Il weekend del Salone del libro di Torino

A cura di Claudia Balmamori

Da quando il Salone del libro è nato trentuno anni fa, il weekend della fiera è sempre stato il momento di maggior risonanza mediatica; sia per i suoi ospiti che per il forte aumento di ingressi concentrato in questi due giorni.

Quest’anno non è stato certamente da meno, anzi, è stato registrato un aumento del 5% rispetto al 2017, probabilmente grazie al ritorno dei grandi editori che l’anno scorso avevano disertato il Salone.

Sabato 12, infatti,  la biglietteria ha dovuto chiudere per un’ora poichè si era raggiunta la capienza massima dei visitatori. ‘Per la prima volta nella storia, oggi hanno chiuso le biglietterie (…) Detto questo, detto tutto’ commenta il direttore del Salone, Nicola Lagioia.

Code interminabili per poter assistere alle conferenze più attese, come l’incontro tra Bernardo Bertolucci e Luca Guadagnino o la conferenza tenuta da Roberto Saviano; la lezione di Gustavo Zagrebelsky e l’incontro con Piero Angela. E poi Michele Serra, Philippe Daverio, Serena Dandini, Paolo Giordano e Eduard Limonov.

Un ‘weekend da record’, come è stato definito dalla stampa, in tutti i sensi.

 

‘Maestri del cinema: Bernado Bertolucci si racconta a Luca Guadagnino’ è sicuramente uno degli incontri che han registrato una maggiore affluenza e data la presenza di due simboli del cinema contemporaneo, sarebbe strano capitasse l’opposto.

Il dialogo tra i due registi si apre con il ricordo di Bertolucci del film che meno gli piacque: Partner (1968). Il maetro nel suo intervento racconta di come con il passare del tempo abbia cominciato ad odiare il suo stesso film definendolo omologante ed ancora privo dell’essenza di cui voleva che tutti i suoi film fossero ricchi.

‘Volevo che i miei film facessero con il pubblico quel che vien definito ‘piacere dei sensi’ ‘ sottolinea Bertolucci, definendo l’epoca del ’68, momento speciale ed adatto a ricreare questo sentimento nei suoi film. Tanto era stato il tumulto di quegli anni, tanto ora era compito del regista riportare le persone a rivivere e ricercare la loro ‘pace dei sensi’ tra le braccia accoglienti del cinema.

Bertolucci si definisce un ‘devoto del cinema’ ricordando gli anni giovanili dedicati allo studio del cinema e le giornate passate a guardare film ‘anche sei al giorno’, dice ridendo. Devozione che l’ha portato a non girare mai un solo film in digitale giustificando la sua scelta con queste parole: ‘La fotografia è in qualche modo legata all’impressionismo, girando in digitale avrei paura di cancellatre tutto l’espressionismo’.

 

Se nelle grandi sale le code sono interminabili e gli argomenti delle conferenze interessanti a tal punto da richiamare un pubblico di gran lunga superiore alla capienza delle sale che gli ospitano, anche negli spazi più piccoli la situazione non è molto diversa. Ricordiamo a questo proposito la lezione magistrale dello storico Alessandro Barbero.

Alesandro Barbero, in un dialogo con Maurizio Ferraris, discute sulla capacità della storia di predire o meno il futuro, la risposta di Barbero è chiara: ‘Non è compito della storia prevedere il futuro, in passato si è creduto ingenuamente che la storia potesse insegnare a prevedere gli eventi futuri, ma cosí non è.’

Per giustificare la sua risposta, lo storico porta ad esempio l’editto di Caracalla del 212 d.C. che stabiliva la concessione della cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell’Impero. Se la storia puó prevedere il fututo, un evento accaduto nel 212 d.C. sarebbe facilmente replicabile nel 2018, poichè ci sembra semplice immaginare che un evento storico possa replicarsi, ma Barbero allora risponde con una provocazione: ‘Ora provate a immaginare dovesse essere proposta in Italia oggi una legge che dice: ‘Dal primo gennaio 2020 tutti quelli che si trovano in Italia avranno la cittadinanza italiana. Immaginate le discussioni e gli scontri politici che ci sarebbero.’ Credete che a Caracalla non vi fuorono state discussioni?’.

‘C’é una cosa che non potremmo mai sapere: ricostruire la vera incertezza di chi ha vissuto i maggiori eventi storici’. Conclude lo storico.