La storia d’amore di Ennio e Maria Morricone

Spesso, nel mondo della musica, le storie d’amore sono piuttosto tragiche.
Un artista, d’altro canto, è un artista: vuoi per i continui spostamenti e per i ritmi frenetici, vuoi per l’abuso di alcool e stupefacenti, vuoi perché tutti gli artisti sono un po’ strani, le relazioni amorose sono difficili da mantenere.

A cura di Roberto Testa

Quando si pensa a una coppia famosa nel mondo della musica, si pensa subito a Sid Vicious e Nancy Spungen, con lui che la uccide e poi si toglie la vita, o Kurt Cobain e Courtney Love, entrambi finiti nel tunnel senza uscita della droga, o a John Lennon e Yoko Ono, che mentre stavano facendo una passeggiata vengono presi alla sprovvista da un fanatico che toglie la vita con un colpo di pistola all’ex membro dei Beatles.

E così la cronaca nera invade i giornali. Perché tanto fa sempre più scalpore, sempre più “views”, un articolo che parla della tragica fine di una relazione amorosa piuttosto che dell’amore che lega due persone da una vita intera.

62 anni non sono pochi, anzi. E da 62 anni va avanti una delle storie d’amore più belle e meno conosciute del ‘900: quella di Ennio Morricone e Maria Travia.

Oggi li vediamo così, due vecchietti carini e sistemati, che si tengono mano nella mano quando vanno alle cerimonie d’onore, ai gala, alle premiazioni. Lui viene chiamato sul palco, prende il premio e la guarda. La guarda negli occhi perché capisce la sua importanza, se ne ricorda.
Si ricorda di quando scriveva le prime colonne sonore, neanche trentenne, e le faceva sentire a lei ancor prima di farle leggere ai registi. Se passava il vaglio, andava bene, altrimenti doveva rifarle.

E lei, da bella donna siciliana, non aveva paura di dire “No, questa non mi piace”. Non è sottomissione, ma è fiducia, fiducia del suo giudizio, di una donna che non ha mai studiato musica ma che ha davvero gusto, il gusto della semplicità, delle cose belle. E così diventa la sua stella polare, più che la sua musa.

Già nel 1964 si respirava l’aria del genio, quando musicò Per un pugno di dollari, il primo grande film di Sergio Leone. Ecco, Sergio Leone. Un’altra bellissima storia d’amore, questa volta un po’ più “platonico”. Cosa sarebbero i grandi capolavori di Sergio senza le musiche di Ennio? E le musiche di Ennio senza le scene spaghetti-western? Erano complementari; la loro amicizia, nata dai banchi delle elementari, arriverà fino all’apoteosi, fino al 1984, fino a C’era una volta in America (Nastro d’argento a entrambi).

 

Ma ritorniamo a Maria e all’amore. Ci sono certi brani che devono per forza accompagnare la scena in cui i protagonisti dei film si baciano. E Nuovo Cinema Paradiso è proprio questo. Morricone riesce ad accompagnare i baci più belli della storia del cinema racchiusi in quella pellicola. Da Via Col Vento a Vacanze romane, da Il mio corpo ti scalderà, con la bellissima Jane Russell, al fascino di Mastroianni in Le notti bianche.
Ma come si può pensare di comporre una colonna sonora del genere senza aver mai avuto una storia d’amore così bella?

Eppure la storia di Ennio e Maria non è tutta rose e fiori. Morricone è un uomo abbastanza riservato, uno di quelli che si chiude nel suo studio finché il brano non è pronto, anche a costo di stare isolato e di non vedere l’intera famiglia. Maria era l’unica che poteva entrare nel suo studio mentre componeva, perché probabilmente era l’unica persona che riusciva e riesce ancora a capirlo davvero. Ennio ha ammesso, nelle poche dichiarazioni che ha rilasciato alla stampa, di non aver avuto tantissime possibilità di stare insieme alla moglie; una volta le prove d’orchestra, un’altra volta i viaggi negli Stati Uniti, un’altra volta la scrittura dei brani… ma lei è rimasta sempre fedele, lo ha sempre aiutato e ha badato ai 4 figli che ha avuto senza farlo pesare. Ennio, dall’altra parte, ha rifiutato ville e palazzi a Hollywood per amore della famiglia e della sua terra.

Uno degli ultimi “atti d’amore” lo compie a 87 anni e riguarda la colonna sonora di The Hateful Eight (2015), pluripremiato film di Quentin Tarantino. Probabilmente a Morricone non importava vincere il Golden Globe o il Premio Oscar per la colonna sonora, perché di quelli ne ha la casa piena, ma farci comprendere ciò che in qualche modo le aveva insegnato sua moglie. Nessuna parola di troppo, nessun ghirigori, ma un semplice, diretto e sincero “a mia moglie Maria”.

Premiazione Oscar 2016, The Hatefl Eight