Ai Weiwei e Duchamp: la forza degli oggetti

È davvero molto difficile dire con certezza quale “mestiere” faccia Ai Weiwei, celebre artista contemporaneo, fotografo, documentarista, blogger, dissidente politico, attivista per i diritti umani e molto altro.

 

Questo breve articolo è dedicato a lui; sappiamo bene che è del tutto impossibile circoscrivere la complessità della sua attività in poche righe, ci limiteremo, quindi, per ora, a rievocare i primi anni della sua vita e gli influssi artistici da lui ricevuti.

Ai Weiwei nasce a Pechino il 28 agosto 1957. I suoi genitori Ai Quing e Gao Ying sono due uomini di cultura: il padre è un famoso poeta, che nel 1958, nonostante il giuramento di fedeltà al Partito viene accusato di presunti crimini di anticomunismo dal regime e mandato in esilio con la sua famiglia all’estrema periferia del paese.

 

Per farci un’idea più chiara delle difficoltà cui erano costretti gli abitanti delle campagne cinesi in quel periodo dobbiamo ricordare che allora si stava cercando di attuare il “Grande balzo in avanti”: il piano economico che avrebbe dovuto rendere la Repubblica Popolare di Cina una società industrializzata secondo il modello occidentale.

 

L’esilio fu particolarmente duro e Ai Quing viene costretto ai lavori forzati. Inoltre perché la pena inflitta gli possa causare una maggiore umiliazione è obbligato a occuparsi dell’igiene delle latrine del paese.

 

Alcuni anni dopo, con la Primavera di Pechino, è possibile un atteggiamento più tollerante nei confronti della cultura e vengono addirrittura accettate alcune limitate forme di dissenso. È durante questo clima di leggera distensione che Ai Weiwei inizia a frequentare la Film Academy, decidendo, però, molto presto di dedicarsi agli studi delle arti figurative.

 

Poco dopo Ai Weiwei è tra i fondatori di un collettivo artistico chiamato “Stars”: nome che vuole alludere probabilmente sia alla volontà di brillare individualmente, sia al desiderio di illuminare il cammino delle altre persone. Gli artisti del gruppo espongono insieme per la prima volta nel 1979 sul marciapiede della China Art Gallery di Pechino. Subito la mostra viene dichiarata illegale, ma, finalmente, dopo una marcia di protesta, viene loro concesso uno spazio a Beihai Park.

 

Due anni dopo nel 1981 l’artista decide di trasferirsi nei ben più liberi Stati Uniti, dove inizia a frequentare alcuni corsi di pittura che abbandona dopo soli sei mesi.

 

A New York Ai Weiwei ha modo di frequentare alcuni tra i più grandi musei del mondo, ed è proprio nelle sale di questi musei che avviene uno degli incontri più importanti della sua vita.

 

 

Stiamo parlando dell’incontro con le opere di Marcel Duchamp, nato a Blainville-Crevon il 28 luglio 1887 e morto a Neuilly-sur-Seine il 2 ottobre 1968, noto per essere stato il padre di Dada.

 

I lavori che colpiscono maggiormente il giovane artista sono senza dubbio gli “objets trouvés”: oggetti comuni, che, dopo essere stati scelti tra tanti altri dall’artista, divengono opera d’arte.

 

 

“Hanging man, Profile of Marcel Duchamp” è un’opera che ben testimonia l’impatto di questa scoperta; protagonista dell’opera è un appendiabiti metallico piegato su un lato.

Il risultato della bizzarra operazione compiuta dall’artista è ritratto di profilo di Marcel Duchamp.

 

 

 

Esistono diverse versioni di questo lavoro, una di esse risale al decennio 1983-199, il suo titolo è: “Profile of Marcel Duchamp Sunflower Seeds”, nel caso specifico la parte dell’appendiabiti che ospita le fattezze di Duchamp è “colmata” da alcuni semi di girasole.

I semi di girasole rivestono un ruolo molto importante nella poetica di Ai Weiwei, essi infatti sono un umile frutto della terra in grado, però, di dare sostentamento a moltissime persone. La loro penuria, al contrario, può causare la morte di molti.

 

 

 

Un’altra versione risale invece al 2009 e titola “Hanging man in Porcelain”. L’insolito uso della porcellana sembrerebbe rievocare una delle più celebri opere di Duchamp “Fontana”: un orinatoio esposto dall’artista come vero e proprio pezzo d’arte nel 1917.

 

Sono passati molti anni da quell’incontro fatale tra due uomini così unici e geniali, e da allora Ai Weiwei non ha mai smesso di ricercare nuovi linguaggi che fossero in grado di veicolare i suoi messaggi spesso crudi e difficili da ascoltare. L’uomo sembra dedicare la sua vita al risveglio delle nostre coscienze, noncurante del detrimento che la sua attività di denuncia può causargli (come nel caso dell’arresto avvenuto pochi anni fa)

 

Varrebbe di sicuro la pena spendere molte altre parole sul presente di questo artista inesauribile; ci piacerebbe scrivere presto un articolo sulle sue opere più recenti che, come abbiamo detto, figlie del proprio tempo, ci stupiscono per la loro ironia tagliente e si fanno armi pacifiche dell’instancabile lotta per l’arte e per la libertà.