Amore su vino, tredicesima strada

Una volta ti facevano male gli occhi, roba strana, una specie di malattia che ti aveva portato a coprirli con una benda nera, come un pirata un po’ stanco.
Dicevi che era una cosa strana, come distogliere gli occhi dal Sole dopo averlo fissato a lungo: ti luccicavano davanti costantemente riverberi dorati.
Una volta giunsi a trovarti, e la benda non c’era più.
“Che c’è? Perché non hai la benda?”
“Non ne ho più bisogno: adesso chiudo gli occhi e vedo una chioma come un fiume d’oro.”

 

A cura di Arianna Mariolini

 

Mi è venuto da prendere la moto e rivedere le vie. Così cammino a passi lunghi, e rivedo la Chiesa Grande, la macelleria e quel bar un poco antico, l’ultima cosa che sfioravo prima di immergermi nelle tenebre. Ricordo tutto e nulla o poco è cambiato : c’è quel signore da non disturbare per non ritrovarsi – dicono – un coltello nel cuore. Ci sono i panni bianchi sui fili, avevano un profumo buono che cercavo di portare fino a casa senza mai riuscirci- profumo di pulito. C’è quel colore di tramonto se svolti nella giusta angolatura la strada, e ci sono sempre quelle mille strade che portano a te.
Quella principale, da timida forse troppo audace. E poi quelle che mi avevi insegnato tu, più nascoste e secondarie, sempre piene di immondizia e strani odori, ma che diminuivano il rischio, senza soffocare mai comunque la paura, nemmeno quando poi c’eri tu davvero, alla fine del labirinto.
Mi chiedo se ce l’hai portata già, lei, in tutte queste vie, o se la fai entrare dall’ingresso principale, dritta al cuore delle cose. L’ho vista sai? E’ bruttina, mi verrebbe da dirti, e non ha nemmeno gli occhi grandi come i miei e che piacciono a te. E neanche i capelli sono ricci, come fai ad avvolgerli, che ti scivolano poi via? E perché adesso ti fai crescere i tuoi, di capelli, mentre quando c’ero io ti divertivi ad esasperarmi giustificando il rasoio con il caldo?Ce ne sono di cose che vorrei chiederti mentre percorro la piazza grande, e non c’è un punto che non mi riporti a te, che comunque manco fossi Roma. Come quel bar più nuovo dove ti prendevo la colazione perché io di fame non ne avevo proprio mai. Non so, le hai mai parlato di me, distesi sul letto ad annusarvi gli odori? E se lo hai fatto mai, cosa le hai detto?

 

C’è aria di festa nel borgo antico, e le campane suonano, la gente ride e compra e corre, come farò ad arrivare al labirinto, come farò ad amare il Minotauro nella breccia degli ostacoli?

Se solo dovessi arrivarci, se solo dovessi ancora.
Sorrido, cosa le hai detto, cosa le hai detto mai?

Ah, le avrai detto che sono cattiva, e tutta sbagliata. Ma vera, e lei mica l’avrà capito. Che sono una strada piena di curve assurde, e correvo in aperta campagna, senza preoccuparmi mai di tornare. Senza nemmeno sapere dove stessi andando.
“Era una di quelle strade su cui ci si ammazza.”
Le avrai detto tutto aspro che ero tutta matta, e lei mi avrà preso in giro divertita, senza che tu replicassi.
“Ogni giorno era una ragazzetta diversa-l’avrai detto, ragazzetta?- Una volta intraprendente e fiera, l’altra impacciata e tutta un rossore. Una volta tutta esuberante e cattiva, l’altra timida e umiliata. Insicura e indecisa. Dolcissima e arrogante forse troppo. Era mille personaggi lei, tutti da libro, ma il profumo era sempre quello, non cambiava mai. Era matta, tutta matta, a volte piangeva. Dicono che in quel caso le donne vogliono solo un abbraccio. Lei no, sarà che era una maestosa donna precoce, lei si innervosiva. Non so dove si trova adesso, lo so ma non voglio saperlo, ma scommetto che è ancora alla ricerca di sogni.”
Le dirai che ero matta, tutta matta, tanto matta che m’amasti da impazzire?

Ora il borgo è in festa, io mica tanto, te lo direi se tu fossi qui, ma qui non sei.
E’ strano, non c’entriamo più nulla, tu sei scappato con un nuovo amore in sella, e a me l’arduo compito di restare, come a scontare una pena che era un giogo, a due.

 

Disegno di Adele Bilotta – Altri disegni su : https://www.instagram.com/quattropassiconme/

 

E quindi ti dicevo che il borgo è in festa, e io dovrò restare, e percorrere le strade, e vedere ardere gli sguardi d’odio per l’impudenza di aver amato troppo.
Anche altre primavere erano così, ricordi, bruciavano come carboni ardenti. Ma tu ne ridevi, io ci camminavo sopra bruciando, ardendo e bruciando, fingendo tutto tranne di soffrire.
Ma allora tutto aveva un senso, svoltato l’angolo di un tendone, quando vedevo il tuo oceano intrappolato luccicare nelle cavità orbitali, e allora capivo che tutto il fuoco del mondo ne vale la pena, per poi vedere il mare.
Ora, con il grembiule unto e i capelli costretti, con un vassoio e sopra le stelle prima di tornare in una qualche diversa casa per le vie, mi chiedo il senso e non lo trovo.

Il senso di camminare sui carboni, dicevo. Che non è più un camminare, è uno stare e sentirsi tutto quel bruciore venirti addosso senza nemmeno garbo.
Che senso ha sorridere a quella signora opulenta che mi crede tanto umana, che senso ha stare a guardare gli ennesimi occhi che sembra mi vogliano spogliare, e il senso di sentire quella frase di troppo e quell’occhiata non diritta per cosa, poi per che cosa, per un amore sbagliato?
Ti direi tutto questo, che senza di te non ha un senso.
No, ma non è una frase di quelle che dicevi tu, sdolcinate e tanto astratte. Io davvero il senso non ce lo trovo. Mi metto lì quindi, grembiule unto e mani che sanno di vino ma da tempo non è più estate, mi metto lì provo a catalogare il mio restare, la sfilza ordinata e geometrica di questi miei gesti che, se non la finisco in tempo, mi porteranno alla morte. Ma senza quell’oceano di cui ti parlavo non trovo un valido motivo per il fuoco.

 

Alzi lo sguardo, sorridi.
“Non ti preoccupare, va tutto bene, amami e poi fai quel che ti pare.”

Mi dicevi così, forse lo diresti anche ora.

Ma ora, di me, mentre affondi le mani nei suoi capelli così usuali

tu di me

che le dici?

 

Arianna Mariolini

Mi chiamo Arianna Mariolini (Ary). Sono nata il 6 gennaio 1998 a Clusone, in provicia di Bergamo, ma attualmente risiedo a Pisogne, un bellissimo borgo bresciano. Dal settembre del 2012 frequento il Liceo classico Decio Celeri di Lovere. Le mie principali passioni sono la letteratura e la musica...