Il giusto è forse l’utile del più forte?

E restiamo, come avevo già annunciato, in tema oriente! Ecco un articolo di giornale, abbastanza leggero e scorrevole, insomma, una lettura non particolarmente impegnativa, ma molto interessante. Speriamo che anche i grecismi, i riferimenti alla filosofia socratica e platonica e l’ironia sull’immigrazione siano di vostro gradimento!
Buona lettura con l’articolo di Sofia Barbera!
P.S.: Alla fine abbiamo aggiunto un video che consigliamo a tutti di guardare attentamente.

“Il giusto è forse l’utile del più forte?”

 

 

Cos’è la giustizia? E’ forse l’utile del più forte? L’uomo può realmente conoscere l’aletheia? Siamo davvero “misura di tutte le cose” ? Abbiamo smesso di domandarci  “ti esti” in quanto troppo “colti” e “perfetti” : non possiamo  “annegare” nel dubbio, tutto è semplice, tutto è limpido, chiaro e abbiamo “soluzioni” per ogni cosa. “La crisi in Italia? Colpa degli immigrati! Buttiamoli fuori,  raccogliamoli tutti in un unico territorio e con una bomba risolviamo tutto, tanto sono terroristi pazzi che ammazzano le donne e i bambini e anche le loro donne e bambini sono macchine da guerra senza pietà che uccidono altra gente.. ma poi puzzano, non si lavano, si vestono male, occupano tutto lo spazio, guidano come degli scalmanati, sono tutti scuri di carnagione (quelli così sono sempre delinquenti!), fanno attentati,  insomma, un pericolo per la società che bisogna sopprimere, eliminare, estinguere. Ora, per colpa loro, ci hanno messo pure quella tassa là, l’ISIS!” . Così l’italiano medio,dotato di “nous”,  illuminato dalla ragione, elemento distintivo di “noi occidentali” , e “ arci-informato” discute in un bar  le più scottanti problematiche del nostro tempo e pubblica su Facebook saggi di impeccabile saggezza.

20150219_corr-isis-alle-pV

 

 

Tuttavia non intendo occuparmi dell’italiano medio, il quale, essendo  troppo pigro, nemmeno leggerà il mio articolo (anche se il  lettore ideale è proprio lui), ma vorrei invece concentrarmi sulla delicata questione arabo-mussulmana dell’ISIS. Lo Stato islamico dell’Iraq e della Siria (o ISIS) è un’organizzazione molto particolare che si auto-definisce  “stato” e non “gruppo”, e di fatto è una compagine terroristica di natura jihadista che  ha imposto un Califfato  nell’area che va da Mosul (nel nord dell’Iraq) alla periferia di Aleppo (in Siria) e da Rutba (nel sud dell’Iraq) alla periferia di Dayr az Zor (sempre in Siria).

 

Il califfato è  un’istituzione nata per mantenere l’unità politica e religiosa della comunità islamica. Il Califfo  (dalla radice araba kha-la-fa  “successore”) è l’erede del profeta Maometto, il fondatore dell’Islam, morto nel 632 d.C, e che fino ad allora rappresentava l’autorità temporale e spirituale :  governava l’Umma (cioè la comunità religiosa), era giudice delle dispute interne, capo delle milizie e principale stratega. Ciò che ha destato scalpore fino ad attirare l’attenzione dell’occidente è  la politica di spietato terrore attuata dai fondamentalisti e il possibile scoppio di  una guerra di portata mondiale in quanto il concetto della “jihad”, interpretato in chiave estremista, sostiene la necessità di lotta contro gli infedeli, una “Guerra Santa”, ed è come se fossimo tornati nel novembre del   1095, in quanto  la questione sollevata dal capo mussulmano Abu Bakr al-Baghdadi è sovrapponibile a quella avvalorata dal papa Urbano II  durante il concilio di Clemont-Ferrand. La politica propagandistica dell’ISIS è fondata sul  terrore e nella “Stampa” è affermato che”stanno cercando di trasformare la jihad in un messaggio globale grazie alla miscela fra brutalità della decapitazione ed efficienza delle produzioni video” : infatti le terribili uccisioni vengono spesso filmate e divulgate in tutto il mondo per destare angoscia, mentre il timore dell’opinione pubblica che spaccata in due non sa come agire di fronte a tali ingiustizie. Ed ecco che sorge il dubbio : è giusto intervenire militarmente? Il segretario di Stato americano, John Kerry, dopo il suo incontro a Londra con il ministro degli Esteri del Regno Unito, Philip Hammond, e gli altri capi delle diplomazie dei partner degli Stati Uniti nella guerra contro lo Stato islamico, ha detto : “dobbiamo coordinare la risposta all’Isis e combatterlo su ogni fronte” poiché esso è una “minaccia globale”. Oriana Fallaci, pochi anni fa nel suo saggio epistolare alla Repubblica, aveva affermato che i terroristi non mirano poi tanto alla conquista del mondo, bensì a quella delle nostre “anime”,  cioè alla “scomparsa della nostra libertà e della nostra civiltà, annientamento del nostro modo di vivere e di morire, del nostro modo di pregare o non pregare, del nostro modo di mangiare e bere e vestirci e divertirci e informarci”, e che dunque la guerra contro il terrorismo è più che giustificata, sacrosanta. Ma quante vite umane devono essere sacrificate per il “bene”?

Mideast Syria Islamic State

Il giusto è davvero l’utile del più forte?

Possiamo combattere la violenza con la “giusta “ violenza? Ci siamo fermati  un attimo a pensare quali altre soluzioni prima della “presa delle armi”  siano possibili? Gandhi riuscì a smuovere l’intera nazione senza sparare nemmeno una pallottola, Martin Luther King pronunciò nel 1961 delle  parole che ora più che mai ci fanno riflettere: “in questo nostro procedere verso la giusta meta non dobbiamo macchiarci  di azioni ingiuste, cerchiamo di non soddisfare la nostra sete di libertà bevendo alla coppa dell’odio e del risentimento. Dovremo per sempre condurre la nostra lotta al piano alto della dignità e della disciplina. Non dovremo permettere che la nostra protesta  degeneri in violenza fisica. Dovremo continuamente elevarci alle maestose vette di chi risponde alla forza fisica con la forza dell’anima”. L’ISIS è un esempio di intolleranza, di violenza, di “ignoranza” insegniamo loro che c’è dell’altro, che “la penna è più forte della spada”, che non esiste “oriente e occidente”, che siamo tutti “cittadini del mondo”, protetti, forse, da un unico grande Dio che ci comanda di amare il prossimo senza confini; “imagine all the people sharing all the world” ( immagina tutta la gente che condivide il mondo” ) : abbattiamo i luoghi comuni , abbattiamo le religioni, le barriere culturali, amiamo la libertà di parola,  di espressione, di  pensiero, amiamo il dialogo, il confronto, innamoriamoci della vita, della scienza, della ragione umana, facciamo prevalere  nella nostra anima la parte loghistikon (razionale) su quella thymetikon (irascibile), e solo così il mondo potrà vivere in una perfetta armonia creata  non dalla lotta fra contrari nondimeno dal “matrimonio fra opposti”. I capi di stato attuali usciranno  dalla “caverna” platonica o preferiranno perseguire la strada della repressione truce che trascinerà il mondo intero in un’epoca di tenebrosa guerra?

 

 

Platon_Cave_Sanraedam_1604

CONSIGLIAMO QUESTO VIDEO (clicca sulla scritta per guardarlo!)

Sofia Barbera