Nanni Moretti e il suo personalissimo cinema

Mi si nota di più se vengo e sto in disparte o se non vengo?”, questa è una delle frasi più conosciute di un regista che ha caratterizzato, con le sue tematiche, il cinema italiano negli ultimi 40 anni.
Il suo nome è Giovanni “Nanni” Moretti.

A cura di Marco Cingottini

Il regista romano si fa conoscere nel 1976 con un film girato in Super 8, un tipo di pellicola amatoriale, “Io sono un autarchico”, e diventa quasi un caso nazionale, grazie anche ad una segnalazione in un programma televisivo della RAI, “Odeon”. Il lungometraggio viene diffuso, dopo essere stato ristampato in 16 mm, attraverso i Cineclub e i cinema d’essai di tutta Italia, ricevendo grossi apprezzamenti.  Viene addirittura organizzato in televisione un faccia a faccia tra lui e il regista Mario Monicelli, che si rivela uno scontro tra due diverse generazioni di registi.

http://espresso.repubblica.it/visioni/2016/11/25/news/a-40-anni-da-io-sono-un-autarchico-siamo-tutti-figli-di-nanni-moretti-1.288939

In “Io sono un autarchico”, e nel successivo “Ecce bombo”, Moretti getta uno sguardo sulla generazione post sessantottina, e lo fa in maniera molto realistica,  girando il secondo addirittura con l’audio in presa diretta. I personaggi che fanno parte di queste due opere cercano di dare un senso alle loro vite: con pièce in teatrini off nel primo, o cercando di confrontarsi sui problemi della vita in riunioni casalinghe che non portano a nulla, nel secondo. Chi non ha vissuto quel periodo storico, ricordo che siamo alla fine degli anni 70, potrebbe trovare ostico capire il significato di queste due opere.

Moretti crea, tra l’altro, un suo alter ego, Michele Apicella, dal cognome della madre, e lo interpreterà nei suoi primi 4 films. Già in questi primi lungometraggi si trovano frasi e situazioni che sono rimaste celebri: una delle più conosciute è quella in cui, ascoltando un signore che asserisce che non c’è differenza tra neri e rossi, urla “Neri e rossi tutti uguali? Ma che siamo, in un film di Alberto Sordi?”, accusando, in maniera plateale, il celebre attore romano di avere interpretato films in cui non si era mai schierato politicamente. Va da sé che ci furono diverse critiche ai tempi, Sordi è comunque un monumento del cinema italiano, prima che, anni dopo, i due si incontrassero e chiarissero con un bell’abbraccio.

Negli anni 80, dopo il controverso “Sogni d’oro” e il fortunato e riuscito “Bianca”(Orso d’Argento a Berlino), che vedrà il commiato del personaggio di Michele Apicella, girerà uno dei suoi film più amari: “La messa è finita”. In questa pellicola Moretti interpreta un sacerdote che torna dopo diversi anni a Roma, la sua città natale, in quanto nuovo parroco di una chiesa di periferia. La situazione che ritrova tra la famiglia e le amicizie lo scoraggerà enormemente: l’anziano padre tradisce la madre per una ragazza molto più giovane, tra gli amici chi fa il guardone, chi è diventato terrorista, un inedito Vincenzo Salemme, chi invece ha interrotto definitivamente tutti i contatti con il mondo esterno. Il film, molto profondo, è una riflessione su come possano cambiare le persone che hanno fatto parte della nostra vita e di come non si riesca a fare nulla per cambiare l’ineluttabile.

https://piccoloamerica.it/events/francesca-archibugi-presenta-la-messa-e-finitadi-nanni-moretti/

Con il successivo “Palombella Rossa” inizia per il regista romano il periodo dell’impegno politico nei suoi films. In questa pellicola anticipa quella che di lì a poco, dopo il crollo del muro di Berlino, sarà la profonda crisi che affronterà il PCI, e che porterà lo storico partito italiano a creare un progetto più moderato, cambiando il nome in Partito Democratico della Sinistra (PDS). Proprio su questo importante passaggio epocale girerà anche un documentario intitolato “La Cosa”, dove andrà nelle sezioni del PCI ad assistere alle discussioni animate su come chiamare questo nuovo soggetto, da qui il titolo.

Sempre sulla scia di tematiche politiche interpreterà, nel 1991, nel film “Il Portaborse” di Daniele Luchetti, un politico cinico e ambizioso. Parecchi ci vollero vedere un rappresentante del PSI di Craxi e forse non erano andati molto lontani dalla realtà. Qui, nel ruolo del “portaborse”, recita uno straordinario Silvio Orlando, già presente in “Palombella Rossa”.

http://www.lastampa.it/2016/11/18/multimedia/spettacoli/festival-di-torino/2016/il-restauro-di-palombella-rossa-cos-il-cult-di-moretti-si-rifatto-il-look-3a6nip6Rkw3VurlmQ7kSRL/pagina.html

Moretti tornerà a parlare di politica nel 1998 con “Aprile”, un film che documenta il periodo storico che va dalla prima vittoria di Berlusconi alle elezioni politiche nazionali al trionfo dell’Ulivo di Prodi in quelle successive. La pellicola racconta anche la contemporanea gravidanza della compagna che gli regalerà, qualche giorno prima della vittoria della compagine di centro-sinistra, la nascita del suo unico figlio Pietro. Qui possiamo trovare altre frasi celebri come la celebre “D’Alema dì una cosa di sinistra”, urlata da Moretti mentre assiste in televisione ad un dibattito tra Berlusconi e il segretario del PDS, vedendolo troppo tranquillo di fronte agli attacchi del leader di Forza Italia.

Prima di “Aprile”, nel 1993, gira forse il suo film più amato: “Caro Diario”. E’ una pellicola ad episodi : nel primo in sella alla sua Vespa gira Roma e ne traccia la storia architettonica attraverso i suoi quartieri tra cui la Garbatella e Casal Palocco; l’episodio è affascinante e fa scoprire una città inedita e poco conosciuta dai turisti. Nel secondo racconta le peripezie tra le isole siciliane Eolie per trovare l’ambiente adatto a scrivere il nuovo film, accompagnato da uno strepitoso Renato Carpentieri. Nel terzo ed ultimo episodio invece narra in forma semiseria la sua esperienza con il cancro, da cui ne era uscito felicemente.

http://www.pianetariders.it/news/nanni-moretti-investito-in-vespa-a-quasi-ventanni-da-caro-diario/23984

Nel nuovo millennio il suo cinema cambia: ne “La stanza del figlio” (2001), Palma d’oro al festival di Cannes e vincitore del David di Donatello, racconta di come la morte improvvisa di un figlio possa portare ad una devastante crisi coniugale. In “Habemus Papam” (2011), invece, sembra anticipare le dimissioni di Papa Ratzinger, presentando i tormenti di un pontefice appena eletto, interpretato da un magnifico Michel Piccoli, che non si sente ancora pronto per un ruolo così importante. Unica parentesi, “Il Caimano”(2006), forse il meno riuscito della sua carriera, dove torna a parlare di politica impersonando Silvio Berlusconi, che si conclude con un finale inquietante.

Nell’ultima sua opera, ad oggi, “Mia madre”(2015) porta sullo schermo l’ultimo periodo  di vita della madre, come ad esorcizzare un profondo dolore, affidando il ruolo principale all’attrice Margherita Buy e ritagliandosi un ruolo più marginale nei panni del fratello.

Quello di Moretti resta un cinema molto particolare, molto incentrato sul suo personaggio – solo nel nuovo millennio cambierà questa prospettiva – e che ha saputo raccontare in maniera intelligente l’Italia dagli anni di piombo in poi. Lo ha fatto da un punto di vista politicamente di sinistra, non disdegnando anche dure critiche ai politici di questa parte del paese, raccogliendo tuttavia consensi ovunque, come dimostrano i premi vinti a Cannes, Berlino e in Italia.

http://www.m.pisatoday.it/eventi/nanni-moretti-cinema-arsenale-pisa.html

Dei suoi films rimangono anche le sue frasi storiche, e vengono spesso ricordate quando si parla dei suoi lavori. Ne voglio citarne altre, oltre a quelle già segnalate: la prima è “Va benecontinuiamo così, facciamoci del male” (Bianca) detto al padre di una sua alunna, colpevole di non conoscere la Sacher Torte, il suo preferito celebre dolce viennese (gli intitolerà la sua casa di produzione cinematografica e il cinema di sua proprietà dalle parti di Porta Portese a Roma); la seconda è tratta invece da Ecce Bombo, ed è la curiosa risposta di una ragazza a cui chiede che professione fa nella vita, “giro, vedo gente, mi muovo, conosco, faccio delle cose”.

Potrei continuare con altre frasi celebri;  il mio consiglio, per chi ancora non l’ha fatto, è di conoscere l’universo cinematografico di Nanni Moretti, godendo dei suoi film mai banali e con una morale profonda e alcune volte triste.

Buona visione!

Roberto Testa

Sono Roberto, un giovane di 20 anni. Studio Storia presso l’Università degli Studi di Torino e Contrabbasso Jazz presso il Conservatorio "G. Verdi" di Torino. La storia è molto probabilmente la passione più grande della mia vita, insieme alla musica, alla filosofia e alla politica..