Dei dotti e dei selvaggi

È un fatto risaputo che la Scuola italiana di oggi abbia non pochi problemi : a partire dall’enorme bisogno di risistemare centinaia e centinaia di sedi scolastiche fino al basso livello di rendimento degli studenti – se comparato ad altri stati d’Europa – per non dimenticare la piaga del bullismo che, anche se fortemente diminuita, persiste ancora. Oltre a questo, è importante far riflettere anche su un altro argomento culturalmente inevitabile: la libertà di espressione e di talento degli allievi. La scuola in quanto istituzione e strumento fondamentale per la formazione dei futuri adulti incoraggia sempre meno gli studenti ad essere se stessi e ad essere originali, divenendo sempre di più una macchina da cui carpire conoscenze non atte a nient’altro se non che alla sufficienza.

 

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Se volessimo fare un confronto con qualcosa studiato dai ragazzi potremmo citare ad esempio lo studio delle numerose rivolte sociali per l’acquisizione dei diritti o il raggiungimento dell’indipendenza, come nel caso del XIX secolo per il popolo italiano. La scuola trasmette questo frammento di storia attraverso lo studio diretto degli eventi e anche grazie l’aiuto della letteratura fa capire l’importanza della lotta per ottenere i diritti e la libertà come questione sociale, ma paradossalmente, una volta suonata la campanella, questi princìpi vengono soffocati al punto tale che gli studenti non riescono ad esprimere un’opinione diversa su un voto ricevuto considerato ingiusto o su qualsiasi altra questione senza il timore di ripercussioni. È un enorme controsenso esattamente come tutte le volte in cui si dice ai bambini di non dire parolacce ma i genitori stessi chissà quante ne dicono…

Quando si parla di libertà di espressione e di talento si vuole intendere anche come gli studenti non debbano essere limitati, e questo non solo nell’esprimere punti di vista diversi, ma anche nelle loro personali capacità.
Consideriamo i temi scolastici, forse l’esempio più facile per capire gli studenti, i loro pensieri e il loro modo di esprimersi. Un tema può contenere argomentazioni molto profonde espresse attraverso un linguaggio non forbito ed appartenente ad un registro quotidiano e per tal motivo diviene oggetto di critica e di insufficienza per chi corregge. Con questo non si vuole di certo difendere gli errori ortografici o morfosintattici, ma perché punire un allievo solo perché ha deciso di adottare uno stile semplice e quotidiano o ancora perché ha deciso di utilizzare delle figure retoriche come l’anastrofe la quale permette una diversa disposizione della parole all’interno di una frase rispetto al consueto?
Dopotutto gli studenti sono influenzati anche dai loro stessi studi : non dimentichiamo che Cesare Pavese ha scritto i suoi romanzi con uno stile quotidiano, per non parlare di Verga che ha diffuso un dialetto italianizzato o ancora il fatto stesso che esista una figura retorica che distrugge l’ordine perfetto delle frasi. Ciò dovrebbe essere di insegnamento a tutti coloro che credono che la scrittura debba essere una e una sola e che pensano di poter dare sfoggio di grande cultura costringendo gli studenti a scrivere solo in un determinato modo…la vera essenza della scrittura sta nell’essere corretta e libera, non corretta e convenzionale!

 

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Risulta tutto ciò incredibilmente incoerente: perché insegnare a migliaia e migliaia di studenti l’esistenza di uno stile diverso, libero e originale di alcuni scrittori quando l’originalità nella scuola non può esistere? Perché uno studente deve essere giudicato male solo perché il suo stile è originale e si rifà a grandi nomi oppure solo perché ha il coraggio di esprimere la sua opinione talvolta veritiera o più che altro scomoda per chi (corr/l)egge? Questo solo perché, così come la storia insegna, ci devono sempre essere dei “dotti” che tutto sanno e dei “selvaggi” i quali, anche se imparano, sempre selvaggi resteranno.

Non si può pretendere di istruire alla libertà e al contempo sopprimerla! Anche perché, direbbe Zola, una volta seminato il germe, esso cresce inevitabilmente…
E, secondo il modesto pensiero di chi scrive, tutti quegli insegnanti che continuano con un atteggiamento di ostilità verso chi dimostra personalità dovrebbero capire che gli studenti che dimostrano originalità non si pongono necessariamente in sfida contro di essi, bensì se esprimono se stessi lo fanno proprio grazie a loro e ai loro insegnamenti, cosa di cui si dovrebbe andare fieri e non averne paura.

 

 

Antonio Oliva