Antonello Venditti: Nato sotto il segno dei pesci

A cura di Marco Cingottini

Tutto cominciò in un locale del rione Trastevere a Roma: il Folkstudio, dove nacque una generazione di artisti che ha fatto la storia della musica in Italia, soprattutto negli anni ’70, Rino Gaetano, Sergio Caputo, Mimmo Locasciulli ma soprattutto Francesco De Gregori e Antonello Venditti sono partiti da qua. L’amicizia che lega gli ultimi due portò all’incisione di un disco in comune “Theorius Campus”. Tra le tante canzoni che fanno parte di questo lavoro, una spicca su tutti, Roma Capoccia, atto d’amore verso la città eterna, che comincia a far conoscere Antonello Venditti al di fuori di questo piccolo locale.

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Chi ha conosciuto l’artista romano solo dalla seconda metà degli anni ottanta in poi, non immagina nemmeno quante belle pagine di musica ci abbia regalato durante la decade precedente, a cominciare dal secondo album “Le cose della vita”, lavoro scarno, praticamente quasi solo piano e voce, e ricco di brani già significativi fin dalla title track con versi affascinanti come “Le cose della vita fanno piangere i poeti ma se non le fermi subito diventano segreti” o nella conclusiva “Le tue mani su di me

Le tue mani su di me
è difficile chiamarti amore
quando basta aprire la finestra per capire
un’altra verità
le tue mani su di me
è difficile chiamarti amore
quando il mondo sta vivendo sul tuo corpo innamorato
la sua vanità

Ma è con l’album “Lilly” del 1975, che comincia a scrivere brani con tematiche forti. La Lilly del titolo, che sarà il primo singolo, racconta una brutta storia di droga finita male, un argomento molto forte in quel periodo, in cui sostanze come l’eroina mietevano molte vittime. Nell’album  c’è anche la presenza di un brano diventato un classico come “Compagno di scuola”, che racconta in maniera precisa il clima che si viveva allora nelle scuole pubbliche, e che termina con il celebre verso

Compagno di scuola, compagno di niente
ti sei salvato dal fumo delle barricate?
Compagno di scuola, compagno per niente
ti sei salvato o sei entrato in banca pure tu?

Questo dà all’artista una connotazione politica, in quegli anni in cui i cantautori erano considerati solo se impegnati, come ho spiegato in un mio precedente articolo, e in questo lavoro lo sviluppa anche ne “Lo stambecco ferito”, un lungo brano- metafora dove il protagonista si ribella alle ingiustizie sociali  e cerca di farsi vendetta da solo, ma si ferma un attimo prima e viene ucciso dalla polizia.

E’ il periodo della maturità per Venditti, che decide di scegliere una nuova band che lo accompagni sia in studio che dal vivo, andando contro la politica della sua casa discografica, la RCA, che permetteva solamente a musicisti legati a loro da contratto, di suonare nei dischi che pubblicava. Ma l’artista romano ha ormai deciso che dovranno essere gli Stradaperta, una formazione anch’essa romana, che l’aveva impressionato, e con cui passerà gli anni più importanti della sua carriera, ad accompagnarlo nei suoi nuovi lavori. Prima però dovrà lasciare l’etichetta che lo ha lanciato, e la faccenda non sarà indolore, ma ormai lui vuole la sua libertà e la vuole conquistare a tutti i costi. E così dopo aver pubblicato un ultimo lavoro per la RCA, “Ullàlla”, cambia etichetta discografica e registra  nel 1978 quello che diventerà l’album che lo lancerà definitivamente nel panorama musicale italiano: “Sotto il segno dei pesci

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Bomba o non bomba”, “Sotto il segno dei pesci”, “Giulia”, “Francesco” dedicata al suo amico De Gregori e “Sara” sono alcune delle perle di questo lavoro, quest’ultima, soprattutto, parla di un argomento forte come quello di una studentessa che rimane incinta, con cui dimostra di non rinunciare a parlare nei suoi brani di problemi sociali.

Sara, svegliati è primavera.
Sara, sono le sette e tu devi andare a scuola,
Sara, prendi tutti i libri e accendi il motorino
e poi attenta, ricordati che aspetti un bambino

Ma è soprattutto il suono che grazie agli Stradaperta  esce dalla dimensione cantautorale modernizzandosi. Il successo è travolgente e cresce mano a mano durante il tour. Claudio Prosperini e Marco Vannozzi, chitarrista e bassista della band, mi hanno raccontato di come gli accadesse di incontrare ragazzi che cantavano le canzoni di quell’album, facendogli capire che quel lavoro aveva centrato in pieno l’obiettivo, ed era diventato qualcosa di grande.

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Siamo alla fine degli anni 70, e a chiudere questo decennio Venditti dà alle stampe “Buona domenica”  che conferma l’enorme successo del precedente , senza avere però la stessa ispirazione: i pezzi sono buoni ma non all’altezza di quelle presenti su “Sotto il segno dei pesci”, a parte “Modena”  una delle sue canzoni più belle. Il brano, emblematicamente, parla di quando due anni prima nella città emiliana, durante il congresso del PCI, Berlinguer, l’allora segretario del partito, annunciò il famoso compromesso storico, che doveva portare per la prima volta i comunisti in una compagine di governo con la DC. Ma nel frattempo ci era stato il rapimento e la morte dell’onorevole Aldo Moro, che non solo aveva fatto decadere quell’evenienza di un governo DC/PCI, ma aveva soprattutto significato la fine di un periodo storico e di tante illusioni. e “Modena” ne fu una testimonianza viva impreziosita dal sax di Gato Barbieri.

Durante gli anni ’80 il suono della musica di Venditti si fa più levigato spingendosi verso un pop più commerciale; non mancheranno brani memorabili, come “Notte prima degli esami” e “Ci vorrebbe un amico”, che faranno parte dell’album “Cuore” del 1984, con cui concluderà la sua esperienza con i musicisti della band Stradaperta e “Ricordati di me” nel successivo “In questo mondo di ladri”.

I lavori pubblicati negli anni a seguire, fino all’ultimo “Tortuga” del 2015, purtroppo non riusciranno più ad essere all’altezza del suo periodo d’oro, rimanendo nell’ambito di un pop di maniera.

http://www.tktpoint.it/2016/07/11/concerti/antonello-venditti-16-08-2016-teatro-dei-templi-paestum-salerno/

Per finire, non posso non parlare della sua passione sportiva per la squadra di calcio della Roma, per cui ha scritto due inni bellissimi, forse anche troppo per una società sportiva: la prima “Roma (non si discute, si ama)” scritta a metà degli anni settanta, l’inno ufficiale, e la seconda “Grazie Roma” scritta per festeggiare lo scudetto vinto dalla compagine giallorossa nel 1983, e che viene oggi trasmessa allo stadio Olimpico, ogni volta che la Roma vince le partite casalinghe. Aldilà della fede calcistica, due brani notevoli che testimoniano come in quel periodo Antonello Venditti fosse sempre ispirato.

 

Marco Cingottini

Sono Marco, ho superato da poco le 50 primavere e sono un appassionato, fin dalla tenerissima età di musica.. Led Zeppelin, Beatles, Queen, Genesis, Smiths, Tool sono solo alcuni dei gruppi che adoro insieme ad artisti come l’immenso Francesco Guccini, De Andrè e Tenco; mi piace esplorare nuove sonorità e quindi conoscere sempre nuovi musicisti..