The Blues Brothers: in missione per conto di Dio

Se c’è stato un matrimonio riuscito tra musica e cinema, a parte i musicals come “Jesus Christ Superstar”, “West Side Story” o “Hair”, questo è stato sicuramente “The Blues Brothers” il geniale film diretto da John Landis nel 1980 avente come  protagonisti  John Belushi e Dan Aykroyd, un duo di attori comici che si dilettavano anche a fare ottima musica.

A cura di Marco Cingottini

The Blues Brothers era una band Blues & Soul nata due anni prima proprio da un’idea dei due artisti americani il cui esordio avvenne nel famoso spettacolo televisivo Saturday Night Live. Il gruppo di musicisti che li accompagnava era di livello altissimo: Steve Cropper e Matt Murphy alle chitarre, Donald Dunn al basso, Murphy Dunne alle tastiere, Willie Hall alla batteria e una sezione di fiati composta Tommy Malone, Lou Marini e Alan Rubin; praticamente il meglio o quasi che la scena offriva.

Il successo fu immediato e produsse anche un album (Briefcase Full of Blues), da qui l’idea di girare un film imperniato proprio sulla figura di questa band. Il regista John Landis veniva dall’enorme successo di Animal House, che aveva imposto John Belushi all’attenzione generale, e  insieme a Dan Aykroyd scrisse la sceneggiatura del film dove il genere commedia si sposava perfettamente con l’universo musicale di estrazione Soul e R&B.

Gli artisti chiamati a partecipare al film in veste di special guest star rispondevano al nome di Aretha Franklin, Ray Charles, James Brown, Cab Calloway e John Lee Hooker. Il loro apporto alla pellicola fu decisamente importante e le diede un alto spessore musicale.

“The Blues Brothers” quindi non è semplicemente un film con inserti musicali ma è congegnato per coinvolgere lo spettatore tra il clima di commedia e le performaces degli artisti. In una girandola di situazioni grottesche – esilarante quella in cui vengono sbeffeggiati un gruppo di nazisti dell’Illinois – i nostri due fratelli Jake & Elwood Blues devono salvare l’orfanotrofio cattolico dove sono cresciuti:  al grido “siamo in missione per conto di Dio”, slogan assolutamente geniale, rimettono su la band per raccogliere la somma necessaria per riuscire nell’impresa.

Ma non sarà così facile: mogli e lavori sicuri cercheranno di bloccare il loro progetto, e sarà proprio la ricerca dei vecchi compagni di avventura che offrirà il pretesto, ad esempio, per la splendida esecuzione della Franklin nel classico “Think”. Qui è una moglie che vuole convincere il marito, il chitarrista Matt Murphy, a non lasciare il lavoro per seguire i due fratelli.

Ecco la scena!

La presenza di quel mostro sacro di Ray Charles  la si può vedere in “Shake a Tail Feather”, in cui deve dimostrare ai due fratelli che quella tastiera che sembra ormai un rottame suona ancora da Dio, in uno dei brani più elettrizzanti e coinvolgenti di tutto il film.

Emblematicamente la pellicola esce nel 1980, alla fine di un decennio molto ricco dal punto vista musicale. Quello che rappresenta è un ambiente e una città, Chicago, che di lì a poco perderà il suo ruolo di fulcro musicale. L’adozione di strumenti elettronici, che in parecchi casi sostituiscono fiati e percussioni creando un sound di plastica e senza anima, porteranno ad un decadimento dei generi Soul e R&B.

The Blues Brothers rappresenta, quindi, l’ultimo atto di un mondo che sta cambiando e non sarà più quello che abbiamo tutti amato.

Jake & Elwood Blues, ovverosia John Belushi e Dan Aykroyd, ci regalano un ultimo palpito facendosi accompagnare da coloro che rendevano grande quel genere e quelle atmosfere. La gioia che ci trasmette questa azzeccata commedia intrisa di quella musica leggendaria è qualcosa che, ancora oggi, ci spinge ad alzarci e a lasciarci trascinare da brani straordinari come “Gimme Some Lovin’” e “Everybody Needs somebody to Love”

Mi dite come si fa a restare fermi di fronte a queste immagini?

In conclusione, se non lo avete mai visto correte a recuperarlo, non ve ne pentirete!

https://tech2.org/netherlands/guitarist-of-blues-brothers-died-entertainment/

 

Roberto Testa

Sono Roberto, un giovane di 20 anni. Studio Storia presso l’Università degli Studi di Torino e Contrabbasso Jazz presso il Conservatorio "G. Verdi" di Torino. La storia è molto probabilmente la passione più grande della mia vita, insieme alla musica, alla filosofia e alla politica..