paese è ormai ricordata davvero da pochi.

La Costituzione è anche l’identità del Paese, è il frutto della storia di “ieri”, il presente della realtà di oggi e il “bene comune” che dobbiamo preservare ed affidare alle generazioni future. E con ciò non intendo dire che la Costituzione deve essere immutata nel tempo e che il testo deve essere quello originario (poiché è un prodotto umano, e come tale è per “natura” imperfetto per cui la si può sempre migliorare), ma che la sua importanza e il suo valore non possono essere annichilite da delle povere e vuote campagne elettorali, dal populismo e dalla scarsa qualità dei mezzi di comunicazione di massa.

La Costituzione va letta e studiata, dalle scuole elementari all’università, e non tramite un indottrinamento della serie “segui queste regole e basta”, ma attraverso un insegnamento che porti alla formazione di un individuo consapevole che sia quindi in grado di agire, criticare e pensare con la propria testa. La Costituzione non è un giocattolo : è l’insieme di leggi che regolano, nel grande, il nostro vivere. È quella cosa che ci detta i modi e le regole attraverso cui dobbiamo governarci.
Se non le conosciamo, come facciamo a rispettarle? Ma soprattutto, come facciamo a pensare di modificarle?
Prenderemo mai coscienza di essere cittadini e non semplici persone?
Saremo mai consapevoli delle nostre scelte?
Riusciremo mai ad informarci e a partorire un pensiero personale, con tutta la tecnologia e le possibilità che abbiamo a disposizione nel 2016?
Saremo in grado di decidere, una volta per tutte, se dire Sì o se dire No?
P.S. : Qui trovate tutto il materiale riguardante la Proposta di Riforma Costituzionale (direttamente da Camera.it)

Roberto Testa

 

Roberto Testa

Sono Roberto, un giovane di 20 anni. Studio Storia presso l’Università degli Studi di Torino e Contrabbasso Jazz presso il Conservatorio "G. Verdi" di Torino. La storia è molto probabilmente la passione più grande della mia vita, insieme alla musica, alla filosofia e alla politica..