Jimi Hendrix: chitarra leggendaria

James Marshall “Jimi” Hendrix è considerato, dalla maggior parte degli appassionati di musica rock, il miglior chitarrista in assoluto della storia. E’ vero, ci sono stati altri chitarristi di livello altissimo, cito a caso Jimmy Page(Led Zeppelin) o Eric Clapton, ma lui è stato un gradino sopra a tutti per l’innovazione che ha portato nel blues.

A cura di Marco Cingottini

Hendrix aveva un rapporto talmente viscerale con lo strumento da farlo diventare un reale prolungamento del suo corpo; mi viene in mente un verso di una celebre canzone di De Andrè (Amico Fragile) “..pensavo è bello che dove finiscono le mie dita, debba in qualche modo incominciare una chitarra…”, e credo che lui coltivasse lo stesso pensiero. Le sue performances erano sempre spettacolari, nei sui concerti metteva tutto se stesso mantenendo, per tutta la durata delle esibizioni, un rapporto quasi sessuale con la chitarra, un modo di porsi che nessuno prima di lui, ma neanche dopo, aveva mai avuto l’ardire di fare.

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La sua carriera fu breve, appena 4 anni dal 1966 al giorno della sua morte, il 18 settembre 1970. Aveva avuto un prologo nella prima parte degli anni ’60, periodo durante il quale si fa le ossa suonando con gli Isley Brothers e con artisti del calibro di Little Richard, questo l’aveva fatto crescere professionalmente.

Ma per decollare definitivamente doveva suonare in proprio, sviluppare quell’enorme talento che il lavoro di turnista, ovviamente, bloccava inesorabilmente. Fu grazie al bassista degli Animals, Chas Chandler, che ebbe la sua grande occasione, dovendosi però trasferirsi in Inghilterra, lui americano di Seattle: è il 1966. Ed è proprio nella terra della perfida Albione che troverà un successo strepitoso, fin dal suo primo singolo pubblicato, la cover di “Hey Joe”, che divenne immediatamente il suo cavallo di battaglia. Nel 1967 il suo primo album, “Are You Experienced?”, inciso con la sua band – la Jimi Hendrix Experience – di cui facevano parte Noel Redding(chitarrista passato per l’occasione al basso) e Mitch Mitchell (batterista), si piazzò addirittura al secondo posto delle classifiche di vendita, fermandosi dietro al capolavoro dei Beatles Sgt.Pepper.

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Psichedelico, sperimentale, Are you Experienced? presenta un artista all’avanguardia, nulla che si avvicinasse al suo modo di comporre e suonare si era mai sentito fino ad allora: Foxy Lady, Manic Depression, Love or Confusion, Third Stone From the Sun e, infine, la title track sono brani che aggrediscono l’ascoltatore, lasciandolo incollato alle casse dello stereo per lo stupore e la meraviglia. Jimi Hendrix è un artista travolgente: l’esordio con la sua band in terra americana, al Monterey Pop Festival, il gruppo è invitato grazie alla concessione di un certo Paul McCartney, entra nella leggenda: quello che fa con la chitarra è incredibile, ci mima rapporti sessuali, la suona coi denti, dietro la schiena, e non contento alla fine le dà fuoco spaccandola letteralmente sul palco.

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Chiaramente l’eco dell’esibizione fa il giro del mondo: Hendrix diventa il chitarrista rock del momento e ogni concerto diventa l’occasione per vederlo all’opera, spettacolo puro.

Nello stesso anno pubblica Axis:Bold As Love, album meno aggressivo e aspro del precedente, ma ugualmente sperimentale e che contiene brani memorabili come Spanish Castle Magic, Little Wing e Castles Made of Sand.

La sua vena compositiva non si ferma mai, come non rallenta la sua voglia di sperimentare. Nel terzo e ultimo lavoro in studio pubblicato in vita, Electric Ladyland, dà sfogo alla sua creatività, creando un disco leggendario, dove trovano posto collaborazioni con artisti del calibro di Al Kooper, Jack Casady, Buddy Miles, Chris Wood e Steve Winwood. La lavorazione di questo album si rivelerà elaborata e maniacale,  incrinando i rapporti all’interno della band; inoltre i contrasti con Chas Chandler porteranno alla fine del loro rapporto professionale.

Il risultato, però, è strabiliante: i 15 minuti di Voodoo Chile sono deliranti e coinvolgenti, la cover di All Along the Watchtower di Bob Dylan fa dimenticare l’originale tanto le è superiore.

Come detto, i rapporti all’interno della Experience si erano andati logorando per la mania di perfezionismo di Hendrix e perché Noel Redding era stufo di essere relegato al basso, lui  da sempre chitarrista. Fatto sta che la band si scioglie e già a Woodstock è presente, al posto di Redding,  Billy Cox. La performance, nel più famoso festival rock della storia, sarà ricordata soprattutto per la sua versione dell’inno americano, distorto e lacerato.

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Dopo questa esperienza, Hendrix forma la Band of Gypsys confermando al basso Billy Cox e sostituendo Mitchell alla batteria con Buddy Miles, che era apparso, come già detto, in un brano di Electric Ladyland. La performance più famosa di questo Power Trio verrà immortalata nel live “Band of Gypsys” registrato al celebre Fillmore East di New York, summa di una serie di concerti tenuti tra il 31 dicembre ’69 e il 1 gennaio ’70.

Sarà l’ultima sua pubblicazione in vita; durante il 1970 si dedicherà a far costruire un suo costosissimo studio a New York, l’Electric Lady, e a lavorare su nuovo materiale, sempre alla ricerca di nuovi suoni.  I brani su cui stava lavorando, sarebbero dovuto confluire in un album intitolato “First Rays of New Rising Sun”, ma la sua morte improvvisa, il 18 settembre di quell’anno, impedirà inevitabilmente la sua pubblicazione. Ci penseranno i suoi eredi a rendere note le tracce inedite, producendo nel corso degli anni dischi anche discutibili dove saranno inseriti brani dimenticabili: è purtroppo un mal costume che vige anche ai giorni nostri, basti pensare a quanto materiale del povero Jeff Buckley è stato pubblicato postumo.

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Ancora oggi, a quasi 50 anni dalla sua morte, la presenza di Hendrix nel mondo musicale è vivissima, e la sua arte è sempre un punto di riferimento per qualsiasi ragazzo voglia avvicinarsi al blues. La sua leggenda durerà in eterno e noi godremo, grazie a tutto il materiale pubblicato, del suo immenso talento.

 

Roberto Testa

Sono Roberto, un giovane di 20 anni. Studio Storia presso l’Università degli Studi di Torino e Contrabbasso Jazz presso il Conservatorio "G. Verdi" di Torino. La storia è molto probabilmente la passione più grande della mia vita, insieme alla musica, alla filosofia e alla politica..