Due chiacchiere con…Michela Murgia

A cura di Claudia Balmamori

‘Quasi Grazia’ è l’opera teatrale di Marcello Fois, opera dedicata al premio Nobel per la letteratura Grazia Deledda, interpretata da Michela Murgia. In questo incontro i due scrittori si raccontano agli spettatori come interpreti intimi della ‘grande dimenticata’ scrittrice nuorese.
Fois individua nella sua opera tre momenti fondamentali della vita della Deledda: la prima parte è dedicata al momento in cui ella lascerà la casa natale con grande conflitto familiare: una figlia che vuole fare un percorso non compreso in casa, che si trova davanti l’ostilita del contesto familiare  e sociale. Il secondo momento preso in considerazione ci ribalta nel momento in cui Deledda, già sposata si trova a Stoccolma poichè le è stato assegnato il Nobel:un traguardo immenso, la sanzione di un percorso a ostacoli ottenuto ma a caro prezzo. Il terzo momento è dedicato agli ultimi giorni della scrittrice, il termine della sua esistenza terrena in favore di una condizione di gloria eterna.

Dopo la conferenza abbiamo parlato con Michela Murgia di donne e letteratura:

Durante la conferenza tenuta da lei e Marcello Fois avete parlato delle difficolta affrontate da Grazia Deledda nel suo percorso di affermazione come scrittrice nei primi anni del ‘900, in un mondo dove il ruolo della donna era relegato alle faccende domestiche e non di certo alla letteratura.

Cosa è cambiato oggi? Le è capitato di affrontare alcune avversità nel viaggio che l’ha portata a diventare l’affermata scrittrice che è oggi?

Più che la mia difficolta personale, perchè io sicuramente posso considerarmi un’eccezione non dobbiamo invece dimenticare chi oggi non riesce a ottenere la stessa visibilità che posos avere io. Non significa che le altre donne che hanno la stessa quantità di cose da dire che ho io e che non ricevono lo stesso trattamento debbano lamentarsi da sole. Chi ha più visibilità deve usarla per accendere i fari su chi invece non riesce ad ottenerla.

Credo che da questo punto di vista il sessismo in Italia sia di un livello solo leggermente inferiore a quello che ha dovuto incontrare Grazia Deledda, nel senso che lei ha dovuto combattere anche per scrivere, noi per scrivere non combattiamo più ma combattiamo per farci leggere.

Le donne leggono tutti, i maschi leggono solo se stessi. Purtroppo c’è ancora la convinzione che le donne scrivano per le donne e gli uomini per tutti.

Basti pensare alle ‘collane rosa’, al ‘romanzo femminile’ inteso quasi come un genere letterario a sé  stante.

Esatto, entra in una qualsiasi libreria e troverai una sezione dedicata ai ‘romanzi femminili’, donne che scrivono per altre donne racconti di donne, non destinati ad un altro pubblico che non sia quello femminile, cosa che non è affatto vera e che anzi le discrimina.

Prendi un giornale come quello di ieri dove si suggeriva l’ipotesi di un incarico a una donna e si diceva ‘forse governo in rosa’ e c’era la foto di quattro donne nessuna delle quali era vestita di rosa, quindi anche uscire dagli stereotipi di linguaggio è un problema. Perchè se tu metti quattro uomini e li incarichi di governo, nessuno scriverebbe ‘un governo in azzurro’.