Lettera di Giacomo Leopardi a Pietro Brighenti

A PIETRO BRIGHENTI – BOLOGNA.
Recanati 22 Giugno 1821.
Mio Caro. La vostra ultima mi ha riempito di dolore e di compassione. Vi aspettereste voi ch’io predicassi il coraggio e la confidenza? E pur sì: anzi voglio che stiate di buon animo e confidiate. Colui che disse che la vita dell’uomo è una guerra, disse almeno tanto gran verità nel senso profano quanto nel sacro. Tutti noi combattiamo l’uno contro l’altro, e combatteremo fino all’ultimo fiato, senza tregua, senza patto, senza quartiere. Ciascuno è nemico di ciascuno, e dalla sua parte non ha altri che se stesso. Eccetto quei pochissimi che sortiscono le facoltà del cuore, i quali possono aver dalla loro parte alcuni di questo numero: e voi sotto questo rispetto siete superiore a infiniti altri. Del resto o vinto o vincitore, non bisogna stancarsi mai di combattere, e lottare, e insultare e calpestare chiunque vi ceda anche per un momento. Il mondo è fatto così, e non come ce lo dipingevano a noi poveri fanciulli. Io sto qui, deriso, sputacchiato, preso a calci da tutti, menando l’intera vita in una stanza, in maniera che, se vi penso, mi fa raccapricciare. E tuttavia m’avvezzo a ridere, e ci riesco. E nessuno trionferà di me, finchè non potrà spargermi per la campagna, e divertirsi a far volare la mia cenere in aria. Io vi prego con tutto il cuore a farvi coraggio, non perchè non senta le vostre calamità, chè le sento più delle mie: bensì perchè credo che questa vita, e questo uffizio di combattere accanitamente e perpetuamente, sia stato destinato all’uomo e ad ogni animale dalla natura.

Scrissi al nostro Giordani, a’ 18 di questo, a Milano. Vedrò se le mie lettere verso quella parte hanno miglior fortuna. Mi scriveste mesi fa di una traduzion latina della mia Canzone al Mai, della quale non ho avuta altra notizia nè prima nè dopo. Se ancora l’avete, vorrei divertirmi un poco a vedere come sono stato inteso, e mi fareste piacere a mandarmela per la posta. Non uscirà certo dalle mie mani. Datemi qualche notizia della vostra edizione. Della gonfiezza di stile nel vostro Babini, io non mi accorgo, anzi mi par molto castigato. Amami, caro Brighenti, e ridiamo insieme alle spalle di questi coglioni che possiedono l’orbe terraqueo. Il mondo è fatto al rovescio come quei dannati di Dante che avevano il culo dinanzi ed il petto di dietro; e le lagrime strisciavano giù per lo fesso. E ben sarebbe più ridicolo il volerlo raddrizzare, che il contentarsi di stare a guardarlo e fischiarlo.
Il tuo Leopardi.
Illustrazione di Endymion (https://www.facebook.com/endymion.sketchbook/)