Charlie Hebdo e la libertà di parola : usa la penna, non il fucile.

09.01.2015

Ripugnante ciò che è accaduto 2 giorni fa a Parigi, nella redazione di “Charlie Hebdo”, famosa e pungente rivista satirica francese, dove sono stati uccisi 12 uomini tra giornalisti, vignettisti e agenti di polizia. Sono stati identificati due assassini, di nazionalità franco-algerina, poiché avevano dimenticato dei documenti nella macchina con la quale erano fuggiti, ma ciò non riesce a ripagare il danno che è stato fatto. Non si possono accettare più azioni del genere, non si possono soprattutto colpire gli innocenti e chi si fa una risata sulle vicende attuali, sulla politica e sulla religione : ridere, come scrivere e avere il proprio pensiero, è una libertà e un diritto di tutti che nessuno può toglierci. Ed in ogni caso, il rispetto della parola è fondamentale : non possiamo rispondere, a chi ci critica o ci deride, con un colpo di fucile.
La gente è stanca di tutta questa violenza, di tutta questa prevaricazione dell’uno sull’altro e di questa ingiustizia. Noi di “Tra il cuore e la mente”, lottiamo (con la nostra arma più forte, che è la parola), affinché avvenimenti simili non si verifichino più, poiché non fanno altro che disonorare la figura dell’uomo, che, come diceva Aristotele, è un “animale politico e razionale”.

USA LA PENNA, NON IL FUCILE.

Per arricchire il mio articolo, sono andato in cerca di opinioni e pensieri tra i giovani, di età compresa tra i 16 e i 23 anni.

 

Daniele, 16 : Io penso che “Je suis Charlie” voglia dire più che voler mostrare il proprio supporto alle famiglia delle vittime (che in fin dei conti a loro importa relativamente) essere a favore della libertà di pensiero più totale. Non c’è nulla di così “intoccabile” da non poter essere oggetto di satira o di presa in giro: bisogna essere in grado di ridere anche sul più triste degli avvenimenti (senza per questo ignorare la sua gravità). E gli estremisti fanno proprio l’opposto: c’è chi per i propri ideali arriva a uccidere, ed è assurdo. La libertà di espressione deve arrivare dove finisce la libertà (di qualunque tipo) del prossimo. Quindi, siamo Charlie, almeno per ciò che conta davvero.

 

Eleonora, 16 : «Preferisco morire in piedi che vivere in ginocchio»
L’unica arma di difesa di Charlie era la matita, e lui ha preferito usarla a testa alta anziché arrendersi a delle minacce inutili. Io lo vedo così, un po’ come un super eroe che difende non solo i propri diritti, ma anche quelli degli altri suoi colleghi di TUTTO IL MONDO. Io sono Charlie, e tu non puoi violare il mio diritto alla parola.

 

Arianna, 17 : Secondo me la libertà di stampa è la libertà dell’individuo per eccellenza. Perché stampa equivale a pensiero. Certamente questo può essere condiviso o no (neppure io ho sempre condiviso la forte satira di Charlie Hebdo, il quale, da buon satirista, “doveva avere dei limiti e doveva superarli”), ma “Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu lo possa dire“. Con l’attentato a Charlie Hebdo non ritorniamo indietro di uno, due, qualche decennio, ma, nell’ambito della Francia, alla Rivoluzione Francese del 1798, che sciolse la stampa dai pesanti vincoli a cui era stata finora sottoposta. Je suis Charlie, questa è la frase che circola nel web e sui giornali nei giorni seguenti alla guerra tra fucili e matite. Perché ognuno di noi è Charlie, ognuno di noi è un individuo che può anzi deve esprimere il proprio pensiero senza essere ignavo o avere paura nel dire la propria. Il giornale è sempre stato l’intermediario tra la realtà e la gente, la chiave della società. Oggi uccidono i giornalisti perché usano matite, domani che succederà?

 

Amedeo, 17 : “Hanno provato a censurare un giornale a suon di proiettili. Hanno creato un martire d’acciaio.”

 

Enrico, 17 : Io penso che semplicemente per una questione morale un essere umano non può permettersi di entrare nella vita di qualcun altro, di sottrargli il diritto di stampa, di parola, di essere LIBERO di dire ciò che vuole. Un essere umano non dovrebbe neanche decidere il credo di qualcun altro e quindi per la sua diversità condannarlo perché non uguale al proprio. Forse questo potrebbe essere giustificato da una rabbia orientale dovuta alla “presa in giro” da parte degli occidentali. Ma hanno veramente così poco sarcasmo?

 

Elena, 17 : Sono piuttosto titubante, perché non mi piace che quella rivista prendesse in giro una religione, però naturalmente sono pro alla libertà di stampa e al diritto alla vita.
Se dovessi schierarmi riprenderei le parole di quello scrittore (credo fosse uno scrittore) musulmano che ha detto “Je suis Ahmed” : Ahmed è un poliziotto musulmano morto nella sparatoria. Lui non appoggiava ciò che la rivista diceva della sua religione, ma è morto per dare a loro il diritto di continuare a farlo : lo diceva anche Voltaire, “io non sono d’accordo con la tua idea, ma morirei pur di permetterti di mantenerla“.

 

Davide, 19 : Mi capita spesso di chiedermi: “Giungerà mai un momento, nella storia del genere umano, in cui finalmente tutti gli uomini prenderanno consapevolezza della propria condizione e cominceranno a vivere alla luce di un Fine dettato non da questa o quella cultura, ma semplicemente dal fatto di essere umani?” Per milioni di anni l’evoluzione ha fatto il suo corso grazie al fatto che ogni specie animale o vegetale possedesse una sorta di inconsapevole ed innata consapevolezza di ciò che ogni singolo elemento dell’insieme aveva in comune con gli altri. L’uomo fu il primo a prendere coscienza di questa legge fondamentale della natura e fu il primo a violarla deliberatamente sostituendola con altre leggi surrogate ed artificiali che rispondessero all’esigenza di inscatolare ogni essere umano in una scatola che ben lo distinguesse da altri suoi simili. Denaro, tradizioni, religioni, etnia, testi sacri, tabù. Il risultato di questa follia lo conosciamo benissimo: l’essere umano è l’unico vivente sulla terra la cui violenza è fine a se stessa. Ogni scatola è l’unica razionalmente ammissibile da coloro che contiene; ogni altra scatola va bruciata.
La scienza ci aiuta a comprendere quanto enorme e differenziato sia l’Universo di cui il nostro pianeta non rappresenta nemmeno un granello di sabbia in proporzione a tutta la Terra. Allora mi chiedo se un giorno, dal granello di sabbia sul quale ci troviamo, possiamo alzare gli occhi al cielo, finalmente capendo ciò che splendidamente ci accomuna, l’esistenza.

 

Salvatore, 18 : Odio il fatto che si faccia di tutta l’erba un fascio. Odio il fatto che stiano attaccando un popolo solo per poche persone che non lo rappresentano (lo so che non sono tutti che lo criticano in questo momento, ma una buona parte si). Sono una persona che non prende tutto come verità e credo che potrebbe essere tutta una messa in scena perché tanto ne avrebbero pure bisogno (non dico che l’attacco non sia per cause loro, ma mai dire mai non credete?).

 

Michele, 19 : Dopo quello che è successo inizierà la ritornata in voga caccia all’untore… Anche se l’attentato è di matrice fondamentalista islamica non vuol dire che tutti i mussulmani siano terroristi, non si può fare di tutta l’erba un fascio, a meno che tu che lo fai non te ne intenda di “fasci”. Un’altra cosa vile è l’atteggiamento di certi politici che approfittano di questo tragico evento per fare propaganda e farsi pubblicità. Che tristezza…siamo appena entrati nell’anno nuovo ma sembra di essere tornati indietro…

Se non avete capito non difendo affatto il gesto compiuto oggi, anzi, lo condanno e lo ritengo uno dei più gravi tra quelli accaduti negli ultimi 50 anni almeno, perché non si è trattato solo di un attacco ad una sede giornalistica, ma soprattutto di un attacco alla libertà di parola, diritto che ci siamo guadagnati con la fatica e il sangue dei nostri predecessori. Non ci resta che piangere, direbbe qualcuno. Io penso che non ci resta che meditare e aprire le menti…

 

Domizia, 23 : La verità è che non ho seguito più di tanto, per scelta ovviamente, tutto ciò che è stato detto attorno a questa cosa…ho sentito in ogni salsa le parole Islamofobia, occidente, oriente, estremismo, integralismo, isis, immigrazione e tutti i discorsi più o meno banali che potevano essere fatti…penso che tutte queste parole non servono per descrivere quello che è successo…è inutile puntare il dito e giudicare in base a delle idee che ci riempiono la testa, che ci incatenano i pensieri e ci forzano nelle conclusioni da trarre. A mio parere le uniche due parole da usare sono “persone” e “rispetto”. Le persone (qualunque siano i mille aggettivi che si potrebbero usare per descriverle) che hanno compiuto questo gesto non hanno avuto rispetto verso le parole e soprattutto la vita di altre persone uguali a loro…chi ci può dire i motivi per cui lo hanno fatto? L’unica cosa certa è che non sapevano cosa volesse dire “rispettare”…rispettare le idee, rispettare chi non la pensa come noi, rispettare chi esprime le proprie idee con forza e in un modo che possiamo non condividere ma a cui dovremmo andare incontro…se tutto il mondo riuscisse a comprendere il rispetto e riuscisse a non condannare il diverso, probabilmente mille altri sterili discorsi non si farebbero…ma capisco benissimo che al momento la cosa è utopica.

 

Costanza lascia parlare un’immagine :

Questa non è un'arma di distruzione di massa (foto in alto, matita). Questa non è una religione (foto in basso, arma militare).
Questa non è un’arma di distruzione di massa (foto in alto, matita).
Questa non è una religione (foto in basso, arma militare).
La violenza, come la dittatura, non ha colore, bandiera o credo religioso, è semplicemente ingiustificabile.
La violenza, come la dittatura, non ha colore, bandiera o credo religioso, è semplicemente ingiustificabile.

Ringrazio di cuore tutti i ragazzi e le ragazze che hanno deciso di aderire a questa iniziativa e di collaborare!