“Arrivano i Paparazzi”: la vita dietro l’obiettivo

Al via una nuovissima mostra presso il Museo CAMERA di Torino che, a meno di due mesi da “The Many Lives of Erik Kessels”, (Rivivono i ricordi. Erik Kessels) ci sorprende con “Arrivano i Paparazzi! Fotografi e Divi dalla Dolce Vita a oggi” a cura di Walter Guadagnini e Francesco Zanot.

 

I 150 scatti, esposti fino al 7 gennaio 2018, testimoniano più di sessant’anni di storia dello scandalo e del gossip. Inaspettatamente, però, l’attenzione non è rivolta solo ai fascinosi divi del cinema; anzi, il punto di vista è totalmente ribaltato: i protagonisti sono i Paparazzi. Le fotografie di Ezio Vitale, che li ritraggono durante gli appostamenti o mentre si lanciano in uno dei loro celebri inseguimenti, documentano con precisione e non senza un pizzico di ironia lo slittamento del punto di vista.

Ezio Vitale, “Attesa dei fotografi in via Sistina”, Roma 1958


 

Ma chi sono esattamente i Paparazzi?

Di certo queste figure non sono imbrigliabili in nessun tipo di definizione; con il tempo, però, abbiamo imparato a riconoscerli: abitanti collaterali del mondo dello spettacolo, attori essi stessi sul medesimo palcoscenico delle loro celebri “vittime”, narratori misteriosi di quel lato quotidiano del divismo che, senza di loro, forse, non avremmo mai conosciuto.

 

Durante il percorso di visita un’interessante didascalia ci ricorda quanto sia complesso anche solo tentare di risalire all’origine del termine che si è diffuso a partire dal film di Federico Fellini “La dolce vita”. Tra i personaggi raccontati in questa pellicola compare anche un fotografo d’assalto il cui cognome è “Paparazzo”. Le sue caratteristiche sono state create a partire da quelle di Tazio Secchiaroli: che negli anni sessanta era il re delle fotografie rubate.

Il termine potrebbe anche derivare dalla crasi dei termini: “pappataci” e “ragazzo” e far quindi leva sull’atteggiamento molesto che di tanto in tanto veniva assunto da questi professionisti dell’obiettivo pur di accaparrarsi gli scoop più piccanti.

 

Roma, Anthony Steel si scaglia contro i fotografi, agosto 1958. fotografia di Tazio Secchiaroli ©David Secchiaroli.jpg

 

Messi da parte i dubbi linguistici e terminologici veniamo trasportati nell’atmosfera magica della Roma degli anni ’60: passeggiamo lungo via Veneto e ci troviamo tra gli invitati all’esclusiva festa di Olghina di Robilant al Rugantino dove notiamo Anita Ekberg che balla a piedi nudi e assistiamo allo scabroso spogliarello di Aïché Nana su un tappeto improvvisato con le giacche dei presenti.

 

Il lato privato della vita delle celebrità è, se possibile, ancora più importante di quello pubblico. Gli scatti privati affascinano i lettori delle riviste, che grazie a questa nuova forma di voyerismo, hanno la possibilità di sentirsi più vicini ai loro miti.

In certi casi sono i divi stessi a stringere accordi con i fotografi per esclusive create ad hoc con le inquadrature e le sgranature tipiche delle foto scattate fuggevolmente e da lontano, ma che in realtà non sono che il frutto di una sapiente orchestrazione. Ne è un esempio il servizio dedicato da Tazio Secchiaroli alle prime passeggiate di Sofia Loren con il neonato Cipi o agli scatti che ritraggono la diva partenopea mentre prende il sole nel giardino della sua villa a Marino.

 

Agenzia Dufoto, Sofia Loren all’aeroporto di Ciampino di ritorno dagli Stati Uniti. Roma 14 novembre 1961

 

Quello della “fotografia rubata” è il tema che dal passato ci conduce al presente. L’eredità dei paparazzi, il loro stile graffiante e inconfondibile viene citato ancora oggi da importantissimi artisti tra cui ricordiamo Armin Linke, Alison Jackson, che nella sua poetica gioca sulla credibilità della fotografia creando dei veri e propri falsi, come nelle finte fotografie che ritraggono Marilyn in atteggiamenti intimi con JFK, ed Ellen von Umwert che nel suo lavoro riprende gli scatti di Richard Avedon e Will Klein che a loro volta avevano citato i paparazzi nelle loro fotografie di moda. Tra i suoi scatti il più emblematico è forse quello che ritrae David Bowie che, abbracciando Kate Moss, cerca di proteggerla da un assalto di fotografi che di fatto non sta avvenendo.

 

“Arrivano i Paparazzi! Fotografi e Divi dalla Dolce Vita a oggi” è una mostra che consiglio a tutti gli amanti della fotografia perché permette di esplorare un lato di quest’arte che molto spesso viene lasciato in secondo piano per la sua vicinanza, quasi paradossale, alla “fotografia vernacolare” di ogni giorno e alle fotografie di famiglia.

 

 

 

 

Maria Novella Tavano

 

 

 

“Arrivano i Paparazzi! Fotografi e Divi dalla Dolce Vita a oggi”

A cura di Walter Guadagnini e Francesco Zanot

Dal 13 settembre 2017 al 7 gennaio 2018

CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia

Torino