25 aprile : grida di libertà!

25 aprile 1945 : le truppe naziste e fasciste iniziano a scivolare via dall’Italia, con un garbo che non era mai stato loro, in tutti quei giorni precedenti di sangue. “Arrendetevi o perite“, la minaccia dei partigiani. E loro, inesorabilmente, scivolano.
25 aprile 1945: in Italia ancora si combatte, per qualche giorno. Ma quello che si inizia a percepire è un sentore di libertà, che ha un profumo mai sentito prima, che sa di vita. E non è una libertà casuale, avvenuta Dio solo sa come. Ma è qualcosa di sudato, conquistato, pagato col sangue di mille e mille ragazzi che avevano il fortunatissimo peccato di credere in un sogno immenso, un sogno per il proprio paese. Ragazzi che avevano visto gli orrori, avevano visto teste di detenuti morti usate come palle da calcio in Piazzale Loreto un giorno d’estate qualunque dai fascisti della brigata Ettore Muti. I corpi di questi prigionieri coperti di mosche e svestiti di dignità. Erano ragazzi qualunque, che hanno scelto di scegliere il loro sogno. Che è diventata la nostra libertà, con sfumature non più di sangue ma di bellezza.
(Arianna Mariolini)

 

Scriveva Walter Benjamin, nei suoi Passages di Parigi, che il ricordo del passato presenta la stessa struttura del risveglio dal sonno. La storiografia è interpretazione dei sogni, è il momento presente che razionalizza le immagini oniriche del passato. Scriveva inoltre che, per ogni epoca, compito dell’infanzia è produrre le immagini del prossimo sogno. Il passato è il sonno della coscienza collettiva, il presente è il risveglio di questa stessa coscienza.
Oggi ricordiamo un passato prossimo ancora vivido nelle sue immagini di morte e violenza disumana. Un incubo inconscio del quale ancora sentiamo le urla.
L’educazione dell’infanzia deve mantenere viva la coscienza e la comprensione di ciò è stato, di ciò che il nostro inconscio ha prodotto.
La veglia custodisce il ricordo del sogno. E questo sogno tremendo, dal quale siamo riusciti a sfuggire, deve essere interpretato ancora e ancora, giorno per giorno.
Quindi anche oggi, come sempre, mi sveglio, mi alzo e vado a lavorare: perché oggi è un giorno qualunque. Le ricorrenze non bastano a rendere merito di questo infinito lavoro di educazione e comprensione. Il 25 aprile non basta.
OGNI GIORNO È LA FESTA DELLA LIBERAZIONE: anche oggi, se guarderò i miei polsi e non li troverò in catene, saprò che l’incubo è finito. Che la storia si è svegliata dal sonno che la teneva prigioniera.
(Simone Innico)

http://www.lastampa.it – 25 aprile

 

“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti[…]”

Così diceva Antonio Gramsci. Prendo in considerazione questa citazione per spiegare cosa è per me la Festa della liberazione.
Liberazione da chi? Da cosa?
Per capirlo dovremmo avere nozioni di storia.
Le primissime, prima di studiarle a scuola, io le ho ricevute da mio nonno. Ero molto piccola quando mi prendeva, mi posizionava sulle sue gambe e mi diceva :“Io gli anni del cattivo li ho vissuti. Io ed i miei amici partigiani non lo volevamo più il cattivo. E non solo noi. Certo, abbiamo scelto, ma abbiamo scelto noi, e abbiamo scelto la vita e cosa c’è di più bello della vita?
Per me liberazione vuol dire: Storia, partecipazione, presa di coscienza, collettività, vita.
Ma soprattutto è una presa di coraggio. Evitare l’indifferenza, lasciare che non siano gli altri a scegliere per te.
Avere delle ideologie e mostrarle. Combattere per esse. Costruirsi la libertà.
“Cessa il vento, calma è la bufera,
torna a casa il fiero partigian,
sventolando la rossa sua bandiera;
vittoriosi, al fin liberi siam!”
(Vanessa Putignano)

 

Il 25 aprile per me è una data particolare perché oltre ad essere l’anniversario della liberazione del nostro Paese dal nazifascismo, è anche il mio onomastico, per cui festa doppia.
Ma è soprattutto, logicamente, la data che ricordiamo ogni anno, per essere usciti da un incubo durato più di vent’anni, da quando nel 1922 il partito fascista di Benito Mussolini aveva preso il potere, imponendo una dittatura, che avrebbe causato la persecuzione degli oppositori, l’emanazione delle leggi contro la popolazione ebraica e l’entrata in guerra, portando il nostro paese alla fame e alla distruzione.
A me piace ricordare il 25 aprile, per tutti quei ragazzi che si arruolarono volontari nelle brigate partigiane e diedero la loro vita, per riportare la libertà nella nostra giovane repubblica. Il tentativo vergognoso di infangare tutte queste persone, che al contrario di altri non girarono la testa dall’altra parte, è una cosa che deve essere combattuta sempre, per non vanificare una nobile causa, che contribuì a far cambiare pagina alla nostra Italia ferita gravemente.
Mi è capitato di leggere molti libri scritti da questi ragazzi, parecchi oggi non ci sono più, e devo dire che ho un ammirazione infinita nei loro confronti, per aver fatto quella scelta; io stesso non so se l’avrei fatta, perché credo che bisogna averli vissuti quei momenti, prima di dire “l’avrei fatto anch’io”, troppo facile affermarlo oggi. Rimane il fatto ineluttabile che è grazie al loro coraggio, unito logicamente alle forze militari alleate, che siamo qui oggi a poter parlare di una democrazia libera.
(Marco Cingottini)

http://www.rainews.it 

 

“Libertà va cercando ch’è sì cara,
Come sa chi per lei vita rifiuta”
25 aprile 1945.
Una data.
Forse un simbolo per molti.
Nulla di significativo per tanti altri.
Un ricordo per qualcuno.
Storia per altri ancora.
Ma il riferimento è quello : la liberazione.
Liberazione, sì, libertà, siamo liberi.
Liberi dalla dittatura, liberi dalla ferocia della guerra, liberi da ogni costrizione politica, liberi di poter dire e pensare e dire ciò che vogliamo, liberi di partecipare a ciò in cui crediamo.
Ma soprattutto, liberi dall’indifferenza.
Liberi da quella che Antonio Gramsci nel 1917 definiva “il peso morto della storia“, liberi – forse – da quel disinteresse per la realtà, da quell’oscuro senso di esclusione che ci siamo autoindotti, e ora liberi di essere PARTIGIANI.
E se c’è una cosa fondamentale che il 25 aprile ci ha lasciato (storia, eventi e conseguenze a parte), è questa : l’importanza di essere partigiani.
E fidatevi che essere partigiani OGGI, non vuol dire armarsi di fucile e andare a sparare i nazifascisti. O almeno, oggi non è sempre così.
ESSERE PARTIGIANI oggi significa scegliere da che parte stare.
ESSERE PARTIGIANI oggi vuol dire superare il menefreghismo e il disinteresse e prendere parte alla vita (politica, sociale o culturale che sia) che ci circonda ogni giorno.
ESSERE PARTIGIANI oggi significa partecipare, con tutti i mezzi, al momento storico che ci chiama, al raggiungimento del bene comune e del benessere che tanto invochiamo e alla democrazia (sempre più fatta a pezzi) nella quale viviamo.
E partecipazione è libertà.
Buon 25 aprile.
(Roberto Testa)

Roberto Testa

Sono Roberto, un giovane di 20 anni. Studio Storia presso l’Università degli Studi di Torino e Contrabbasso Jazz presso il Conservatorio "G. Verdi" di Torino. La storia è molto probabilmente la passione più grande della mia vita, insieme alla musica, alla filosofia e alla politica..