L’agire consapevole

 

Molto spesso ci dimentichiamo di riflettere sulle nostre azioni, alcune volte per comodità, altre per ignoranza. Ognuno di noi dovrebbe tenere presente quanto queste vengano influenzate dall’esterno, da stimoli più o meno forti. Questo è proprio l’enigma che il padre della sociologia, George Simmel, analizza ne La metropoli e la vita dello spirito. È necessario cogliere l’azione all’interno di una rete di reciprocità, dove appare una influenza scambievole tra una pluralità di elementi. Questa rete è data dalla società che è interazione tra i suoi componenti. Ora non ci resta che domandarci: quanto le nostre azioni sono influenzate da questa causazione reciproca? I nostri bisogni, le nostre scelte, provengono da cause che hanno radici molto profonde. È evidente a tutti che un’azione sciolta da ogni influenza esterna, anche la più debole, non può esistere. Non è questo però che ci svia dal fare scelte consapevoli. La libertà non deve essere intesa come mera indipendenza da ogni elemento esterno, ma come possibilità di una nascita di coscienziosità nel nostro spirito. Non importa se desideriamo in base al volere esterno, importa se di questo desiderio ne conosciamo e accettiamo le cause. Decidere ad occhi aperti, non farsi trascinare dalla corrente, evitare di riconoscersi nel modello sociale di “normalità” in ogni occasione, sono i primi passi da compiere verso un’esistenza edificante.

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Riferendoci ora alla sfera economica, dobbiamo renderci conto che ogni acquisto rappresenta un “voto” per colui che propone un prodotto. È come se i nostri acquisti possedessero una dimensione del tutto magica. Sono questi piccoli gesti che determinano nel loro piccolo l’andamento del mercato, sono loro ad esprimere la richiesta che si deve soddisfare. Non ci sono scuse ora, per chi sostiene che il suo agire da acquirente non può avere così tanto peso sul “gigante” economico. È vero sì, che il singolo possa sentirsi impotente di fronte al sistema, ma non dimentichiamoci che la totalità è sempre costituita dai singoli componenti. L’etica dell’acquisto non deve venir schiacciata, bisogna considerare la propria volontà come una forza imponente, perché a ben pensarci, se ognuno di noi desse estrema importanza al suo compiere, tutti noi saremmo unici nel nostro genere.

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La conseguenza più esasperata di un vivere spersonalizzante e alienato è ritrovabile nel racconto di Franz Kafka, ne La metamorfosi, dove il protagonista si trasforma in un insetto orripilante. Oppresso dalla vita lavorativa e dal nucleo familiare, Gregor Samsa si risveglia nel corpo di un animale. La sua coscienza viene così ridotta ad una morta inerzia, perde inoltre la capacità di articolare il linguaggio umano. È come se la vita meccanica a cui era costretto lo avesse portato ad una esistenza senza più dignità e valore. Il racconto è una viva critica verso l’istituzione borghese, del tutto incapace di dare una interpretazione significante alla vita dell’uomo. Sarà un processo negativo e degradante che porterà il protagonista alla morte, senza una possibilità di ritorno nel mondo umano.

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Quante volte ci siamo sentiti insetti, schiacciati dal meccanismo e incapaci di comunicare con gli altri e con noi stessi. Il prendere posizione, l’imporre ciò che siamo, lo stabilire scopi da noi, questa è la giusta via per ritornare ad essere individui con significato. Scartiamo la superficialità, l’omologazione. Con questo non si vuole eccitare l’eccesso o la stravaganza, ma si vuole stimolare essenzialmente una forte presa di coscienza.

 

 

Silvia Francesca Ravetto