L’uomo dagli occhi senza colore

C’era una volta un uomo.
C’era una volta un uomo e il colore dei suoi occhi è sconosciuto.
Le poche foto di quell’uomo sono grigie, in bianco e nero.
Bianchi e neri, i suoi occhi.
Forse erano azzurro mare.
Marrone, verde, neri come la notte.
Non si sa di che colore fossero.
Si sa che erano colmi, pieni, annegati.
Traboccanti di musica.
La più bella delle musiche.
C’era una volta un uomo dal colore dunque sconosciuto degli occhi, ma da un nome noto, più per il metallo che generò per la sua carne.
Doveva essere un genio, o comunque qualcosa di magico lo aveva, in quella testa uguale agli occhi.
Traboccante di musica.
Non si sa come avvenne, ma un giorno, forse per diletto, forse per quella sporcizia dolcissima che gli riempiva occhi e mente, forse per ispirazione, unì l’imboccatura ad ancia semplice del clarinetto ed un sistema di chiavi sempre ispirato al clarinetto ad un oboe, un flauto e ad un canneggio conico metallico.
In un certo qual senso ne nacque una genialità, da questo ibrido.
Genialità traducibile in Sax, Saxofono, Sassofono.

 

http://www.aberdeenperformingarts.com/uploads/event/richard%20ingram%20adolphe%20sax.jpg
http://www.aberdeenperformingarts.com/uploads/event/richard%20ingram%20adolphe%20sax.jpg

 

Meraviglia, qual si voglia.
L’ancia da subito lo colloca tra i legni, il suono e l’imponente volume lo avvicina agli ottoni.
Né carne né pesce.
Solo sublime.
Probabilmente fu perché gli piacque così tanto, che non si fermò ad un modello:
è il 1846, e l’uomo brevetta e presenta un’intera famiglia di sax-ibridi.
Sopranino, soprano, contralto, tenore, baritono, basso e contrabbasso.

22 aprile 1845.
Ci fu una gara, per l’occasione.
Una sorta di festa, di sagra di paese, una suonata.
Due gruppi.
In uno posero i sax. 38 componenti. Banda B.
Banda A, 45 componenti, i tradizionali.
Vediamo se se ne accorge, il pubblico. Vediamo se almeno uno tra questi 20.000 assetati di note. Chissà se scorgono tra quella marmaglia di note qualcosa di nuovo, di inusuale, di ibrido.
Chissà poi se piace.
E in effetti si levò tra quelle melodie una nuova, estranea.
Potente come un esercito vessallifero, dolce come un’aurora.
Bisogna immaginarsela, la gente, a veder quello strumento nato da poco eppure sempre presente: presente nell’ancia di un clarinetto, nel suo corpo, presente nel suono degli ottoni, nella loro possenza e monumentalità.
La gente si ritrovò a votare.
Banda A, senza quell’ibrido detto Sax.
Banda B, vogliamo l’ibrido, lo vogliamo anche un domani, quell’ibrido appena nato e vecchio quanto il mondo.
Forse non v’è bisogno di dir cosa vinse.

Divenne l’orgoglio dell’uomo dagli occhi senza colore.
Lo portò nel conservatorio, quello strano ibrido, quel Sax, il suo sax.
Lo portò al Conservatorio Superiore di Parigi, e lì insegnò quella nuova e meravigliosa arte, dal 1857 fino alla chiusura nel 1870 dovuta alla guerra franco-prussiana. In Italia invece il sassofono fece la sua comparsa nel Conservatorio di Bologna a partire dal 1844, su sollecitazione insistente di Gioacchino Rossini.
L’uomo dagli occhi bianchi e neri non ebbe vita facile, comunque.
Intuirono il suo genio, e in ogni modo gli posero ostacolo.
Boicottato in ogni modo, incendi dolosi scoppiarono nella sua azienda, i suoi 200 dipendenti intimoriti o lusingati per costringerli a licenziarsi, numerose aggressioni fisiche, trascinato in tribunale in innumerevoli processi. Anche il suo stato di salute ne risentì: soffrì di cancro al labbro superiore nel 1858. Rifiutando un rischioso intervento chirurgico, preferì una pianta indiana che (pare) lo guarì miracolosamente, aumentando le maldicenze sul suo conto.

 

http://www.educationupdate.com/archives/2003/dec03/issue/mad_adolphesax.jpg
http://www.educationupdate.com/archives/2003/dec03/issue/mad_adolphesax.jpg

 

Era nato a Dinant, nel Belgio francofono, primo tra 11 fratelli.
Probabilmente l’intruglio musicale nel cervello, negli occhi, e forse chissà, anche nell’arteria, fino al cuore, poi ancora arteria, poi dita e poi metallo (chissà, forse il metallo freddo era davvero prolungamento dei suoi arti) era solo questione di sangue di famiglia: suo padre era costruttore di strumenti musicali a Bruxelles, in particolare flauti, clarinetti, fagotti e serpenti.
Ereditò la passione del padre, ereditò il suo sangue, e cominciò giovanissimo a costruire strumenti, esponendo flauti e clarinetti in ebano all’Esposizione Industriale Belga, quando i suoi occhi senza colore avevano visto l’avvicendarsi di soli 16 anni.
Pochi più anni aveva quando si dedicò a sperimentazioni, fino ad elaborare nel 1844 la sua celebre legge acustica:

“il timbro di un suono è determinato dalle proporzioni della colonna d’aria e non dal materiale del corpo che la contiene.”

Legge che gli permise di realizzare strumenti perfetti per intonazione, timbro ed estensione e di caratteristiche sonore e tecniche omogenee tra i membri più gravi e quelli più acuti della stessa famiglia.
Nel 1842 si trasferì a Parigi dove restò per tutta la vita.
Fu qui che iniziò a lavorare su quelli che allora erano solo ottoni e pistoni, insieme, ibridi di ibridi, i “saxhorns”. Erano in 7 differenti taglie, identiche per proporzioni del canneggio, imboccatura e diteggiatura. Sviluppò anche la famiglia delle saxtrombe e delle saxtube, che ebbe fortuna molto minore.
Sempre a Parigi fondò e guidò una casa editrice, dedicandosi poi alla riorganizzazione delle bande militari, nello stesso tempo continuando il mestiere di compositore, arrangiatore, esecutore sui suoi strumenti e maestro di banda. Progettò timpani senza bacino e pelli impermeabili per strumenti a percussione, così come sale da concerto e addirittura macchine per aerosol.
L’uomo dagli occhi senza colore morì in miseria (come sovente capita ai cervelli con intruglio di magia) nel 1894 a Parigi e fu sepolto nel Cimitero di Montmartre.
L’uomo con la musica negli occhi e il metallo come prolungamento delle dita si chiamava Adolphe Sax.
Meglio definito
Inventore del Sassofono.

http://41.media.tumblr.com/15048334f7b9fd1ee0663d630f0eabe7/tumblr_nxdt9b7ygS1r8r20to1_1280.jpg
http://41.media.tumblr.com/15048334f7b9fd1ee0663d630f0eabe7/tumblr_nxdt9b7ygS1r8r20to1_1280.jpg

 

 

Arianna Mariolini

 

Arianna Mariolini

Mi chiamo Arianna Mariolini (Ary). Sono nata il 6 gennaio 1998 a Clusone, in provicia di Bergamo, ma attualmente risiedo a Pisogne, un bellissimo borgo bresciano. Dal settembre del 2012 frequento il Liceo classico Decio Celeri di Lovere. Le mie principali passioni sono la letteratura e la musica...